Gazzelle: «”Destri” è la mia voglia di spaccare tutto dopo la quarantena»
Nel nuovo singolo uscito oggi, Gazzelle ci regala una dose di chitarre rock e ci racconta cosa ha capito durante il lockdown
Destri di Gazzelle oggi non può che essere accolto con un sospiro di sollievo da tutti coloro che pensavano che le chitarre in Italia nel settembre del 2020 fossero state definitivamente appese al muro. Dalla trap, il rap, la musica latin. E invece oggi arriva Destri, una canzone che ci trasmette anche tutto l’amore di Flavio Bruno Pardini verso quel brit-pop così squisitamente anni ’90 per lui che è nato solo un anno prima. Ne abbiamo parlato con lui.
«Lo faccio spesso, dai, di richiamare quei suoni. Alla fine mi piacciono talmente tanto che è normale che si sentano poi nei miei pezzi, no? E in Italia sono l’unico a proporre quel tipo di sound preciso».
Non in tutti i tuoi pezzi però.
No, non in tutti, mi piace alternare: in questo avevo particolarmente bisogno di buttarci dentro energia, rock e una buona dose di chitarre e distorsioni.
In questo periodo ascolti anche il rock che è tornato di moda in UK e Irlanda? Come Idles e Fontaines D.C.?
Io non ascolto musica, se no mi influenza troppo se devo comporre io. Non ho l’abitudine di ascoltare musica a casa, magari lo faccio in macchina.
Hai sempre fatto così?
Sì, devo dire di sì. Magari vado in fissa con un artista e lo ascolto dalla mattina alla sera e poi cambio.
Quando hai scritto Destri?
A maggio, finito il lockdown. Avevo bisogno di sfogare un po’ di rabbia di sicuro, credo. Racconto sensazioni che ho tirato fuori dal mio inconscio e dal mio vissuto, che non sapevo neanche di avere dentro.
È stata dura per te la quarantena?
Ma neanche più di tanto. Pensavo di impazzire, devo essere sincero, e invece sono sopravvissuto. Non ero da solo a casa, avevo il cane. Sono pure un po’ pigro, adoro il divano, per cui non era neanche così pesante per me. Mi guardavo i film, a volte mi annoiavo e fa sempre bene annoiarsi un po’. E ho anche scritto e ad aprile è uscita Ora che ti guardo bene.
Perché pensavi di impazzire se stare sul divano alla fine ti piace?
Perché era una situazione pesante e stressante, obiettivamente.
In un’intervista di un paio di anni fa avevi detto che forse per fermare il capitalismo avremmo avuto bisogno di un evento drammatico e catastrofico…
Giuro che non me l’auguravo! Però sì questo evento è arrivato. Di certo non credo che ci abbia portato a migliorare i nostri comportamenti e il nostro modo di vivere il capitalismo. Forse tra un po’ ci spingerà a farlo.
In qualcosa ci ha migliorati?
No, non vedo nessun miglioramento. Spero che abbia spinto le persone a cercare di conoscersi un po’ di più. Alla fine l’esperienza della quarantena è stata come essere agli arresti domiciliari: qualcuno è impazzito e voleva buttarsi dalla finestra, qualcuno no e ha cercato di dedicare più tempo a se stesso. Anche io sono come una spugna: ho assorbito tutte le sensazioni della quarantena e le ho buttate fuori. Avevo voglia di spaccare tutto: se non ci fosse stata la quarantena forse Destri non sarebbe mai uscita.
Quanto ti manca anche suonare dal vivo?
Tantissimo. È l’80% della mia vita quindi immaginati come posso stare ora. Sto vivendo al 20%, pensa te!
Scherzi anche tu sul fatto che di te passi l’immagine del “preso male”. Però l’idea di te non troppo estroverso e amante delle situazioni casalinghe è veritiera: com’è che sul palco ti trasformi?
Certo, è così. È una magia: sul palco riesco a essere diverso, perfettamente a mio agio.
Hai seguito la polemica Margherita Vicario – fan di Emis Killa? Ci piacerebbe conoscere il punto di vista non di un rapper.
Me ne stai parlando tu per la prima volta. Penso che il rap da quando esiste è misogino, razzista, sessista ed è il suo bello, pure Tupac era così. Però ci sta che qualcuno dica anche: basta ci avete rotto e non esiste che i fan la insultino. Penso che il rap non faccia male a nessuno, anche se forse a un bambino di 8 anni sì. Questo sinceramente non lo so ma non mi va di fare la morale. La musica è anche libertà. L’insulto però non esiste in alcun modo.
Mi pare che tu non venga mai insultato…
No, mai, mi scrivono solo “Ti amo”, “Ti amo”… va bene eh. Magari, anche sicuramente, parleranno male di me però non sui miei social. Ogni tanto qualche commento negativo non mi dispiacerebbe eh! Farebbe bene qualche piccola lite.
A proposito di liti: l’uscita di Destri è stata preceduta da cartelloni “misteriosi” con scritto “Non è colpa mia”. Poi in un post su Instagram hai scritto: E invece. Quindi?
Niente. Non è colpa mia. Ma neanche colpa sua. È colpa di tutti, dai.