Chi è Slim Soledad? (Che sentite all’inizio dell’ultimo album di Mahmood)
Conosciamo l’ottima producer e DJ brasiliana che ha trovato la sua seconda casa a Parigi e fatto impazzire le maison di moda e Mahmood (di cui ha aperto i concerti a Berlino)
Una, nessuna e centomila. La necessità di muoversi, flirtare con diverse realtà, dal clubbing alla moda, sono alcuni degli elementi al centro dell’identità di Slim Soledad, che finalmente sta per uscire con il suo primo EP: Manual Espacial Para Aqueles Que Não Sabem Nadar (Headroom Records). Cinque fulmicotoniche tracce a base di techno, baile funk, electro e hard trance. E chi anche non è tanto avvezzo alla club culture, si sarà incuriosito leggendo il suo nome tra i feat del nuovo album di Mahmood Nei Letti degli Altri. Slim Soledad compare infatti nella prima traccia – molto sui generis – del disco: NLDA NITRO.
Da San Paolo a Parigi, tra notti queer e serate con un certo entourage del fashion system
Cresciuta in Brasile, molto presto Slim Soledad si è immersa nella vivace scena clubbing di San Paolo organizzando con il collettivo trans di nome Chernobyl dei party memorabili. Imponendosi non solo a livello locale Slim Soledad è riuscita ad esibirsi in alcuni dei festival e dei club più lungimiranti, tra cui Sónar (fra poco ci torna), Unsound, Dekmantel, Primavera Sound (Boiler Room) e Centre Pompidou a Parigi.
A Berlino trova la sua nuova casa e accetta la resident di un celeberrimo club queer, Herrensauna. Si fa poi notare a Parigi, soprattutto da un certo entourage del fashion system, attirando l’attenzione di alcuni direttori creativi della moda, come Riccardo Tisci e Casey Cadwallader. Slim Soledad è anche un’attiva anticonformista e flirtando con alcune interessanti realtà dell’arte interdisciplinare brasiliana – la transgender Iki Yos, (per i progetti La Leche Travesti o T.E.T.A Intergalactica) e Jota Mombaça – la DJ continua a dichiarare guerra contro il conformismo sociale e le manifestazioni transfobiche.
Conosciamola meglio, prendendo spunto dall’arrivo finalmente di Mahmood in Italia con il suo European Tour che farà tappa al Fabrique di Milano venerdì e sabato (le date sono sold out).
L’intervista a Slim Soledad
Per prima cosa sono impazzito per il titolo del tuo primo EP: mi spieghi da dove nasce?
Grazie! Alla base del progetto ci sono stati diversi stimoli e temi a me cari, come per esempio il mio desiderio di fare un viaggio nello spazio o di adattarmi a un altro tipo d’atmosfera. Ho riportato alla luce la mia antica paura di non saper nuotare ma anche un certo timore che tutto ciò che ci circonda sia in pericolo di estinzione. C’è un’allusione all’espressione brasiliana “vivendo no mundo da lua” che potrebbe avere come significato per voi una cosa simile ad “avere la testa sopra le nuvole”. Il che potrebbe giustificare in senso metaforico il mio desiderio di viaggiare nello spazio.
Hai avuto difficoltà nel realizzare questo disco?
Non credo. Ricordo di aver iniziato questo EP all’inizio dell’anno scorso. Rising in the Sky, la prima canzone che ascolti, ha fatto poi da traino a tutto il resto del viaggio, perché c’è un sound in crescendo che ti dovrebbe dare questa sensazione di salire nel cielo. Ricordo che appena finii di produrre questa traccia nella mia testa divenne tutto più chiaro su quello che volevo trasmettere con l’intero EP.
Vivi a Parigi, ma nella tua techno ci sono alcuni elementi della tradizione brasiliana. Per evitare di cadere nei cliché di un certo tipo di sound “made in Brazil”, quali strategie hai adottato?
Ho cercato di uscire dalla mia zona di comfort con la musica, ma allo stesso tempo abbracciando tutti gli elementi che mi piacciono. In modo da non dimenticare la mia identità e da dove vengo. E credo che la strategia che mi sono imposta sia essere fedele a me stessa e non aver paura di correre rischi. Lo faccio per me stessa come artista e sono molto felice quando altre persone lo comprendono.
Hai lavorato con Iki Yos Piña Narvez e Jota Mombaça, duo di arte contemporanea brasiliana la cui ricerca spesso si concentra sul rapporto tra mostruosità e umanità e su tematiche queer. Come ti hanno ispirato nel produrre la tua musica?
Sono due persone che mi ispirano sempre tantissimo, in generale perché hanno corpi che hanno somiglianze ed esperienze simili alle mie. L’ispirazione è venuta anche dal lavoro che abbiamo fatto insieme nel 2021, Lá Leche Travesti, che è un podcast disponibile su Soundcloud in cui abbiamo costruito questa atmosfera non solo musicale, ma che arriva anche a trattare temi politici. Oltre alla forza che entrambi mi hanno sempre dato per continuare a produrre, sono due amici che porto sempre nel cuore. Il rapporto con loro è una prova che attingo tanto – per quanto riguarda l’ispirazione visiva e performativa – al Brasile.
Vivendo a Parigi sei entrata in contatto con il fashion system. Cosa ha portato di interessante o importante nella tua carriera?
Mi sono trasferita a Parigi più per la decisione di voler vivere in un’atmosfera diversa, dopo aver vissuto a Berlino per 4 anni. Penso che mi abbia dato più ispirazione perché Parigi è un luogo dove vivono molte persone con il colore della pelle simile al mio. E questo mi fa sentire a mio agio. Per quanto riguarda il tema della moda, anche prima di trasferirmi a Parigi, sono sempre stata legata alla moda. In questo contesto è emerso ovviamente di più questo legame.
Volevo chiederti se è stato grazie a Burberry che sei entrata in contatto con Mahmood? Potete raccontarci come vi siete conosciuti?
Esatto, per quanto incredibile possa sembrare, Riccardo Tisci (direttore creativo della maison, ndr) ha reso possibile questo incontro. Ma è stato tutto molto naturale, senza forzature. Ricordo la prima volta che ho suonato per il brand, anche grazie al rapporto di amicizia di Riccardo con Lea T, che è un’amica molto importante nella mia vita. Ricordo che quella sera Mahmood mi aveva guardato durante tutto il mio dj set. Appena finii mi misi anche io a ballare nel dancefloor e chiesi ad Alessandro che pensasse del mio set. Lui mi disse che voleva davvero collaborare con me.
Ci siamo poi visti spesso a Berlino e abbiamo deciso di andare in studio e fare delle bozze. Finché Ale ha detto che mi voleva per l’album. Quindi anche noi abbiamo iniziato a lavorare sulla nostra collaborazione da lontano e abbiamo pubblicato NLDA INTRO.
Cosa ne pensi di canzoni come Soldi e Tuta Gold?
Penso che queste siano due canzoni che dicono molto sulla sua traiettoria. Mahmood proveniva da un luogo non certo agevolato e si è conquistato il suo posto, poco a poco, e con la fatica di tanto lavoro. Sono canzoni che parlano di chi è lui e che entrano molto in empatia con il pubblico, anche con quella fetta di persone che vuole elevarsi attraverso il proprio lavoro.
Puoi raccontarci un bell’aneddoto su te e Mahmood?
Siamo due nerd che amano le anime e i cartoni animati legati alla cultura asiatica in generale. Quindi ad un certo punto accadrà che ci metteremo a commentare alcuni personaggi e quali ci piacciono in base alla loro personalità. Riassumendo, due bambini!
Ditemi tre aggettivi per definirlo?
Generoso, brillante e leale.