Hip Hop

Massimo Pericolo: la paura più grande, i desideri, “Solo tutto”. L’intervista

Esce il secondo album di Massimo Pericolo. In una intervista molto personale ci ha raccontato il senso di scrivere rime oggi, del cercare la felicità per sé e per gli altri e di quell’ansia che non se ne va. Mai

Autore Silvia Danielli
  • Il26 Marzo 2021
Massimo Pericolo: la paura più grande, i desideri, “Solo tutto”. L’intervista

Massimo Pericolo, foto di Giulia Bersani

L’incontro con il Massimo Pericolo della musica rap italiana avviene in un giorno di zona rossa in Lombardia sulla panchina di uno dei parchi più signorili, gettonati, e – se ancora si può dire oggi – borghesi di Milano: quello di Porta Venezia. Come tutti sanno Alessandro Vanetti, per gli amici “Il Vane”, è diventato Massimo Pericolo durante il suo periodo di reclusione in seguito all’ operazione della Polizia di Stato, Scialla Semper, che poi è finita a sua volta a dare il titolo al suo primo album nel 2019.

Ottimi risultati come stream, boom views, grandi riscontri anche da parte della critica, degli addetti, degli altri artisti, dei ragazzini pronti a osannarlo come il loro nuovo eroe. E soprattutto un tour a fine 2019, insieme a Barracano e Speranza, di cui hanno parlato tutti. «Sono stato davvero fortunato, se fosse arrivato il Covid un anno prima non avrei potuto presentare il mio album dal vivo e ora non sarei qui a parlare di una svolta personale», racconta lui classe ‘92 nato e cresciuto in provincia di Varese, a Brebbia, spesso citata nei pezzi, a parte un intermezzo a Catania con la madre.


Ma quei 2 anni (come cantava in 7 Miliardi, la prima vera canzone a spopolare), tra 4 mesi in carcere e i 14 ai domiciliari, rimangono nell’aria, nei discorsi e nelle rime, anche se non sono più il leit motiv del suo nuovo – importante – secondo album, Solo tutto. Esce oggi, venerdì 26 marzo, con la produzione di Phra (Crookers) e racchiude in sé ancora tutto il mondo poetico di Massimo Pericolo. Nudo e crudo, a volte disturbante. Senza alcuna aggiunta di edulcorante.

Di fianco a noi, delle ragazze impegnate nel 7 minutes work-out eseguono addominali e jumping jack con musica dance a palla. Dei bambini chiedono con insistenza il bubble-tea alla mamma mentre dei ragazzi si accorgono del Vane e gli chiedono una foto. Noi cerchiamo di ricostruire la nascita di Solo tutto, del senso profondo dell’ispirazione musicale e di cosa significhi lavorare sulle parole oggi nel rap. Anche del senso della vita e della rabbia che può non passare mai. L’intervista completa sarà sul numero di aprile di Billboard.


Comunque, anche Massimo Pericolo è decisamente preso bene dall’idea di adottare uno stile di vita sano come le ragazze in leggings e crop top. «Sono un po’ stanco ora perché mi sto svegliando alle 6 del mattino. Devo stare attento a non andare a letto più tardi di mezzanotte e non è facile perché sono preso da Twitch e da tutto il resto della promozione».

Da quanto va avanti questa tua nuova routine?

Due giorni (ridiamo entrambi, ndr). Ma sono intenzionato ad andare avanti, sono 15 anni che me lo ripetono in tanti ma non io ho mai ascoltato però mi sento già meglio. Se mi alzo alle 2 del pomeriggio non vedo solo l’ora di tornarmene di nuovo a letto.

Ti dedichi ancora al kung-fu?


No, ma riesco ad applicare quello che ho imparato lì anche in palestra, come l’importanza dello stretching. L’altro periodo in cui mi alzavo così presto è stato quando ero in Cina e in effetti riuscivo ad allenarmi tantissimo e la giornata partiva alla grande. Poi mi mettevo a scrivere un sacco di mail cioè delle vere e proprie lettere vecchio stile.

Sei arrivato alla conclusione che la disciplina aiuti l’arte?

Credo di sì. Ciò che ho prodotto finora è stato figlio di una vita caotica. Ma ora non sarebbe genuino mantenere la stessa linea perché la mia vita è cambiata: ho una casa mia, mangio in modo più regolare, insomma ho i comfort di una vita agiata.

Un album figlio del Covid

Solo tutto invece è figlio del benessere?


No, è figlio del Covid. Molte tracce sono nate proprio a casa mia dove mi sono portato il microfono da studio e una scheda audio. Solo qualche traccia l’ho registrata in studio da Phra. L’uscita è già stata spostata due volte e a me è andata ancora bene. Qualcuno magari è riuscito a produrre il suo primo album ma non è mai riuscito a presentarlo live. I feat presenti li ho fortemente voluti ma non è stato possibile creare nessun rapporto umano, purtroppo. Nessuno scambio che ti dia un po’ di energia come capitava in questo ambiente. Venerus è andato da Phra ma io non c’ero, così Madame e J Lord. Lui poi è nuovo ma davvero forte, me ne sono accorto dal primo ascolto. Comunque, questo disco è un miracolo. In questo momento lotti per qualsiasi cosa.

Non hai lavorato di persona nemmeno con Salmo?

No, purtroppo. Lo conoscevo già. Una sera era anche rimasto a dormire da me e gli avevo anche fatto ascoltare dei pezzi che avevo scritto a 16 anni: inascoltabili ora! Era stato un bel momento, come non ce ne sono più. Alla fine durante la pandemia son riuscito a mantenere dei rapporti solo con i miei amici più stretti e con i miei nonni. Basta. Ne ho trascorsi tanti di momenti piacevoli, anche con Emis Killa o con Marracash.

Hai avuto molti padri putativi, come Fabri Fibra per esempio, ma citi solo Marra in una rima di Casa nuova, la prima traccia dell’album: perché?


Perché Marra si è espresso tante volte pubblicamente in mio favore e io non potevo avere un riconoscimento migliore. È stato il mio idolo, io volevo essere un artista come lui, siamo due persone che parlano tanto di temi sociali, anche se in modo diverso.

La tua barra continua dicendo che è semplice in questo periodo in Italia essere il numero 1.

Io credo che si sia un po’ perso l’approccio intelligente-acuto e il gusto per la punchline. È facile così essere il numero 1. Come dire sono arrivato terzo ma eravamo in 3. Son in pochi oggi a cercare di rifare ciò che ha fatto Marra e i rapper di quel periodo. Ora si può essere in competizione per i numeri di stream o al massimo per il carisma, ma la scrittura non è più terreno di competizione.

Massimo Pericolo tra ispirazione, ansia e incazzatura

La vita più agiata di cui parlavamo potrebbe essere controproducente per l’ispirazione?


Non credo. Quello che è veramente cambiato per me è il modo di sfogarmi: non posso più permettermi di fare l’alcolizzato, dormire poco, mangiare di merda e andare alle feste. Il mio obiettivo è vedere se dalla mia nuova dimensione, da una prospettiva sempre sincera e genuina, riesco a creare lo stesso valore artistico.

Io volevo fare il rapper solo per avere una vita normale, senza troppe preoccupazioni. Poi l’ansia mi rimane sempre, ovvio. Mi chiedo se avessi avuto una vita più tranquilla nell’infanzia se oggi sarei ansioso lo stesso, ma è chiaro che non è il cambiamento materiale a rasserenarti. Prima avevo un motivo per potermi sfogare e poteva essere il fatto che mio padre trascurasse me e mia madre, ora non più. Io voglio crescere, voglio fare quello che sento di dover fare e raggiungere i miei obiettivi.

Non credi che l’ansia nasca anche spesso in chi non ha motivi e soprattutto obiettivi?

Certo, anche. L’ansia è vivere nel futuro e pensare che andrà tutto male. Io credo che la vita ti conceda pian piano dei momenti belli come a me che ho comprato casa, preso la macchina, iniziato ad aiutare mia mamma. Però continuo ad andare dalla psicologa perché so che dall’ansia non si guarisce facilmente.


E anche l’incazzatura generale ti è rimasta?

Sì, se non riesco a essere felice. Quando mi rendo conto che alla fine mi sfugge il vero senso della vita mentre altri magari lo hanno capito. Ora forse è più duro il confronto con me stesso. La depressione è molto più solitaria quando non ci sono reali mancanze e sicuramente incomprensibile agli altri. Io ho sofferto anche di disturbi ossessivo-compulsivi ma quando risolvi una modalità sai che quel meccanismo si può adattare e continuare. Per cui… mi incazzo.

Massimo Pericolo: che cosa significa veramente “Solo tutto”

Cazzo culo, il pezzo con Salmo, parte con una intro di pianoforte perfettamente disturbante, arrivano dei beat techno da rave party, e poi ci piazzi anche “Come i nazi con gli ebrei. Adesso lamentatevi”: vuoi dare fastidio?

Sì, esatto, l’ho scritto per far incazzare gli stupidi. Se ti incazzi perché ho fatto un paragone con un dato storico puoi essere definito solo in un modo. Io parlo di razza perché intendo una categoria di persone ben precisa: quella di coloro che fanno di tutto per rubarti i soldi e poi spariscono. All’inizio il pezzo era diverso nel mood, più triste. Prima cantavo invece alla fine urlo e mi sembra sia più potente.


Mentre Sai solo scopare! è la tua breakup song, il tuo racconto di una storia d’amore finita male?

Racconta il periodo dopo il carcere, in cui facevo un lavoro di merda in una ditta. Ho visto gente farsi davvero male sul lavoro e continuare ad andare avanti circondata di sangue fino alla chiusura della ditta. È soprattutto quello.

In Solo tutto è palese un gusto nineties nelle produzioni di Prah: omaggio cosciente o solo il frutto dei vostri gusti?

Io credo che se una base spacca sia senza tempo. Se hai un’idea che magari appartiene al passato ma la fai bene ha lo stesso la sua dignità. Non bisogna inseguire per forza la contemporaneità secondo me. Anche Sabbie d’oro era uscita in un periodo in cui andava solo la trap ma ha avuto successo lo stesso. Comunque certo: rispecchia i nostri gusti spontanei.


Alla fine: Solo tutto che cosa rappresenta per te?

Vuol dire desiderare. Anche il lusso o il benessere, non mi sembra un peccato. Qualsiasi cosa tu voglia, hai il diritto di provare il desiderio di averla e di sognare… Solo tutto. Desiderare solo una vita decente. Dovrebbe essere un diritto umano di tutti ma non è così. Ad altri ho risposto in maniera diversa, perché ero un po’ in paranoia e anche perché quel titolo è nato senza significato e non volevo spiegarlo troppo, per me era poetico e basta. Ora, solo ora, mi sento di darti questa risposta.

L’intervista completa a Massimo Pericolo è sul numero di aprile di Billboard Italia.

Share: