Hip Hop

Tedua: «Vi racconto il mio rap figlio di traumi classisti». L’intervista

Non aspettatevi un elogio della vita di strada. Tedua è al primo posto della classifica FIMI per il mixtape Vita Vera e parla di tutto con molto equilibrio

Autore Silvia Danielli
  • Il12 Giugno 2020
Tedua: «Vi racconto il mio rap figlio di traumi classisti». L’intervista

Tedua

Tedua è l’artista che tutti oggi dovrebbero ascoltare. Non solo perché stanotte è uscito Vera Vera – Mixtape aspettando la Divina Commedia che completa Vita Vera -Mixtape, pubblicato solo una settimana fa ed è al primo posto della classifica FIMI appena annunciato. Non soltanto perché è sicuramente tra i rapper italiani più amati e seguiti. Ma anche per quello che dice e per come lo dice.

Perché è raro trovare un ragazzo di 26 anni, nato a Cogoleto, vicino a Genova, e vissuto tra lì e Milano, raccontare la realtà con tanto equilibrio e maturità. Potrebbe anche montarsi la testa nella consapevolezza dell’ottimo momento che sta vivendo ora (il mixtape a poche ore dall’uscita sta andando alla grande, mentre il pezzo Polvere feat. Capo Plaza di una settimana fa è entrato anche nella 200 Global Chart di Spotify e ha già più di 2 milioni e 700mila streams). E due anni fa, del resto, Mowgli, era stato certificato doppio disco di platino.

In Vera Vera – Mixtape aspettando la Divina Commedia Tedua ha coinvolto altri nomi forti come Massimo Pericolo, Gemitaiz, Madman, Shiva, il DPG Tony Effe. La produzione è sempre del fidato Chris Nolan e anche di Nebbia e Shune.

Tedua, ovvero Mario Molinari, ha avuto delle difficoltà nel suo percorso di crescita e questo non lo ha mai nascosto né particolarmente enfatizzato. Qualche giorno fa ha pubblicato un mini-video davvero toccante dove insieme a immagini della sua infanzia e dei giorni più recenti, si racconta in prima persona con la voce di Luca Ward.

«Non volevo spacciarmi per un bambino cambogiano o delle favelas brasiliane, ma ho una storia umile alle spalle e come me tanti altri. Volevo raccontarla e fare una sorpresa a mia mamma. In più sono un grande fan di Luca Ward e volevo omaggiare in qualche modo il cinema italiano che apprezzo molto», racconta.

Partiamo da La Divina Commedia che citi nel titolo: che cosa rappresenta per te oggi? E per te quando andavi a scuola?

È una delle migliori metafore con cui identificarsi nel proprio percorso di vita, soprattutto nella post-adolescenza quando si diventa grandi, si smarrisce la via e l’innocenza di fondo. E poi La Divina Commedia rappresenta ognuno di noi, dal ragazzo che ha frequentato il liceo a quello dell’alberghiero, a tutti è capitato di perdersi “nella selva oscura”. Dopo Mowgli (e il libro della Giungla) e dopo Orange County cercavo un concept veramente forte. A scuola l’avevo anche seguita volentieri e avevo preso un bell’8 nell’interrogazione, però ora me la sto ripassando bene!

A proposito di liceali, Tedua avevi raccontato tempo fa che ti eri ritrovato nel bel mezzo di loro conversazioni filosofiche dove avevi cercato di raccontare anche le tue esperienze più di “strada” e di vita vera ma che non ti avevano dato retta. Ora che ti ascoltano tutti pensi di avere avuto la tua rivalsa?

La vita vera può essere anche passare i pomeriggi con gli amici a parlare di filosofia e politica, di storia o di amore. Non voglio assolutamente raccontare a un liceale che la vita vera sono i discorsi sullo spaccio. Lungi da me. Se il discorso diventa invece che sono ascoltato anche dalla borghesia superficiale e bigotta allora sì è una rivalsa. Io non credo di fare un rap classista ma figlio di traumi classisti, questo sì lo posso dire con tranquillità.

Il tuo discorso mi ricorda molto la figura di Martin Eden, il personaggio del romanzo di Jack London. Sintetizzo: senza alcun mezzo ai suoi inizi Martin lottò tutta la vita per affermare un certo tipo di cultura lontano dalle apparenze: lo hai letto?

No, ma ora lo farò. A volte penso che per questo discorso mi ha sempre affascinato la figura di Will Hunting con Matt Damon. Io non ho mai sputato sull’istruzione, anzi. Penso proprio che sia fondamentale per il riscatto della persona. Io cerco di togliere l’ipocrisia anche nei ragazzi di strada.

Perché la noti anche lì?

Tantissimo. Chi nasce senza mezzi si divide in due macro-gruppi: chi si piange addosso e chi ama la vita. Purtroppo del primo gruppo spesso fanno parte coloro che non hanno cultura e io con la mia musica spero di portarne almeno un po’. A me il rap alle medie aveva segnato tantissimo.

Dimmi i tre nomi che ti hanno segnato, americani immagino.

È difficilissimo ma dirò Young Thug, Meek Mill e Chief Keef.

E della old school?

Eminem, Jay-Z e Tupac.

Di fronte ai rapper che raccontano di situazioni di vita vissuta ma hanno chiaramente sempre vissuto solo nell’agio, che sensazioni provi?

Quando ero più giovane mi davano un po’ fastidio ma ora basta. Credo che se qualcuno mente alla propria coscienza riceverà energia negativa ed è solo affar suo. Poi una persona ha anche il diritto di pompare il suo ego su una base, ci sta nel discorso del rap ovviamente.

Avevi detto che a 20 anni si raggiunge il massimo della purezza dell’animo e non possiamo farcela schiacciare dal lavoro o dallo stress: adesso che ne hai 26 la pensi ancora così?

Certo. A 20 anni non sei più un teenager e stai diventando adulto, la tua anima è pronta a capire quale sarà il tuo obiettivo nella vita. È così almeno per un ragazzo occidentale perché magari per un indiano con pochi mezzi è diverso, probabilmente è già un uomo fatto e finito già a 15 anni. Da noi i ragazzi a quell’età, soprattutto i maschi di 15-16 anni, sono tendenzialmente dei coglioni: sono tutti convinti di sapere tutto e non ascoltano né i professori né i genitori.

Parli di maschi 15enni e io ti chiedo: cosa ne pensi delle poche rapper giovani donne?

Penso che se fossero mie amiche spaccherebbero di più. Dico questa frase spocchiosa apposta per esprimere questo concetto: le rapper spesso non hanno amici maschi a fianco molto forti e invece dovrebbero confrontarsi di più. Con uomini o donne, e lavorare insieme fin da piccole. Quante ne vedi nelle compagnie o nei corridoi della scuola? Il confronto è fondamentale per crescere, io sono diventato forte solo grazie a quello. Perché per il resto ce ne sono alcune veramente brave. Tra un anno o due arriverà una ragazza che a suo modo spaccherà più di me, Ghali, Sfera Ebbasta.

Tedua, se fossi costretto a definire il tuo ruolo all’interno della scena rap italiana che parole utilizzeresti?

Hai presente quando Joker nel film Il Cavaliere Oscuro arriva all’ultimo piano dove c’è una grande festa e dice: “Buonasera siamo gli animatori della festa”? Ecco, io e miei compagni siamo quello.

Ascolta Vita Vera Mixtape – Aspettando la Divina Commedia.

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