Cantera è un termine utilizzato in spagnolo per indicare le scuole giovanili gestite dalle società sportive. Una parola che può essere applicata a diversi sport di squadra, dal calcio al basket, dove è il gruppo a fare la differenza, più che il singolo. In particolare, ci si focalizza su quei giovani promettenti di cui prendersi cura per fargli spiccare il volo al momento giusto. Questo concetto si ritrova anche in Cantera Machete Vol. I, il progetto discografico pubblicato oggi, voluto fortemente dalla crew Machete e, in particolare, da Jack the Smoker, che insieme a Charli KDM è stato il padrone di casa dell’omonimo format andato in onda su Twitch da marzo a giugno 2021.
«I ragazzi che iniziano a fare musica hanno già un obiettivo concreto: raggiungere un’etichetta, produrre i loro lavori in maniera professionale e cercare di farsi notare» ci ha raccontato Jack The Smoker durante la nostra intervista telefonica. «Riceviamo sempre tantissima musica e quindi abbiamo raccolto un’esigenza: quella di farsi ascoltare. C’è tanta roba brutta in giro, ma anche molta valida, quindi è un attimo che un ragazzo acerbo, seguito nella maniera giusta, possa trovare la sua dimensione artistica».
Il format, ci ha raccontato Jack the Smoker, è nato dall’esigenza di dare un appoggio ai giovani talenti, ma anche grazie alla sua attitudine da talent scout.
Da Twitch al coinvolgimento del pubblico, il progetto Cantera
Avete realizzato Cantera Machete su Twitch. Soprattutto con il lockdown questa piattaforma è veramente esplosa, voi ne avete capito subito le potenzialità?
Io non ero molto skillato perché l’ho sempre associato al gaming. Manuelito (Hell Raton, ndr) invece ci lavora da un po’ di tempo e ne ha subito capito le potenzialità. La scelta è stata naturale, perché farlo su Instagram non ci avrebbe dato la possibilità di interagire davvero con il pubblico, soprattutto con i ragazzi più giovani che sono tra i più attivi quando si parla di musica e nuovi talenti.
Il pubblico infatti è stato coinvolto parecchio.
Assolutamente. Decidevamo noi i vincitori delle singole puntate di Cantera Machete, ma abbiamo sempre tenuto in considerazione l’opinione della community, anche per avere un feedback in termini di interesse nei confronti degli artisti. Se non avessimo voluto l’interazione con loro avremmo fatto tutto in maniera privata, scegliendo dieci artisti e mettendoli dentro un disco. Devo dire che abbiamo avuto una bella risposta, non immaginavo che Twitch avesse questo potenziale.
Jack the Smoker: «Cerco carisma, originalità nella scrittura e capacità di discostarsi dal filone unico»
Tu hai fiuto per i talenti, hai scoperto Dani Faiv e in generale Machete nel corso degli anni ha tirato fuori tanti artisti promettenti. Quali sono le caratteristiche che deve avere un talento? Come lo riconosci?
Spesso si fanno riconoscere da soli. Io ho uno studio di registrazione e ho un’esperienza ormai pluridecennale, quindi ne conosco bene i meccanismi ed è facile capire quando un artista è futuribile. Anche se il progetto è acerbo capisci subito chi ha una scintilla nella scrittura o un tratto di personalità forte. Sicuramente poi ricerco l’originalità, cosa non facile da trovare, perché i giovani sono spesso influenzati dai loro ascolti e magari hanno pochi riferimenti. Tendenzialmente le cose che mi fanno drizzare le antenne sono carisma al microfono, originalità nella scrittura e la capacità di discostarsi dal filone unico.
In questo momento, per emergere, c’è bisogno dell’endorsement dei grandi?
Aiuta molto, anche perché se guardi su Spotify i pezzi più ascoltati degli emergenti sono quelli con i featuring. Le persone spesso arrivano agli artisti per associazione, quindi l’endorsement non può far altro che aiutare, oltre a farti saltare tanti step. In questo periodo c’è la rincorsa ai numeri, che parlano in maniera un po’ fredda, ma rendono importante la presenza di qualcuno che ti legittimi. Personalmente non ragiono così, soprattutto con gli emergenti, perché voglio che pensino per step, costruendo qualcosa di costante, piuttosto del botto che dura un anno, se non meno. In questo mondo non esistono persone che ti vogliono bene, ma chi vuole farti fare le cose nel modo giusto ti spinge a farle in maniera lungimirante.
Si perde quello che è il percorso fatto di traguardi, ma anche di sconfitte.
Certo, perché per tutto il resto c’è Mastercard (ride, ndr.), ma per fare le cose come si deve bisogna fare un percorso. Sembra banale, ma è questo che ti fa porre le basi per una carriera duratura, che è la cosa più importante. I ragazzi spesso vedono cifre che non hanno mai visto, impazziscono e poi rimangono delusi perché non fanno il platino o il singolo non va come quello precedente. Qui c’è la botta psicologica e il rischio che perdano fiducia, che è fondamentale quando si fa arte.
Cantera Machete Vol. I è un fermo immagine dello stato attuale della musica urban in Italia
In un’intervista nel 2020 hai detto che ti sembrava che il rap nel nostro Paese non fosse ancora entrato nella testa delle persone. A distanza di un anno la pensi ancora così?
Credo che sia ancora più vero adesso. Se vai a spulciare le classifiche degli ultimi mesi ti rendi conto che i dischi rap sono pochissimi, perché un certo format del rap ha iniziato a scocciare. Io però sono fiducioso, perché vedo tanti ragazzi talentuosi, ad esempio in tutto il filone della drill. Comunque il rap va a periodi, ma penso che darà sempre qualcosa finché davvero non diventerà obsoleto. La formula della trap forse è un po’ passata di moda, ma chissà…
Entriamo nel vivo di Cantera Machete. È un progetto ricco di sonorità, anche diversissime tra loro, che dimostrano come il rap sia sempre più contaminato.
Il disco raccoglie tanti suoni diversi perché è un “blue print” dello stato attuale della musica urban. Con tutte le cose che ci sono arrivate ci sembrava interessante rappresentare le varie anime del genere. È una scelta coerente, pur non essendo coerente il suono, perché racconta come gli emergenti percepiscono quello che possono fare.
Tra gli undici artisti di Cantera Machete c’è anche Zoelle. Come sta la scena femminile urban?
Se non ci focalizziamo solo sul rap, ma facciamo appunto un discorso più ampio, vedo tanti talenti femminili che fanno questo mezzo rap-mezzo cantato, e vedo Zoelle tra gli artisti che potranno dire la loro prima di altri, ha potenzialità più immediate. Già durante la puntata in cui ha vinto aveva attirato l’attenzione, quindi vuol dire che abbiamo visto bene in termini di futuribilità.
Jack the Smoker: «Senza concerti i ragazzi non imparano a stare sul palco»
Negli ultimi giorni si è molto discusso della ripresa dei concerti. Il live è sicuramente un momento fondamentale per gli emergenti che si sta un po’, purtroppo, perdendo.
Per il mondo giovanile, non solo per chi si esibisce, tutto questo è davvero pesante e lascerà delle cicatrici, perché il bisogno di aggregazione ed espressione è qualcosa che è troppo importante, soprattutto quando sei giovane. A livello artistico i ragazzi non imparano a stare sul palco, una cosa che noi siamo stati fortunati a fare, a partire dalle jam piccole o dai contest di freestyle in piazzetta. Ultimamente si era perso anche qui il concetto di step, perché da 10 persone alcuni artisti si sono ritrovati ad esibirsi nei palazzetti. Meglio fare il concerto piccolo, dove guardi le persone negli occhi e capisci se quello che fai sta piacendo.
Machete non si occupa solo di musica. Sempre parlando di emergenti, avete in cantiere altri progetti collaterali? C’è qualcosa che bolle in pentola ai piani alti?
Io non mi occupo del mondo gaming, la Play Station per me è un poggiabicchieri in questo momento (ride, ndr). Sicuramente è uno dei principali core business di Machete, perché è un mondo fertile dove c’è tanto ritorno sia umano che lavorativo. Per quanto riguarda la produzione di dischi è tutto legato alla questione live, perché è triste far uscire progetti e non poterli portare in giro. Io ho pubblicato il mio ultimo l’anno scorso e ho fatto il primo concerto settimana scorsa. Per quanto riguarda Machete, sicuramente qualcosa bolle in pentola.