Interviste

Scoprire il lato malinconico di Zucchero “Sugar” Fornaciari con un album di cover. L’intervista

Dopo il grande ritorno negli stadi (e la bella data a Campovolo) Zucchero ritorna con “Discovery II”, il secondo capitolo del suo viaggio tra cover e sue canzoni rivisitate con tanti ospiti, da Paul Young a Salmo. Ma dietro questo album si nascondono spesso storie personalissime di Zucchero e un velo di malinconia che pervade il disco

Autore Tommaso Toma
  • Il7 Novembre 2024
Scoprire il lato malinconico di Zucchero “Sugar” Fornaciari con un album di cover. L’intervista

Foto di Daniele Barraco

Quando chiedi a Zucchero “Sugar” Fornaciari di raccontare aneddoti e storie di musicisti o di come sono nate certe amicizie con loro, vedi il suo sguardo accendersi, come anche il suo lato ironico, sempre leggero. Questa, nella suite di uno dei suoi alberghi preferiti a Milano è stata l’occasione giusta, perché il punto di partenza è farsi raccontare il suo secondo lavoro sulle cover e su alcune delle sue canzoni, riarrangiate e con ospiti nuovi. Discover II di Zucchero è un album di cover in apparenza molto “eccentrico”. Si passa da canzoni oramai entrate nel gotha come With Or Without You degli U2, Sailing di Christopher Cross, Knockin’ On Heaven’s Door di Bob Dylan a gemme pescate dal passato e anche dal presente (Agnese di Ivan Graziani, I See A Darkness di Will Oldham o Chinatown dei Bleachers).

In più, scandagliando le storie che stanno dietro alla scelta di certe canzoni di Discover II, scopriamo alcuni momenti toccanti della sua vita e quella speciale attenzione di Zucchero per il lato malinconico. Ma poi, voi pensate che Zucchero si goda il momento, standosene bello seduto tra i boschi della Lunigiana o a casa di amici in giro per il mondo? Assolutamente no. Sappiate che Zucchero ci ha preso di nuovo gusto a cantare negli stadi e replicherà la prossima estate, perché la vita sul palco è troppo bella per fermarsi qui. Anche solo per un po’.

Foto di Daniele Barraco

L’intervista a Zucchero

Sto vedendo l’artwork dell’edizione in vinile, con questa edizione gatefold (apribile, ndr) dove dominano le immagini di un bellissimo bosco, ma dove sei? Negli States a Yellowstone, in Canada?
(Ride, ndr) No, no! A pochi passi da casa mia, In Lunigiana, sai da quelle parti ci sono ancora intatti dei bellissimi alberi di faggio!

Per fortuna non sono stati toccati dal cambiamento climatico, a differenza delle antiche pinete in intorno a Forte dei Marmi alla Versiliana, distrutte da venti e tornadi.
Assolutamente vero, io lo sai conosco bene quella zona, anche intorno a Massa ci sono tanti pini che sono stati abbattuti, uno scenario tristissimo…

Come per il precedente lavoro, quasi in maniera speculare, si inizia l’ascolto di Discover II con due cover dove tu fai un tuo personalissimo adattamento nel testo. Ecco, è interessante questa cosa che fai perché era un vezzo italico tipico della fine anni ’60, inizio anni ’70. Oggi nessuno lo fa!
Ah vero, si faceva spesso, e la gente pensava che poi alla fine quelle non fossero cover, se non riconoscevano l’originale! Ma io faccio questa cosa quando sento che una canzone mi entra dentro davvero. Allora devo farla mia in qualche maniera. Ecco, queste due canzoni, quella dei The Killers e dei Bleachers le ho sentite subito mie, già dal primo ascolto. Era forse dalla radio che le ho conosciute, ma per il brano di Jack Antonoff mi sa che c’è stato lo zampino di qualche amico che mi ha consigliato di sentirla e così l’ho cercata.

My Own Soul’s Warning ha una melodia che mi ha conquistato subito, e quando mai in radio senti canzoni così, con questo senso della melodia ben costruita! In più ha un passo, un ritmo eccezionale, come anche il brano dei Bleachers. Poi ho pensato ai testi di queste due canzoni e trovavo una sconnessione tra il testo della canzone dei The Killers e quello che invece la musica trasmetteva a me. Così ho cercato di tradurre le mie emozioni in nuovi pensieri e così è diventata Amor Che Muovi Il Sole, che non è proprio una frase da The Killers, ma piuttosto una citazione da un sonetto dantesco (ride, ndr)!

Invece per la canzone di Antonoff è successa una cosa completamente diversa. Infatti Chinatown parla nel testo originale di due ragazzi che fanno parte di un branco e uno dei due dice all’altro: “Ti porto via perché altrimenti saresti un cuore, del miele in bocca a questi cani e perché voglio costruire un domani con te!”. È un concetto che mi tocca molto in questo periodo, perché lo vedi in giro o lo leggi nelle pagine di cronaca nera di queste bande, di questi ragazzi che si menano, addirittura si ammazzano per delle cose stupide. Sembra che la vita non abbia nessun valore. E Chinatown mi ha dato l’opportunità di parlare di questa cosa.

Sai che tutte e due queste canzoni hanno un deciso passo alla Springsteen? Peraltro in Chinatown il Boss è presente ai cori?
Vero.

Ma non hai mai pensato di fare una cover di un brano di Bruce Springsteen?
Zucchero comincia a sussurrare I’m on Fire (ndr)

Ecco sarebbe perfetta una tua cover di I’m on Fire!
Eh ma bisogna stare attenti (ride, ndr) a volare alto!

Ma in questo disco fai anche With Or Without You degli U2!
Non so mica cosa ne pensa Bono della mia versione, sai? Non gliel’ho ancora detto o fatta sentire (ride, ndr). Ma sai qualche volta con questi mostri sacri del rock può andare bene. Io rifeci nel tempo del Covid una versione di No Time for Love Like Now di Michael Stipe. Era a Venezia, in una piazza San Marco deserta, in pieno lockdowne e Stipe mi scrisse che si era emozionato tantissimo a vedere la mia performance.

Discover II all’apparenza è un “semplice” album di cover ma poi in realtà diventa una cosa molto personale…
Io non volevo neanche chiamarlo Discover II, ma ha insistito la casa discografica perché poi in effetti è un po’ il seguito del precedente. Se fosse stato per me l’avrei chiamato in un’altra maniera. Alla fine se ci pensi su, questo album è anche una collezione di momenti nostalgici ed è toccato da un alone di malinconia che mi appartiene da sempre, mica posso nasconderla. E se mi piace il blues ci sarà una ragione, no?

Avresti potuto chiamarlo “Rapsodia”, come il titolo della canzone che rifai e che avevi dato nel 1996 ad Andrea Bocelli. Non è solo un termine musicale, etimologicamente indica anche un componimento consistente in una silloge di passi e di autori diversi.
Assolutamente vero, sarebbe stato un bel titolo! Quella è una canzone che io avevo scritto e che poi era finita nell’album Romanza di Bocelli. Mi era venuta fuori in una serata bella con amici ed ero in un hotel e c’era un pianoforte nella suite. Poi una volta tornato a casa gli scrissi il testo. Ho voluto dargli nuova vita. Gli ho tolto il tono drammatico e l’abbiamo fatta a casa mia a Pontremoli.

Ti sei ritrovato a lavorare anche con Corrado Rustici, tuo storico produttore con il quale non facevi cosa assieme da anni.
Già, era dai tempi di Shake (2001, ndr). Ci siamo poi rivisti a Berlino – dove lui abita da anni – nel maggio del 2022 anno quando ho suonato lì con Eric Clapton e poi ci siamo ritrovati a lavorare assieme per quattro brani di questo album.

Ho trovato coraggioso e intrigante la scelta di fare una cover di I See A Darkness di Will Oldham. In questo brano c’è un altro tuo “vecchio amico”, Paul Young che però mi pare che canta in maniera un po’ strana…
Allora, la storia è anche un po’ delicata. È stato Paul a segnalarmi questa canzone e a chiedermi di cantare insieme questa canzone. Noi siamo amici dai tempi di Senza una Donna cantata assieme, ma veri amici sai abbiamo fatto le vacanze assieme, io sono padrino di una delle sue figlie. La sua famiglia veniva spesso a trovarmi a Pontremoli. Purtroppo lui ha avuto un dramma, la sua bellissima moglie è mancata per un tumore al cervello, diagnosticato un mese prima della sua morte. E in quel periodo io stavo vivendo un certo stato di depressione.

Paul quest’estate mi ha chiesto allora che volevamo cantare assieme I See A Darkness che io conoscevo nella versione di Johnny Cash, dicendomi: “Io vorrei farla con te, perché questa è la nostra storia, visto parla di due amici che passavano tanto tempo insieme, per poi perdersi perché uno dei due aveva visto il buio, la depressione”. Cazzo, gli dissi, questa è la nostra storia e l’abbiamo cantata assieme. Ma l’osservazione che tu hai fatto sul canto di Paul Young non è sbagliata, devi sapere che lui ha avuto un problema che sta risolvendo con il diaframma, che non era più elastico come avrebbe dovuto. Ed è una cosa bruttissima visto che lui è una delle grandi voci venute fuori negli anni ’80

Paul Young l’ho sempre adorato per la morbidezza della sua estensione, per i suoi fraseggi sempre lievi ma intensi.
E adesso, non avendo più quella elasticità certe note late, fa fatica a prenderle, per cui canta un po’ così…(Zucchero fa una pausa, ndr). Però quello che mi interessava era che venisse fuori l’emozione di due amici che raccontano una storia che gli appartiene.

È una versione commovente ancor più dopo che mi hai raccontato questa storia
Ed è uno dei miei brani in assoluto preferiti di Discovery II, e rappresenta bene quello stato emotivo che è un po’ il filo rosso che accomuna molte delle canzoni di questo disco. E ho voluto che il disco si chiudesse proprio così.

E invece nella deluxe edition c’è spazio alla soavità e alla leggerezza di Moonlight Shadow che canti con tua figlia Irene Fornaciari…
Sì, ho chiamato Irene per dargli questa cantata in ottava, questo velo di leggerezza. Attenzione però, al tempo, quando uscì negli anni ’80 Moonlight Shadow fu una mega hit. Tutti pensavamo “ma che bella canzone dolce e romantica, l’ombra della luna… e invece ha un testo tremendo! Ho provato a farla mia nel testo (comincia a canticchiare: “come un’ombra in cielo” ndr), però non sono riuscito ad andare avanti…

Parliamo di Salmo, immagino che ti sei divertito con lui per Overdose D’Amore 2024, cosa ti piace di lui?
Diciamo che se avessi ventotto, trent’anni in questa epoca forse sarei un po’ come Salmo. Mi piace la sua attitudine, i concetti che tira fuori. Lui fece Diavolo in Me a Sanremo. Io non lo sapevo neanche. Poi ha sempre parlato benissimo di me nelle interviste e allora mi sembrava giusto coinvolgerlo ancor più. Ho contattato suo fratello e abbiamo deciso di fare un brano assieme. Mi sono divertito tanto.

Per finire, è stato bello tornare a San Siro la scorsa estate?
Davvero tanto. Non mi ero accorto, ma alla fine ho cantato per tre ore e un quarto! Devo ringraziare Ferdinando Salzano che ci ha creduto tantissimo a questo tour. All’inizio ero perplesso. Per tornare a suonare negli stadi o a Campovolo ho dovuto scegliere le canzoni giuste, perché un conto è fare un concerto all’Arena di Verona, un altro in uno stadio. Devi fare le cose più d’impatto, potenti. Meno canzoni delicate, ma più epiche! Lo rifacciamo in altri stadi nel 2025.

Tour Overdose d’Amore

  • 19 Giugno – Stadio del Conero – Ancona
  • 21 Giugno – Stadio San Nicola – Bari
  • 26 Giugno – Stadio Olimpico Grande Torino – Torino
  • 28 Giugno – Stadio Euganeo – Padova
  • Roma coming soon…
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