Veronica Vezzoli, head of A&R Epic/Sony Music Italy: «L’ascolto delle persone è fondamentale quanto quello della musica»
Per la nuova puntata di Power Players abbiamo incontrato la vincitrice (come A&R) del festival di Sanremo 2025 con Olly

Veronica Vezzoli
Da marzo di quest’anno Veronica Vezzoli è la nuova head of A&R di Epic Records all’interno di Sony Music Italy. E a 33 anni, questo traguardo è tutt’altro che scontato. Se a questo aggiungiamo il fatto che possiede modi di fare particolarmente gentili, educati e pazienti, potremmo quasi gridare al miracolo. Perché nel 2025 non sono ancora molte le ragazze che si possono annoverare in quel ruolo. Anzi, si possono ancora contare sulle dita di una mano, considerando anche le altre major.
Doversi rapportare con gli artisti, i management e altre figure artistiche (o quasi) è tutt’altro che semplice ma Veronica Vezzoli ha un segreto, anche questo poco prevedibile, che probabilmente l’ha anche portata a vincere (ovviamente come A&R) il Festival di Sanremo 2025 con Olly. Ma anche confrontarsi con la continua guerra al rilancio dei contratti spesso astronomici proposti agli artisti per firmarli, non deve essere facile.
L’intervista a Veronica Vezzoli
Hai sempre saputo che avresti fatto questo lavoro?
No, dopo il liceo classico mi sono iscritta a lettere in Cattolica. Sono sempre stata appassionata di musica, come tutti coloro che lavorano nell’ambiente perché se no sarebbe troppo faticoso. Mi ero specializzata in cinema e audiovisivo, però, e così ho iniziato con uno stage nel settore, a X Factor.
Cosa hai capito durante quell’esperienza?
Che potevo conciliare l’aspetto televisivo e quello musicale. E mi sono appassionata in particolare allo scouting.
E così ti è capitato un video di un gruppo piuttosto importante…
I Måneskin. Avevo visto un video sul web di loro che suonavano in mezzo alla strada, così lo avevo mostrato a Pico Cibelli (ai tempi A&R director in Sony Music) e a Fabrizio Ferraguzzo (ex direttore artistico di X Factor e ora manager anche della band). Eravamo tutti entusiasti e li abbiamo contattati per invitarli al provino ufficiale. E poi è andata come sappiamo.
Successivamente sei andata a lavorare in Sony?
Esatto, quando ho scoperto che si era liberato un posto nel reparto A&R mi sono proposta. Con i Måneskin, poi, in realtà non ho mai lavorato direttamente fino a tempi più recenti. Ho potuto capire come il lavoro fosse piuttosto diverso. In una casa discografica, il lavoro da A&R parte dallo scouting ma poi bisogna seguire tutti i passaggi e le scelte artistiche. Dal contattare gli editori per unire interprete ad autore, al seguire i videoclip e tutta la parte relativa all’artwork.
Hai avuto un mentore in questa fase?
Federico Sacchi, che ora è il direttore generale in Sony ed è ancora il mio capo. Mi ha sempre dato fiducia, mi ha lanciata verso imprese che potevano parere impossibili all’inizio per me ma che poi mi hanno fatta crescere molto rapidamente. E poi Sara Potente, direttrice della Numero Uno (etichetta all’interno di Sony Music), anche grande esempio di empowerment femminile.
E tu senti di esserlo già per qualcuno?
Non saprei. Spero però di poter essere una figura di riferimento per le persone del mio team così da dare loro dei feedback negativi. Ma soprattutto positivi.
Con tutte le cose che dovete gestire quando riuscite a seguire lo scouting di nuovi artisti?
Principalmente la sera, magari attraverso i social, perché soprattutto TikTok è un bacino incredibile per scoprire nuovi emergenti. E poi ascoltiamo le proposte che ci arrivano dai management coi quali c’è un rapporto di fiducia. A volte riusciamo a scovare dei talenti senza alcun suggerimento. Per esempio, avevo conosciuto Olly quando lui era giovanissimo e mi ero innamorata del progetto. Ma penso sia difficile per una casa discografica avere troppi emergenti.
Possiamo dire che sei stata un po’ la prima a vedere il talento di Olly?
Ho avuto i primi contatti con lui e ho fatto in modo che firmasse con Sony Music. Qualche mese dopo ha scelto come management Metatron e poi a ottobre 2024, Marta Donà e la sua agenzia LaTarma, che hanno capito il suo enorme potenziale per poter fare il grande salto. Mi ha dato una soddisfazione estrema perché ho visto il progetto quando era piccolissimo crescere e diventare enorme. Però non in maniera troppo veloce: non ha saltato alcuna tappa della gavetta. Ora andrà all’Ippodromo ma prima si è esibito nei piccoli club e nei locali. È tornato a Sanremo ma quando era perfettamente in grado di farlo. E ho capito subito una cosa molto importante con lui.
Che cosa?
Che non è importante valutare solo il talento di un artista ma anche la sua mentalità e l’umiltà. Bisogna capire se una persona è nata davvero per fare quello oppure no.
Olly è solo un esempio di artista che sta riproponendo un certo tipo di cantautorato che sta tornando prepotentemente: a un certo punto è sembrato che il rap stesse perdendo potere in classifica?
In molti stanno cercando di esplorare la strada del cantautorato puro, aperto a tutti, ispirato da Vasco e da tante altre cose. Tutto il podio di Sanremo ha rispecchiato le esigenze del pubblico che continuano a cambiare. Ma questo non ha buttato giù il rap, spesso lì è piuttosto presente la melodia e i generi stanno diventando sempre più fluidi. Ma è ancora decisamente presente in classifica tra Salmo, Luchè, Shiva, Sfera Ebbasta, Artie 5ive.
Avete mai cercato a convincerlo ad andare all’Eurovision?
No, tutti abbiamo rispettato subito la sua scelta che è stata quella di vivere il suo percorso più lentamente, partendo dal concentrarsi di più sui live. Come dice lui in L’anima balla: “Fede, fai con calma che la strada è lunga”.
E perché è più difficile seguire i progetti emergenti di quelli già avviati che comunque hanno ben altre pressioni?
Lo sforzo che bisogna mettere su un emergente in termini di costruzione del progetto è senza dubbio maggiore, perché sugli altri progetti magari esiste già una visione precisa.
Hai più problemi di comunicazione con gli artisti o con i loro management?
A volte comprendo di più gli artisti che magari si fanno molti problemi però sono quelli che ci mettono la faccia e sono davvero iper-esposti. Tra i management ci sono quelli molto professionali e altri meno. Perché gli artisti a volte scelgono degli amici che non hanno le giuste competenze. Quindi per mantenere il loro status adottano un atteggiamento di chiusura di fronte a qualsiasi richiesta.
Come si riesce a farsi ascoltare con i “casi difficili”?
Con tanta pazienza e ascoltando come prima cosa. Anche io tendo a voler prendere la parola molto spesso ma bisogna prima di tutto capire chi si ha di fronte e cercare davvero di essere empatici. Per gli artisti bisogna ricordarsi sempre che per loro si tratta davvero della loro vita, per quanto noi possiamo essere coinvolti non sarà mai la stessa cosa.
Quindi è il contrario di ciò che si dice spesso ovvero che bisogna alzare la voce nel mondo della musica?
Certamente a volte serve ma è l’ultima arma della strategia che bisogna adottare. È utile in ogni modo cercare di spiegare il perché di una scelta. Non deve essere mai un’imposizione.
Hai mai offerto cifre assurde agli artisti pur di firmarli?
Non mi pare, perché comunque dobbiamo sempre rimanere in range ragionevoli da poter giustificare alla casa madre a New York. A volte le cifre le puoi spiegare a fronte di risultati già raggiunti dagli artisti, altre volte invece lo devi fare spiegando la scommessa che stai facendo su un determinato talento.
Ti sei mai lasciata sfuggire un talento?
Certo, ovvio, ho commesso degli errori di valutazione. E, come già dicevo prima, anche valutare il “talento umano” è importantissimo, poi quella sensibilità la ritrovi nella scrittura. Lo penso per tanti nostri artisti: da Tredici Pietro a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, solo per fare due esempi.
E voi come fate a convincere un artista senza per forza puntare sulle cifre?
Cerchiamo di farci conoscere e di far capire che c’è una visione sul progetto, ci sono degli strumenti precisi che possono essere messi a disposizione. Sempre cercando di ascoltare la sua visione per un confronto costruttivo: questo è proprio fondamentale.