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Planet Funk: «Nel nuovo disco canterà anche Dan Black»

La band sarà presente a Pitti Uomo 104 mercoledì 14 giugno con un imperdibile concerto che li vedrà celebrare il loro ritorno nella città gigliata insieme a U.S. Polo Assn.

Autore Piergiorgio Pardo
  • Il13 Giugno 2023
Planet Funk: «Nel nuovo disco canterà anche Dan Black»

Planet Funk (fonte: ufficio stampa)

È tempo di moda maschile e lifestyle a Firenze. Prende il via la manifestazione di riferimento per il settore, Pitti Uomo, che rimarrà a Fortezza da Basso fino al 16 giugno.

Il tema dei saloni estivi di quest’anno è Pitti Games, un tema che Raffaello Napoleone e Agostino Poletto, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale di Pitti Immagine, ritengono rappresentativo sia dell’appeal internazionale dell’evento sia del carattere propositivo e di sfida che lo stesso si accinge ad assumere. La sfida, di cui si intuisce già l’esito vincente, consiste nel riconvertire in energia positiva e capacità creative le difficoltà innegabili che caratterizzano la congiuntura attuale.

È lo stesso spirito con il quale affrontano presente e futuro i Planet Funk, presenti a Pitti Uomo 104 mercoledì 14 giugno con un imperdibile concerto che si terrà dalle ore 22 agli splendidi Giardini Torrigiani e li vedrà celebrare il loro ritorno nella città gigliata insieme a U.S. Polo Assn., marchio ufficiale della United States Polo Association (USPA), l’organo di governo senza scopo di lucro dello sport del polo negli Stati Uniti.

Abbiamo raggiunto i Planet Funk nel loro quartier generale fiorentino, l’iconico Tenax, al pari della formazione un classico del clubbing italiano e non solo, strappando Marco Baroni e Alex Uhlmann alle prove di allestimento, per avere con loro un breve scambio di battute in vista dell’evento.

L’intervista ai Planet Funk

Dei Planet Funk in ottima forma, direi. Come sono andate e stanno andando le celebrazioni dei vent’anni di carriera?

Marco: Benissimo. Ci rendiamo conto che nel nostro pubblico più che un ricambio generazionale è avvenuto un “rabbocco” generazionale. Ai vecchi fan se ne sono aggiunti di giovani e giovanissimi. Questo ha accresciuto la quantità di gente che viene a vederci. I nostri concerti sono sempre pieni. Questa è una cosa da non dare per scontata, per la quale non possiamo che essere grati a chi ci segue.

A proposito di nuovo seguito, cosa mi dite del disco ormai in cantiere da qualche tempo?

Marco: È il primo album senza Sergio della Monica, che ci ha lasciati a febbraio del 2018, per cui a livello di scrittura c’è ancora la sua presenza. Sarà un disco molto al passo con i tempi, con delle novità di suono, in cui canterà anche Dan Black. Anche se i pezzi sono stati scritti negli anni, la produzione è qualcosa di molto unitario. Ci abbiamo lavorato con cura e in un periodo preciso e ben compattato.

Alex, il tuo ingresso come cantante ha portato delle innovazioni nel suono del gruppo secondo il tuo modo di vedere?

Alex: Io venivo da un’impostazione cantautorale, indie se vuoi. Per cui la combinazione fra la mia vocalità e il suono elettronico è stata frutto di una ricerca che abbiamo fatto insieme e che credo sia anche la ragione per cui sono stato coinvolto nel progetto.

Marco: I Planet Funk sono un collettivo. Non è tanto il concetto di frontman quello che caratterizza i nostri cantanti quanto proprio l’idea di realizzare delle parti vocali in simbiosi perfetta con quello che sta accadendo musicalmente in una certa fase della nostra evoluzione.

Il concetto di collettivo in ambito italiano è sempre piuttosto raro. Voi lo siete da sempre, e tra l’altro uno dei vostri ambienti creativi è quello napoletano, dove si sono affermate interessanti realtà, anch’esse in vario modo ispirate alla formula del collettivo, tipo Thru Collected, o Nu Genea, per citare solo gli esempi più eclatanti. Billboard Italia si è recentemente occupata di Napoli. Voi, anche in quanto progetto tosco-napoletano, come vedete quella scena?

Alex: Considero Napoli una mia seconda casa. Quando sono arrivato in Italia è lì che ho registrato il mio primo album con i Planet Funk. Già si iniziava a respirava il fermento che ormai è diventato enorme, anche per la risonanza del calcio, delle fiction eccetera.

Quello che mi colpì subito della città e dei suoi ambienti, musicali e non, fu l’assenza totale di etichette. A Napoli si è liberi dalle catalogazioni, quindi è più facile esprimersi in un clima di libertà artistica e umana. I progetti musicali che citi sono validissimi. Noi come Planet Funk ci sentiamo vicini a tutte le realtà in cui si respirano innovazione ed energie positive.

Però è una vostra casa anche Firenze. Che effetto vi fa partecipare Pitti Uomo 104, in sinergia con un marchio legato all’abbigliamento sportivo come U.S. Polo Assn.?

Marco: È un grande piacere. Amo moltissimo Firenze e Pitti Uomo è un evento importante per la città, per tutto quello che vi porta. In termini non solo economici ma soprattutto culturali, di scambio, di evoluzione sociale. U.S. Polo Assn. è un marchio che amiamo molto, sia perché siamo appassionati di sport sia perché è un’azienda attenta ai temi della sostenibilità ambientale e dello sviluppo etico. È una collaborazione all’insegna dell’internazionalità. Ne siamo contenti.

A proposito di Firenze, che effetto vi fa trovarvi vent’anni e più dopo al Tenax, che vi ha visti tante volte, e a vario titolo, protagonisti?

Alex: È come essere a casa.

Marco: Alex Neri è addirittura resident qui, con Nobody’s Perfect, la sua serata che ormai è diventata storica.

La pandemia è stata anche un momento senza clubbing. Ora siamo tornati, sembra proprio il caso di dirlo, in pista. C’è un prima e un dopo? Cos’è cambiato secondo voi?

Alex: I primi tempi sono stati strani, c’era come una sorta di euforia un po’ isterica, un desiderio, un bisogno, o forse una illusione, di potere riguadagnare il tempo perduto. Adesso la situazione va normalizzandosi.

Marco: Personalmente vivo il clubbing da tantissimo tempo, fin dalle mie prime produzioni con Alex Neri, quando ancora non esistevano i Planet Funk, e si viveva un momento di grande commistione di generi, elettro, garage, house.

Quando abbiamo fondato il progetto ci siamo portati dietro sia l’esperienza del clubbing sia quella creatività indifferente alle etichette, di cui si parlava prima a proposito di Napoli. Era un periodo di grande libertà e di reazione alla crisi. Chissà che presto non se ne possa avere un altro ancora più forte, lasciandoci finalmente un po’ di problemi alle spalle.

Progetti futuri? Come saranno i vostri live?

Mario: Con l’uscita del disco avremo un tour promozionale vero e proprio, con una formula in cui componente elettronica e componente suonata andranno a fondersi insieme, per avere la stessa presenza del suono del disco, ma rimodulata e amplificata in modo da adattarla alla situazione.

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