Takagi & Ketra: «Nel pop italiano mancava il corazón»
Takagi & Ketra hanno lanciato il loro brano per l’estate 2020. La loro Ciclone ospita anche Elodie, Mariah e i Gipsy Kings. La nostra intervista
Siamo nel 1996, quando un giovane regista e attore di nome Leonardo Pieraccioni dopo il buon successo della sua prima pellicola, I laureati, torna con Il ciclone. Un film che non avrebbe mai potuto immaginare incassasse oltre 75 miliardi delle “vecchie” lire. Un film che ospitava il brano The rhythm is magic di Marie Claire D’Ubaldo. Takagi all’epoca era Thg dei Gemelli Diversi, mentre Ketra un ragazzo che sognava di diventare quello che ora è: uno dei produttori più forti del panorama musicale italiano.
Non è un caso che in Ciclone, il nuovo brano di Takagi & Ketra, si respiri l’atmosfera di quel film. Sonorità vintage e gitane grazie alla collaborazione di Takagi e Ketra con i Gipsy Kings, mentre Elodie e Mariah hanno preso il posto delle protagoniste del film Lorena Forteza e Natalia Estrada, per quella che di fatti sarà una delle hit di questa estate 2020.
Abbiamo incontrato Takagi & Ketra.
Ormai non può essere estate senza un brano di Takagi & Ketra. Chi ha preso la scelta di spostarsi dal reggaeton?
Abbiamo fatto scuola con questo tipo di suono. È stato infatti denominato il sound “alla Takagi e Ketra”. Sentiamo il bisogno di non fare quello che si aspetta la gente e questa nostra voglia ci permette di spaziare tantissimo, continuiamo a giocare con le epoche. L’esercito del selfie era anni 60, ma urban. La luna e la gatta, Motown anni 70, ma urban. Da sola / In the night era anni 80 e Ciclone anni 90. Quindi torna tutto, no? Quanto erano forti negli anni 90 in estate i Gipsy Kings, Marie Claire d’Ubaldo? C’erano un sacco di pezzi con questa wave latina.
Siamo molto fan di tutto quello che ha una melodia che viene dal corazón. Tutto quello che facciamo cerca di avere un po’ di cuore. Nel pop italiano il corazón ha latitato per molti anni. Essere riusciti a fare una canzone d’amore con un ritmo travolgente, volutamente “ballo di gruppo”, e orientata all’estate con stereotipi sull’alba, sulla sabbia. Ma siamo anche andati oltre alla stagionalità della musica. Infatti in questo Davide Petrella è stato molto bravo perché ha cacciato un testo molto malinconico, che è un bel contrasto. Abbiamo avuto la collaborazione con i king del mondo della rumba del flamenco, cioè i Gipsy Kings. Un sogno. Come i BoomDaBash abbiamo provato a dare una sensazione estiva un po’ diversa, un po’ nostalgica come era in quegli anni. Come Fred de Palma l’estate scorsa, abbiamo voluto fare una canzone che rimanesse più a lungo tra la gente.
Fin da L’esercito del selfie (2017), primo vostro singolo in veste di artisti, vi siete avvalsi della collaborazione di diversi artisti oltre che italiani anche internazionali su ogni produzione, fatta eccezione per Giusy Ferreri presente sia in Amore e Capoeira e Jambo. Al di là del fatto che Elodie si sposa perfettamente con le sonorità di questo brano, com’è nata l’idea di coinvolgere sia lei che anche Mariah e i Gipsy Kings?
Le sonorità di quegli anni avevano bisogno di una sonorità black pulita, dance, come quella di Elodie. Lei ha una voce molto figa, molto cool, che ricorda un po’ i pezzi di quegli anni, tipo Corona.
Poi volevamo inserire una parte di rumba spagnola flamenca ed abbiamo conosciuto Mariah durante una session. Ha una personalità incredibile, un’attitudine che sembra Rihanna, eppure ha vent’anni. Infatti sta per esplodere nel disco di J Balvin perché è la più caliente. È seguita da Cardi B, è una che fra qualche anno esploderà ed è una figata averla presa prima di questo suo momento che verrà.
Poi i Gipsy Kings. Li abbiamo contattati, abbiamo scritto il pezzo pre lockdown. Loro sono un gruppo molto clan, sono due famiglie imparentate tra di loro, una roba culturalmente molto densa. Li abbiamo contattati e ci hanno detto “Ok, mandateci il pezzo. Se ci piace lo facciamo”. Tempo una settimana e avevamo tutte le tracce: onestamente è stata una figata imperiale. Inizialmente non era molto nelle corde dei Gipsy Kings a livello di cantato, volevamo fargli fare qualcosa solo a livello musicale, poi hanno inserito qualche vocalizzo.
Siete tra i pochissimi casi di produttori che godono di grande rispetto da parte di superstar del mondo latin. Non a a caso poco prima del lockdown eravate a Miami, in studio con i collaboratori di J Balvin. Avete anche prodotto per Manuel Turizo Quiéreme mientrasse pueda. Su cosa stavate lavorando e qual è stato il segreto di tanto rispetto?
Avevamo molti dubbi ma anche la voglia di misurarci con quella decina di producer di fama mondiale di musica reggaeton. Il loro è un mondo creativamente molto all’avanguardia e selettivo: per farlo dovevamo andare a Miami e a Medellín. Quando abbiamo conosciuto Bull Nene, Justin Quiles, Miki la Sensa, ci siamo accorti che a loro piace la nostra roba, perché non la facciamo come la fanno loro. Noi la facciamo con un rispetto di quelli che sono i capisaldi del genere.
Il suono è quello, ma riusciamo ad arrivarci in una maniera differente rispetto a come riescono ad arrivarci loro. Quando devono scrivere si trovano molto a loro agio perché si trovano davanti a una cosa che è diversa da quello che loro sono abituati a fare abitualmente. Per loro è una ventata di freschezza perché di solito arrivano sempre gli stessi beat. Ci hanno detto che alcune volte è troppo differente, ma altre volte il risultato è devastante. Ad esempio a loro piaceva da morire il pezzo di Fred de Palma, Una volta ancora.
Un pezzo che invece è molto lontano dai loro standard è Amore e capoeira. A Miami con loro abbiamo scritto sei canzoni in tre giorni. Eravamo in studio con loro e stavo suonando un beat molto simile a Loco Contigo, che per questo motivo stavo scartando. Justin Quiles ci disse che l’aveva scritta lui e aveva apprezzato il nostro atteggiamento nel proporre pezzi nuovi che non assomigliassero ai loro.
“Il mattino ha il disco d’oro in bocca” è una frase che vi piace ricordare spesso. La conferma sono i risultati degli ultimi anni che vedono anche un disco di diamante, quello di Roma-Bangkok del 2015 di Baby K feat Giusy Ferreri, prodotto da voi… Tra tutti i brani che avete fatto uscire o prodotto, quali sono stati quelli che sono andati oltre le vostre aspettative e quali invece pensavate avrebbero funzionato meglio?
Non ci aspettavamo il successo che ha fatto il pezzo con Fred de Palma, che lo ha portato anche a Miami al Premio Lo Nuestro, che è il Grammy Latino. C’erano tutti. Nicky Jam, J Balvin… e Fred, un artista che qua non è ancora apprezzato per quello che sta facendo veramente. Lì era seduto al tavolo con Paolo Londra, Sofia Reyes. Non è una cosa che succede tutti i giorni.
Quando il pezzo è uscito, ma anche quando stava andando bene in Italia, una cosa così era inimmaginabile. L’Italia non conta niente nel panorama musicale internazionale. Ora il brano è triplo platino. Eravamo invece certi del successo di Amore e capoeira.
Nei nostri pezzi c’è un po’ di azzardo, c’è la componente “stai andando in una strada che non esiste”. Roma Bankok quando ha esordito è entrata in classifica alla #136 e ci è stata per un po’. Quando scriviamo un pezzo, lo facciamo senza sapere come andrà. Ogni volta è un dubbio.
Takagi & Ketra, Boomdabash feat Alessandra Amoroso, tra poco uscirà Elettra Lamborghini e anche il nuovo singolo di Fred de Palma. Ci dobbiamo aspettare altro o i primi 5 posti delle classifiche di questa estate li giocate a dadi tra le vostre produzioni?
Abbiamo sempre dubbi su tutto. Magari la gente si aspettava altro da noi. Ora è arrivato ‘sto Ciclone che è totalmente differente, che a noi gasa tantissimo. Noi come al solito ci siamo divertiti a fare i pezzi. Se poi arriviamo a chiuderli e a consegnarli vuol dire che sentiamo che ce n’è.
Ma il resto lo fa la gente. Puoi farti mille calcoli ma se alla gente prende male il pezzo, non va. Comunque quest’anno c’è anche Mediterraneo che sta andando bene. Ci sono tanti bei pezzi.
Circa un anno fa eravate in procinto di andare al Tomorrowland per la prima volta, invitati da Gianluca Vacchi nel suo stage. Quest’anno hanno da poco annunciato che il festival sarà in streaming. Cosa ricordate di quella famosa chiamata? E di quella esperienza?
Quando Vacchi ha preso lo stage, ha voluto chiamare artisti diversi, creare una line-up che non fosse principalmente un DJ dietro l’altro, tutti con lo stesso sound. Gli piaceva molto l’idea di rappresentare l’Italia, quindi per un giorno avere possesso di quello stage e dare un po’ di made in Italy al resto del mondo. L’esperienza è stata una delle cose più fighe che abbiamo mai fatto. È la sublimazione, il sogno erotico del DJ, perchè avevamo mille dubbi rispetto a cosa suonare. Ma c’era una “presa bene” nell’aria incredibile. Hai quel brivido sempre.
E anche se diluviava, alle 3 del pomeriggio la gente ballava la techno in mezzo ai giochi. È come essere dentro ad un cartone animato. L’organizzazione del Nord Europa è pazzesca. Hai un bracciale grazie al quale – se superi un tot di birre – vieni bloccato. Non vogliono che i DJ si ubriachino. Poi Vacchi ci ha presentato Dimitri Vegas, Anitta. Abbiamo conosciuto tutti. Ci hanno fatto i complimenti anche gli Afro Bros. Abbiamo aperto con Il Padrino in versione trap. È una di quelle esperienze che vorresti ripetere sempre, anche da spettatore. Siamo andati nel Main Stage a vedere Ganacci: sembravamo due matti.