Elettronica

Tutta la storia di Loco Dice

Oltre vent’anni di musica e di carriera alle spalle per il DJ che, come pochi altri, è riuscito ad anticipare i tempi e le mode ridefinendo il modo di produrre (e vivere) la musica elettronica

  • Il29 Maggio 2025
Tutta la storia di Loco Dice

Loco Dice

Nel mondo della musica elettronica, pochi artisti possono vantare un percorso così autentico, trasversale e coerente come quello di Loco Dice. Nato a Düsseldorf da genitori tunisini, Yassine Ben Achour ha sempre vissuto la musica come un ponte tra culture, generi e identità. Dai suoi primi passi nell’hip hop underground tedesco fino ai palchi più importanti della techno mondiale, la carriera di Loco Dice è un viaggio costellato di evoluzioni.

A guidarlo non è mai stata la moda del momento, ma una dedizione totale alla musica. MC, producer, DJ, label manager: ogni fase del suo percorso racconta un desiderio di esprimersi in modo personale, lontano dai compromessi e dalle etichette.

Da poco Loco Dice ha pubblicato il nuovo album Purple Jam, un disco ridefinisce ancora una volta la sua traiettoria artistica. Guardare al suo percorso significa leggere la storia di un artista che ha sempre preferito l’onestà alla convenzione. Questo articolo ripercorre le sue tappe fondamentali, con uno sguardo che non si limita al passato, ma interroga il futuro.

Le origini hip hop di Loco Dice

Prima di diventare una delle figure centrali della scena house e techno globale, Loco Dice era un nome in crescita nell’hip hop tedesco. Di origini tunisine e cresciuto a Düsseldorf, inizia come MC negli anni ’90, accompagnando artisti come Usher, Snoop Dogg e Ice Cube nei loro tour in Germania. In quegli anni è il microfono il suo strumento.

Loco Dice non ha mai rinnegato quel passato: “Una volta hip hop, rimani sempre hip hop. Non puoi semplicemente cambiare te stesso o diventare qualcun altro solo perché suoni musica diversa o indossi vestiti diversi. Dentro sei chi sei, e io sono questo, io sono hip hop”, dichiarava in un’intervista a Insomniac.

Quella scuola lo forma profondamente: nel modo di costruire i beat, nella centralità della narrazione, nella concezione del club come spazio sociale e culturale.

La svolta elettronica

È nei primi anni Duemila che avviene la mutazione. Incoraggiato dall’amico Timo Maas, Loco Dice inizia a esplorare la produzione elettronica. Un passaggio dettato non dalla moda, ma da un’urgenza espressiva profonda. “Mi sono innamorato del vinile due volte. La seconda è stato quando ho scoperto la techno. Era grezza, viva, profonda. Mi parlava”, raccontava nel 2006.

Il suo background hip hop si infiltra nei suoi nuovi esperimenti: groove spezzati, costruzione ritmica in levare, sample densi. I suoi primi EP su etichette come Four:Twenty, Cocoon e Ovum già mostrano una cifra personale.

L’ascesa internazionale di Loco Dice

Il 2007 segna l’uscita di 7 Dunham Place, il suo primo album ufficiale, registrato a Brooklyn. Un disco urbano, notturno, minimale, ma anche emotivamente denso. Il titolo richiama l’indirizzo del loft dove ha preso forma: un legame tra spazio fisico e paesaggio sonoro.

In questo periodo fonda anche l’etichetta Desolat insieme a Martin Buttrich. “Desolat è fondamentalmente un’etichetta per la musica. Firmiamo musica, non artisti specifici, e alcuni artisti hanno pubblicato i loro primi dischi con noi. Cerchiamo musica che ci sorprenda, che non sia necessariamente solo musica da festa. Dopo quasi undici anni lavoriamo ancora così”, racconta Dice.

Desolat diventa un laboratorio, un punto di incontro tra culture musicali diverse, dai groove latini ai ritmi africani e nordafricani, fino alle pulsazioni urbane europee.

Ibiza, la techno e la maturità del sound

Gli anni ’10 consacrano Loco Dice tra le figure di riferimento della scena clubbing globale. Le sue residency allo Space e al DC-10 di Ibiza, insieme ai set per Circoloco, lo impongono come uno dei selezionatori più raffinati.

Nel 2012 esce Underground Sound Suicide, un progetto che torna a dialogare con l’hip hop e che include featuring di peso come Giggs, Miss Kittin e Just Blaze. “I miei genitori ascoltavano Santana e il vecchio, sdolcinato Julio Iglesias, oltre alla musica folk con i tamburi. In Tunisia la chiamiamo ‘mezwed’, praticamente tamburi e un fiato che suona sopra. È ipnotica. I miei zii invece ascoltavano funk e soul: Michael Jackson, Prince, Chaka Khan. Senza saperlo, ho avuto una bella educazione musicale”, spiegava a DJ Mag.

Una nuova consapevolezza

Dopo anni di clubbing incessante, Loco Dice decide di rallentare. Torna in studio con spirito meditativo. Love Letters (2018) è un album più introspettivo e meno orientato alla pista. Più che brani, sono lettere sonore.

Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che pubblicavo un album. Stavolta è stato tutto diverso: niente concept all’inizio, solo musica. Ho passato del tempo in studio senza pressioni. Non sapevo se avrei pubblicato qualcosa, ma mi sentivo bene”, raccontava a EDM Identity.

Purple Jam

Con Purple Jam, Loco Dice segna un ritorno non tanto alle origini, quanto al senso profondo del proprio suono: una fusione tra l’anima hip hop, l’energia urban, la spiritualità del groove, e una nuova consapevolezza estetica. Il disco – che contiene collaborazioni con artisti come Juls, Honey Dijon, Kelvyn Colt e Noraa – è un mosaico che parla più linguaggi, ma con una voce unica.

Le tracce si muovono tra atmosfere cinematografiche, beat incalzanti ma minimal, sample vocali e banger da big room. Il suono non cerca più la definizione di genere, ma quella di intenzione. In questo senso, Purple Jam è un disco urbano nel senso più pieno.

Rispetto ai lavori precedenti, il disco si avvicina a una dimensione più umana e imperfetta, più narrativa e meno funzionale al dancefloor. È techno contaminata, house che respira rap, hip hop che si piega al loop. Un viaggio che, come i suoi set migliori, non ha bisogno di drop per scuotere: basta il groove.

Articolo di Gianluca Faliero

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