Deriansky: il nuovo album “Qholla”, spiegato pezzo per pezzo
La scena parmense alza la voce grazie al classe ’99 Deriansky, gioiello di casa Asian Fake che pubblica oggi un progetto di 12 tracce
Nel panorama urban ci sono vari esempi di artisti capaci di creare e mettere a punto un progetto totalmente in autonomia, dalla scrittura dei testi fino alla produzione – basti pensare allo statunitense Russ. Dalla scorsa estate la label milanese Asian Fake si è assicurata un talento capace di fare lo stesso: si tratta di Deriansky, Dario Donatelli all’anagrafe, classe 1999 cresciuto tra Parma e Varese.
La frequentazione della scena parmense e degli ambienti HH underground gli ha permesso non solo di costruirsi come artista e produttore (autodidatta), ma anche di farsi notare da artisti affermati, conosciuti tra la città d’origine e Milano. Si ritrova così ad aprire i concerti di Johnny Marsiglia, Nerone, Murubutu, R.A. the Rugged Man e A.F.R.O.
Oggi Deriansky ha pubblicato il progetto Qholla, debut album sotto Asian Fake, impreziosito dal lavoro del visual designer Nic Paranoia che ha firmato la parte grafica ed estetica. Doveroso sottolineare che le 12 tracce presenti in tracklist se le è scritte e prodotte da solo.
A conferire ulteriore appeal a Qholla ci pensa il concept su cui è costruito il disco. Al centro del progetto troviamo il tema dell’ansia. Il titolo scelto da Deriansky si riallaccia proprio all’idea dell’ansia intesa come un materiale che fa da controverso collante dell’individuo. Da un lato tiene insieme le varie identità e paure che ci formano, favorendo una sorta di equilibrio, dall’altro è praticamente impossibile liberarsene.
Un disco dalle premesse molto interessanti. Abbiamo contattato Deriansky per farcelo raccontare, track by track.
Intro
L’intro ha come funzione quella di introdurre l’ascoltatore all’atmosfera del disco, passando da parti più “melodiche” (pur sempre con contaminazioni digitali) per arrivare ad una seconda parte con sonorità più cupe e crude, andando a presentare quello che si troverà all’interno del disco.
Tomasiti
Il nome è una storpiatura di una frase in inglese, “to my city”. Non canto direttamente di Parma (la mia città) ma della quotidianità che vivo in essa. Parla delle mie esperienze e del mio vissuto. A livello tecnico volevo sorprendere l’ascoltatore con la strumentale, per i vari glitch e giochi ritmici all’interno del beat. E’ una traccia piuttosto carica.
Estate Fold 2018
Racconta una mia estate “pacco” che ho trascorso nel 2018. E’ un pezzo davvero genuino che ho registrato in quel periodo. Ero particolarmente afflitto dal caldo afoso e dal lavoro che aveva degli orari opprimenti, mentre io volevo fare tantissime altre cose. Il beat è quello più trap, più banger, è stato fatto in uno studiolo casalingo a torso nudo, per rendere l’idea.
‘Riansky paranoia #1
Ho voluto dividere l’album in tre parti. Questo brano sancisce la fine della prima oltre ad essere una pausa, l’ho pensata come un segnaposto, come se il disco fosse un lungo film e la traccia facesse da pubblicità.
Team Crociati
Prende il titolo da una squadra dilettantistica di calcio di Parma contro cui ho giocato spesso da ragazzino. A parere mio è una delle tracce più forti del disco, che ha al suo interno diversi contrasti. Questo brano è diviso in due parti, nella prima parte vuole essere rappresentativa per me e il mio team. Dopo un drop celebrativo vado invece a toccare tematiche più politiche di protesta.
No.Magia (feat. Deepho)
L’ho scritta sulla metro di Barcellona, mentre sentivo al telefono Deepho che era a Parma. In questo brano vogliamo esprimere che per ottenere dei risultati bisogna lavorare duro, che le cose non si ottengono per magia. Vengo da un ambiente in cui non c’è nulla di “magico” in quello che ti succede, ci sbattiamo tutti i giorni e bisogna credere nei propri ideali, nei propri punti fermi e seguirli fino in fondo.
F
La traccia che valuto più rap del disco: volevo un pezzo che fosse puramente una mitragliatrice di rime. Il brano non ha un tema principale, è una critica al modo di pensare, alla società ma racconta anche di me. Ho voluto questo titolo (F) che può stare per tante cose perché voglio che sia l’ascoltatore a dare un significato al titolo.
‘Riansky paranoia #2
È la seconda pausa, il secondo segnalibro del disco. Questi due intermezzi nascono da una collaborazione fra me e Nic Paranoia e sono state delle colonne sonore utilizzate per delle sue installazioni (a Milano e Roma). E’ un accenno di un lavoro che in un futuro io e Nic vorremmo sviluppare.
Safari
Safari come struttura è molto simile a Team Crociati. Nella prima parte sono molto auto-riflessivo, mi sfogo delle mie insicurezze sul futuro (la metafora del safari è: voglio fare un giro nel mondo esterno ma per fare un safari basta fare due passi fuori dal proprio quartiere, dalla propria città). Nella seconda parte mi confronto con la realtà: non so bene, in questo fango, per poi ritrovarmi ad adattarmici.
Polansky
Descrive un po’ il nostro modo di fare. Polansky sta per la macchina Polo della Volkswagen (nella compagnia di Wozza quasi tutti avevano quella macchina ed era diventata il loro marchio di fabbrica). È un altro banger, la produzione si avvicina alla trap “metallica”, mi sono ispirato a SOPHIE, artista molto sperimentale.
Qholla
Qholla è la title track, vuole spiegare il concept dell’album. Non è una canzone serena, parlo però di passi importanti della mia vita e di quanto sia difficile portare i propri pesi sulle spalle. La chiave per leggere i miei pensieri non la do a nessuno, non lascio entrare nessuno nella mia testa ma rispetto chi ci prova, per dare una sua definizione della “qholla”.
Indiana (bonus track)
È una traccia che ho fatto nel 2017. Ero più piccolo e vuole rappresentare la “presa bene”. Voglio trovare una ragazza fuori di testa e andare a vivere in Indiana con lei, fuori da tutto. E’ la traccia più immatura, per tutta la canzone uso il sample di Gun Street Girl di Tom Waits, ed essendo la più vecchia l’ho lasciata come bonus track.