Interviste

Sottotono: «Il nostro sound? Oggi è tendenza, siamo noi gli “Originali”»

L’attesa è finita! Finalmente il nuovo album di Tormento e Big Fish: il ritorno di chi, in passato, ha disegnato il futuro dell’urban italiano

Autore La Casa Del Rap
  • Il1 Giugno 2021
Sottotono: «Il nostro sound? Oggi è tendenza, siamo noi gli “Originali”»

Sottotono, foto di Luca Scalia

Lo storico duo composto da Tormento e Big Fish pubblicherà venerdì 4 giugno Originali, il loro nuovo album, a vent’anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio. Nuove canzoni e hit storiche, che magicamente riescono a non risultare “vecchie” (perché un classico non soffre il tempo), rivisitate e accompagnate da collaborazioni di amici del calibro di Tiziano Ferro, Gué Pequeno, Marracash, Fabri Fibra, Coez, Emis Killa e Jake La Furia.

Non mancano nuovi ospiti che si uniscono a questa grande festa – Mahmood, Elodie, Stash, Luchè e Coco – senza dimenticare il compagno di mille avventure, il compianto Primo Brown, che grazie alla magia della musica è ancora presente nel 2021 in un album che va a glorificare gli originatori del sound urban di oggi.


Anticipato dai singoli Mastroianni e Solo Lei Ha Quel Che Voglio 2021 (con un video ufficiale pubblicato oggi), Originali è accompagnato dall’annuncio di due date evento prodotte da BPM Concerti e Trident Music: vedremo i Sottotono sul palco il 3 marzo del 2022 all’Atlantico di Roma e il 7 marzo all’Alcatraz di Milano.

In attesa di venerdì abbiamo scambiato qualche battuta con il duo, che ci ha raccontato i retroscena di questo incredibile nuovo album. Non perdetevi l’intervista completa sul numero di giugno di Billboard Italia!


Iniziamo dal titolo: Originali. Da quale esigenza nasce?

Big Fish: Volevamo far capire alla gente che noi, nei primi anni ‘90, abbiamo creato un sound completamente diverso in Italia, che negli anni nessuno è riuscito a riprodurre. Originali è per quello: idea, sound, modo di porsi. Se ti ricordi, Stefano, tu che comunque c’eri, in quegli anni l’atteggiamento di tutti era molto diverso da quello che erano i Sottotono. Nonostante poi Tormento fosse il più bravo di tutti! Originali arriva da lì, per ricordare alla gente che siamo quelli che hanno creato quel tipo di tendenza, quelli che hanno fatto quella roba a nostro modo. Noi rivendichiamo il nostro genere, solo questo.

Tormento: Per assurdo abbiamo introdotto anche una formula che ai tempi non c’era, quella del rap con il ritornello cantato, che ora è normalità. Un sacco di melodie di oggi appartengono a ricerche che abbiamo fatto nel tempo. In Italia siamo stati i primi, ma non ci imponiamo dicendo: “Siamo quelli della vecchia, dell’old school, e ci dovete rispettare”!

La nuova wave, per sound, attitudine e look, può essere un seguito del vostro percorso? I Sottotono sono i padrini della trap? Lo notate o è solo un mio viaggio personale?


T: Avere melodie nel rap? Impensabile! Oggi molti rapper canticchiano, un po’ come facevo io sdoganando questa cosa. Dal punto di vista delle basi, oggi somigliano di più a quelle West Coast dell’epoca che al boom bap. Come sonorità eravamo quelli più vicini alla direzione in cui poi la musica è andata veramente.

BF: La trap fa riferimento alle robe di Atlanta, del Sud, dove comunque c’era un esubero di batterie elettroniche e delle 808, e quindi è un po’ figlia del Dirty South, di quelle cose che ascoltavamo tra la fine dei ‘90 e l’inizio dei ‘00, un’evoluzione di quello che facevamo. Quindi sì, in molti di questi rapper come modo di porsi, immagine e attitudine, rivedo molto Tormento: la cura del look, gli occhiali di un certo tipo… Per altri gruppi, il look non era così fondamentale, ma noi curavamo nel dettaglio tutto cercando di non essere troppo americani. Eravamo noi!

Sottotono - Originali - intervista - 2 - foto di Luca Scalia
Foto di Luca Scalia

Facciamo un salto indietro di un anno, quando avete iniziato a lavorare insieme. Me lo immagino come un periodo di allineamento. Com’è stato tornare a lavorare pensando al progetto “Sottotono 2021”?

T: A me è piaciuta molto la visione da producer che ha avuto Fish. Io negli ultimi anni ho ricercato molto, finché poi non ho trovato una figura di riferimento importante, come per me è stato Simon dei Meduza. Poi Fish ha questa visione da produttore, per cui se scrivi una strofa, e qualcuno dice “No, questa cosa la devi cambiare”, da artista spesso ci si mette di traverso. Quando invece ti fidi completamente di un produttore sai che una cosa è da buttare via e da rifare, se la sensazione è quella. All’inizio non sapevamo dove andare, quindi aver fatto tantissime canzoni in poco tempo ci ha fatto capire nel giro di un mese qual era la direzione da prendere.


BF: Hai detto tutto e anche bene, sicuramente c’è stato un periodo in cui ci siamo annusati per capire a che punto della nostra carriera fossimo entrambi e per capire dove si voleva e poteva andare. Siamo andati super lisci, e soprattutto ho ritrovato Torme che ha fatto i pezzi di venti, venticinque anni fa anche meglio, è una macchina da guerra! Sui pezzi nuovi mi ha stupito più di una volta. A parte la sua bravura nello scrivere, si è messo a disposizione del progetto come ho fatto io, fino a quando siamo riusciti ad avere quello che volevamo, ed è stato figo! Nessuno dei due si aspettava un risultato così. Molto al di sopra delle nostre aspettative, stupiti noi per primi.

Nell’album sono presenti alcuni grandi classici. Come è stato reinterpretare un brano classico dei Sottotono? Come sono state selezionate le collaborazioni?

T: Le collaborazioni sono venute dopo! Prima abbiamo trovato Jacopo Pesce (direttore di Island Records nel nostro paese, sotto Universal Music Italia, ndr), un discografico a tempo e artisticamente preparato. Ricordo che ci diceva: “Le collabo le vediamo dopo”! Un ragionamento giusto, perché in realtà la vera difficoltà era rifare i brani e farli almeno belli quanto gli originali, se non un pochino di più grazie alla maturità che abbiamo raggiunto.

BF: Era veramente più facile rovinarle che fare delle belle cose. La gente si ricordava di quelle canzoni che le erano entrate dentro nel ‘96, ‘97, ed era difficile cercare di riproporle in un modo nuovo con dei suoni nuovi. Poi abbiamo scoperto che erano gli ospiti i primi a voler essere sul disco, c’era la fila per fare un album dei Sottotono! Abbiamo trovato dei professionisti che amavano quello che abbiamo fatto coi nostri dischi e la figata è stata questa. Una bella sorpresa.


T: È stato bello anche conoscerli, alcuni, a differenza di un Tiziano Ferro che ci ha visto crescere. Con Coez è stato bello perché sapevamo che Non C’è Amore era uno dei suoi brani preferiti. Nel momento in cui li vai a rivisitare, poi, sai anche chi ci potrebbe mettere il cuore, perché quella canzone l’ha sentita quando era piccolo e gli appartiene. La stessa Elodie, quando ha sentito che avevo cambiato qualche rima, mi diceva: “Devi mantenerla originale”! Con Mahmood, invece, sentire una Amor de Mi Vida interpretata così, anche non avendola vissuta ai tempi, ti fa sentire il peso di un artista.

Articolo di Stefano Tasciotti

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