Hip Hop

DrefGold sul nuovo album “ELO” e la “presa bene”. L’intervista

A quasi un mese dall’uscita del suo secondo album, DrefGold riflette sui sogni che si avverano e sul suo ruolo nella scena trap italiana

Autore Silvia Danielli
  • Il25 Giugno 2020
DrefGold sul nuovo album “ELO” e la “presa bene”. L’intervista

DrefGold, alias Elia Specolizzi, classe 1997

È uscito a fine maggio e continua a macinare consensi: è ELO, il nuovo e secondo album di DrefGold. Prodotto dal suo fido compagno Daves The Kid e da nomi in ascesa della scena come Drillionaire e Peppe Amore, vede anche la presenza di un big come Charlie Charles in Elegante, la traccia con Sfera Ebbasta di cui è uscito da poco il video.

DrefGold, vero nome Elia Specolizzi, classe 1997, da Bologna, si è messo parecchio in gioco. Considerato uno dei più importanti rappresentanti della bubblegum trap, ovvero il sottogenere che più si avvicina a un pop melodico e che all’estero vede tra i suoi portabandiera Lil Yachty, ha affrontato in questo lavoro temi più intimisti e sound diversi rispetto al precedente Kanaglia.

Il disco infatti si intitola ELO come il soprannome che gli avevano dato i suoi genitori da piccolo. E per i featuring DrefGold ha chiamato due suoi miti di sempre come Gué Pequeno e Luché. Artisti che stima parecchio come Tedua, Capo Plaza (al quale spesso è stato accostato), gli FSK Satellite, Tony Effe della Dark Polo Gang e Sfera naturalmente.

Da una settimana è uscito il video di Elegante che conta già più di 1 milione e 300mila views:è stato girato in questo periodo?

Eh sì, è stato un po’ complicato per la gestione di tante persone sul set. Ma per me è un video bellissimo, pulito, con tutti questi riferimenti artistici, ad Amore e Psiche per esempio, pensati dal regista (Alexander Coppola ndr).

Come è il tuo rapporto con Sfera?

Bello. Siamo amici da 3 anni, ovvero usciamo la sera, ci incontriamo apposta in studio per cazzeggiare e l’ho anche raggiunto a Los Angeles l’estate scorsa. E lavoriamo anche insieme, ovviamente Elo è uscito sotto la sua etichetta BHMG. È un ottimo rapporto.

Altre volte hai raccontato che Sfera e Charlie ti avevano contattato la prima volta su Instagram nel 2017: ai tempi non ti ha fatto impressione?

Mi avevano scritto su Instagram e mi hanno invitato a Milano e sì, mi ha fatto moltissima impressione. In quel momento si stavano affermando nuovi rapper come Capo Plaza, ad esempio, e mi sono chiesto ma perché proprio io? In quel momento loro erano molto più grandi e importanti di me e mi chiedevo se potesse servire a qualcosa un featuring con me. Però sono stati anche molto diretti e mi hanno spiegato che volevano creare una nuova etichetta ed erano in cerca di talenti. Abbiamo impiegato un po’ di mesi prima che firmassimo il contratto e io sono ovviamente ancora mega-felice. Sono passato da 1000 follower a 100mila in maniera super-veloce, anche se non è quello l’indice più importante. È proprio come se il mio sogno si fosse realizzato.

Avevi in testa questo fin da bambino?

Sì, dai 13-14 anni, da quando il mio gusto si è definito in maniera precisa.

DrefGold, ti capita mai di pensare di aver raggiunto già tutto o quasi?

Mai. Sono sempre carico. È anche da troppo poco che ho iniziato. Non ho neanche 5 anni di concerti alle spalle e poi proprio adesso che si sarebbero dovuti tenere gli instore si è bloccato tutto! ELO sarebbe dovuto uscire a fine marzo ed è stato rimandato un po’ di volte. Alla fine abbiamo pensato che sarebbe stato anche giusto far uscire musica proprio in questo periodo per aiutare a risollevare gli animi.

Di ELO devo dirti che mi è piaciuta proprio tanto 223, come è nata?

Ah grande, 223 è proprio l’unico pezzo scritto interamente in quarantena da me, nel momento in cui non uscivo nemmeno per andare a fare la spesa. L’album era finito, ho proposto di inserirlo all’ultimo al mio team e per fortuna mi hanno dato ragione. Ho fatto anche metà del lavoro del produttore: ho sistemato i settaggi della voce e me la sono pre-registrata, il beat ovviamente non è mio.

L’ultima traccia Notte e giorno ricorda Giorno e notte di Inoki e Joe Cassano, nomi storici per la Bologna degli anni ’90 culla in Italia dell’hip-hop. Che cosa vorresti vivere in prima persona di quel periodo?

Ovviamente avevo solo 2 anni quando era uscita ma talmente tante persone mi hanno raccontato di quel periodo che mi pare quasi di esserci stato. Soprattutto se penso a queste gare magnifiche di freestyle dove c’era sempre l’open mic disponibile, e bastava salire sul palco e iniziare, anche se nessuno ti conosceva. In questo modo tenevi sempre vivo il rap. Anche quando ero piccolo io andavo a vedere le gare di freestyle ma non ho mai partecipato.

Il freestyle secondo te, DrefGold, è fondamentale per avere un buon flow?

Io credo di no, se vuoi produrre delle belle hit come quelle di Sfera Ebbasta o di Tedua, per esempio, non credo che sia poi così fondamentale averlo fatto in passato. In fondo, se sei bravo a fare freestyle impari a scrivere a macchinetta e a incastrare le rime però magari i tuoi pezzi non hanno una melodia. Mi pare che diventi un flow solo rap e che non trasmetta veramente un’emozione.

Ti ha dato fastidio in passato che qualcuno abbia fatto notare che utilizzavi troppa melodia?

Mi ha innervosito quando qualcuno in passato ha detto che io non sapevo rappare e facevo solo melodia! Ma, ragazzi, vengo da Bologna, appunto, vi pare che non sia capace?! Vengo da una città che veramente ha un background hip-hop più di altre. Come ho dimostrato in questi giorni so fare anche io dei freestyle. Ma preferisco fare dei pezzi che possano piacere a tutti, non solo a chi apprezza il rap.

Anche in questo album torna lo sciroppo, la purple drank, in alcuni testi: a che punto siamo? È un mito o una realtà diffusa?

Come parola è spesso usata anche dai ragazzini per far capire che appartengono a una determinata scena. Secondo me è una realtà ma non per l’Italia dove è praticamente inesistente.

Dref domandona molto profonda: quando hai deciso di farti i capelli così?

In realtà sono stato uno dei primi nel 2017, ero ancora a Bologna e avevo deciso di colorarli di rosso e giallo. Credo che abbia aiutato a definire la mia personalità, anche Sfera mi aveva fatto i complimenti per la scelta, mi aveva detto: “Bella bro, hai fatto benissimo”. Io ero malato per i capelli, ho provato di tutto, dalle treccine colorate fino ai dread come adesso. E devo dire che presentandomi così, coi dread colorati, la gente capiva subito che ero un po’ bizzarro e particolare. Ci stava.

Se guardi la scena trap italiana da fuori tu che ruolo giochi?

Credo quello di portare la presa bene ovunque.

Ascolta qui ELO di DrefGold.

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