Ainé: «La musica è un gioco di squadra, da soli non si va da nessuna parte»
Esce oggi “Alchimia”, un Ep in sette brani con tanti ospiti del mondo urban italiano, per dimostrare che la felicità è reale solo se condivisa
Da Niente di me sono passati due anni per Ainé (al secolo Arnaldo Santoro, classe ’91) e a volte bastano per perdersi, ritrovarsi e decidere di ripartire da zero. Due anni in cui l’artista, romano ma di origini pugliesi e fra i nomi più apprezzati del soul italiano, ha ricalibrato l’andamento della propria carriera, che parte dall’album d’esordio Generation One, passando per l’Ep Uni-Verso e prosegue con il suo ultimo, corposo album di inediti del 2019.
Qualcosa in questo meccanismo cadenzato ha spinto Ainé/Arnaldo attraverso un tunnel dove si è fermato per riprendere fiato da questa corsa intensa. E in cui, un po’ per le ansie di un artista appena trentenne, un po’ per la voglia di darsi risposte a tante domande che si è posto, ha tirato il freno rivolgendo di nuovo la bussola verso la via di casa.
Con Alchimia escono oggi per Virgin Records sette nuovi brani, in cui Ainé non si è più posto il problema di dover piacere a tutti. Scegliendo di volteggiare tra soul, elettronica, r’n’b e molto altro, con al suo fianco una squadra di amici dai mondi più disparati. Dal rap di Clementino e Ensi, alle voci soul di Davide Shorty, Serena Brancale e Sissi fino a quella che più rappresenta l’unione di questi due mondi, Tormento, Ainé ha trovato il segreto per la sua personale pietra filosofale.
Ainé e Arnaldo, alla fine, sono la stessa persona, e questo è stato il problema più grande. Colgo la palla al balzo dicendo che la cosa più difficile è stata quella di trovare l’Alchimia tra due persone che ho dentro di me, due personalità diverse. Arnaldo è la persona di tutti i giorni, Ainé ha a che fare con la musica, e in essa si porta dietro pensieri, paranoie e paure di un trentenne come me. Questo Ep è davvero lo sfogo di quello che ho passato in questi due anni, la ricerca di cosa volessi essere, quale musica volessi fare, soprattutto. Ho dovuto fermarmi mentalmente, perché non mi stavo più riconoscendo. Ho riazzerato tutto e sono ripartito.
Sin da Hangover, che è il primo brano del progetto, ho tratto da questa Alchimia molte cose positive. Prima fra tutte, che sono contento del mio lavoro. Così come lo sono di Generation One (del 2016, ndr), ma degli album passati che ho fatto non sono molto soddisfatto. Non amavo quello che poi usciva, ascoltavo e non mi piaceva. Ma di questo Ep sono contento, almeno per me, so di aver fatto quello che mi piace fare, ci ho messo la musica che amo fare. Gli altri mondi che ho cercato in passato, mi sono reso conto che non fossero i miei.
Dopo due anni ti dico che forse, inconsciamente, qualcosa ha influito. Io poi faccio soul e r’n’b e quel disco è già di sei anni fa, un momento in cui non lo faceva nessuno – e forse non importava a nessuno. Anche questo mi ha spinto a cercare di fare altra musica, erroneamente. Alla fine ti dico che non era quella la mia essenza, che è invece quella che si trova in questo Ep. Io vengo dal jazz, hip hop, r’n’b, soul e non potrò mai fare altro! A parte insegnare nei corsi di musica che tengo in tante scuole. Ho imparato in questi ultimi anni a non fare solo “l’artista”, l’ho compreso maturando e soffrendo, anche. La musica ti può dare tanto anche in altri modi.
Mi è sempre piaciuto coinvolgere altri artisti, in Italia spesso si fa sempre con le stesse persone (mentre a mio avviso in America c’è più varietà e azzardo). A me piace fare squadra, creando un giro di artisti con cui mi trovo bene nel fare musica e anche “gruppo”, perché insieme si è più forti ed è più bello su tutti i fronti! Non c’è più quell’ego che abbiamo quando siamo giovani. Ad esempio, in Affogo (Outro) con Sissi e Clementino, sono io il loro featuring, cantano loro! Sono comunque tutti artisti amanti del soul e senza di loro non sarebbe stato lo stesso Ep. L’unica traccia che si spinge un po’ oltre è Flash, con Ensi: un azzardo del mio produttore Pasquale Strizzi che strizza l’occhio alla trap, ma è un arrangiamento che mi è piaciuto da morire e serviva un liricista tosto!
Ogni featuring è pensato per dare qualcosa di più al brano. Quello con Serena Brancale, ad esempio, non aveva il bridge, lo ha scritto lei. Con Davide Shorty invece abbiamo scritto insieme praticamente tutti i testi dell’Ep. È un gioco di squadra, di varie teste, perché in questi anni ho capito che da soli non si va da nessuna parte. Quando sono arrivato al mio momento di “scoppio” lo sono stato. Ora c’è di nuovo un team di lavoro dietro questo progetto che ha fiducia in me, dagli amici ai colleghi.
Ero e sono fan di Tormento e dei Sottotono, lui è stato il primo a portare il soul nell’hip hop negli anni ’90, attingendo a Slum Village, A Tribe Called Quest e altri gruppi del genere, e per me è sempre stato un figo! E Sissi invece è una delle nuovi voci soul tra le mie preferite. Quando non passò a Sanremo mi arrabbiai da morire! Con tutti gli altri siamo amici, chi da prima chi da meno, conoscendo ad esempio di recente Ensi e Clementino, ma siamo anche tutti fan l’uno dell’altro.
Mi piace molto Joan Thiele! È raffinata, elegante. Ma non ti nego che la maggior parte della musica che mi piace è Oltreoceano, comunque, c’è tanta nuova musica da cui possiamo farci ispirare. Come lo fanno loro, non lo fa nessuno!
Be’, guarda i Maneskin! Sono super contento. Sono uno che negli anni si è battuto per fare musica di questo genere musicale, partendo dall’inglese. Oggi però mi piace molto di più cantare in italiano, non ho più cantato in inglese perché c’erano le diatribe di sette, otto anni fa in cui si diceva che un artista italiano non dovesse cantare in lingua, ma oggi abbiamo la prova che non è così. Sono contento, perché magari nel prossimo album posso fare due brani in inglese e nessuno potrà dirmi niente. Quando mai è capitato a un italiano di arrivare a quei livelli? C’è molto più interesse nel mondo verso il nostro paese, e noi dobbiamo essere bravi a fare musica sempre più figa!
La musica italiana è andata avanti, ormai è tutto contaminato. Non si poteva più sentire solo la trap, o solo l’indie. Ora escono i cantanti che fanno la propria musica con le proprie cose. Se voglio metterci il jazz, il soul, non mi faccio più problemi. “Rientro” così nel mondo musicale perché voglio vedere con quello che sono oggi, con questa mentalità, come va a finire e se mi troverò bene in questa nuova era.
Sono contento, spaventato, carico, agitato! Non suono con la band da due anni e sono altrettanti che non torno a Milano. Ho tante emozioni, ma ora cerco di non farmi sopraffare, essere esuberante o fomentarmi da solo. Quello che succederà, mi prenderò.
Sì, ci sarà il tour di questo Ep ma sto già pensando al mio album, che vorrei uscisse nel 2022. Con la consapevolezza, ora, di poter fare quello che voglio!
Ascolta Alchimia