Elettronica

«Mi innamoro spesso dei dischi»: Q&A con L I M

Sofia Gallotti, ex Iory’s Eyes, è la mente di L I M, progetto elettronico che con l’EP d’esordio “C O M E T” del 2016 ha raccolto il plauso di appassionati e addetti ai lavori nostrani e internazionali. A gennaio è uscito il suo nuovo mini-album, “Higher Living”

Autore Billboard IT
  • Il16 Febbraio 2018
«Mi innamoro spesso dei dischi»: Q&A con L I M

Sofia Gallotti, ex Iori’s Eyes, è la mente di L I M, progetto elettronico che con l’EP d’esordio C O M E T del 2016 ha raccolto il plauso di appassionati e addetti ai lavori nostrani e internazionali. A gennaio è uscito il suo nuovo mini-album, Higher Living, anticipato dai singoli YSK e Rushing Guy. Il nome d’arte di Sofia, che sta per Less Is More, la celebre massima dell’architetto Mies van der Rohe, è già un manifesto programmatico: lasciatevi guidare dall’immaginazione in queste atmosfere minimaliste e introspettive che amalgamano sapienti contaminazioni.

Il primo disco che hai amato alla follia?


Ne ho amati diversi, anzi ora che ci penso mi innamoro spesso dei dischi, non saprei dirti quali più di altri. Per ora è un periodo in cui mi sento bene quando ascolto Pieces of a Man di Gil Scott-Heron.

L’artista italiano e quello internazionale più sottovalutati?


In Italia ci sono artisti come Caterina Barbieri e Petit Singe che mi hanno colpita particolarmente. In ambito internazionale per me Moondog è stata una scoperta di fondamentale importanza ma quando chiedo in giro non sono in moltissimi a conoscerlo.

Tre band o artisti che avresti voluto vedere ma non sei mai riuscita a farlo?

Di quelli ancora vivi e recenti King Krule, Thundercat e Frank Ocean. Per quanto riguarda artisti “meno giovani” la lista sarebbe infinita. Questa estate ho perso per un soffio King Sunny Ade che ha annullato al Primavera Sound all’ultimo (ero andata lì principalmente per lui e Frank e mi è proprio andata male).

La copertina più bella di sempre?


Tra le più belle di sempre Nightclubbing di Graces Jones, 1981.

Vinile, CD, streaming o download: come ascolti la musica?

Mi spiace ammetterlo ma ho solo due modi per ascoltarla: il mio iPod, su cui ho 8 giga e li cambio a rotazione; e all’opposto mi piace molto anche lasciare andare YouTube (se c’è qualcosa che mi interessa lo lascio andare liberamente e vengono fuori delle rarità).

La città dove hai visto i locali di musica dal vivo più belli? Nominane un paio, se ti ricordi.


Sono rimasta piacevolmente colpita dall’aver scoperto luoghi insoliti adibiti a spazi perfetti per la musica dal vivo. Tra questi: la conca naturale affacciata sulla valle della mia apertura a Sohn; la Fabbrica Alta a Schio tra le rovine di un ex complesso industriale di produzione tessile; i capannoni industriali recuperati e resi centri culturali vivissimi in pieno stile nordeuropeo come il FAB a Prato e le Manifatture Knos a Lecce; la chiesa in cui ho suonato all’Ypsigrock; il palco all’interno del parco della Guastalla dell’Handmade Festival; la terrazza del Palazzo dei Congressi a Roma; le dune dell’Hana-bi; le masserie pugliesi e il cinema all’aperto di Udine.

La colonna sonora più bella di sempre?

Tra quelle più recenti Under the Skin, colonna sonora curata da Mica Levi. Cercando nei grandi classici invece quasi tutte quelle di Henry Mancini e di Ennio Morricone, Twin Peaks, Tokyo Drifter di Hajime Kaburagi e Kill Bill 1 e 2, per citarne alcuni.

La canzone perfetta da ascoltare il giorno del proprio compleanno?


Dipende se è un compleanno allegro o no! Happy Birthday di Stevie Wonder o Cal Tjader se è un momento felice. Se è un compleanno un po’ malinconico Chet Baker può essere un ottimo compagno.

E per fare l’amore?

Tra Arthur Russel e Lana Del Rey.

E per sfogare la rabbia?


Sun Ra, Cymbals (1973), oppure Iron Foundry di Alexander Mosolov (1927).

Ascolta Higher Living in streaming

Share: