Interviste

Forza Quattro, forza Bianco! – Intervista

Dopo due anni di tour con Niccolò Fabi, Alberto Bianco torna a vestire i panni del cantautore presentandoci il suo nuovo disco di inediti: “Qu4ttro”, un disco che parla di amicizia a tutto tondo: ogni canzone è pensata come una lettera

Autore Eleonora Lischetti
  • Il15 Febbraio 2018
Forza Quattro, forza Bianco! – Intervista

Dopo due anni di tour con Niccolò Fabi, Alberto Bianco torna a vestire i panni del cantautore presentandoci il suo nuovo disco di inediti: Qu4ttro. Registrato in presa diretta al Superbudda Studio, una sala di 200 metri quadrati piena di strumenti, Qu4ttro è un disco che parla di amicizia a tutto tondo: ogni canzone è pensata come una lettera, una dedica personale ad un amico, ad una persona cara. Dopo l’assaggio degli instore tour, potremo ascoltarlo dal vivo a partire dal 15 febbraio.

Bianco (foto di Giorgia Mannavola)

Come si sta dopo due anni di pellegrinaggio in tour?

Molto bene. Esco da un periodo intenso ma denso di cose belle. Il tour con Niccolò inizialmente doveva essere di una decina di date, in realtà poi sono state più di ottanta. È stato come se avessi fatto un master. È stata un’esperienza veramente formativa, sia dal punto di vista umano – è meraviglioso lavorare quando il “leader” del progetto è sempre preso bene, col sorriso – sia dal punto di vista musicale e artistico, perché ho imparato a togliere, a sottrarre. Mi sono reso conto che, lavorando in gruppo, meno note suoni e meglio è per tutti: il risultato finale è migliore. Togliere mette in risalto la canzone: è una cosa che io e i ragazzi con cui suono (Matteo Giai, Damir Nefat e Filippo Cornaglia) abbiamo imparato e abbiamo cercato di riportarla nel disco, sperando di fare lo stesso anche dal vivo.

Quanto questo tour quanto ha influito sulla scrittura del nuovo disco? Quanto ti senti cambiato e cresciuto come artista?

Niccolò ha fatto un disco molto scarno, con un’identità ben precisa. Quindi, appena ho iniziato a scrivere il mio disco, ho pensato che doveva essere un’altra cosa. Sia per allontanarmi il più possibile da lui – sarebbe stata una paraculata troppo grossa fare una cosa uguale – sia perché sarebbe stato un tentativo di confronto, cosa che non era mia intenzione. Ho cercato allora di parlare d’altro, di affrontare altre cose riferite meno a me stesso e più ai miei amici, alle persone che mi stanno intorno.

Il tuo primo disco parlava di musica, il secondo di amore e il terzo di felicità. Questo quarto disco invece?

Parla di amicizia. Perché ogni canzone è nata pensando ad un amico, ad una persona a cui voglio bene. È stato divertente perché è strano scrivere una lettera a qualcuno. Non lo avevo mai fatto, a parte le mail d’amore a 15 anni! Adesso c’è una forma di comunicazione più ristretta, più contratta. Si comunica molto di più ma in maniera molto più asciutta. Invece quando mi sono preso il mio tempo per scrivere ho scritto testi lunghissimi e ho dovuto tagliare un sacco di parole: non ci stavano proprio con la metrica, rischiava di diventare un disco degli Offlaga Disco Pax! Però è stato stimolante allontanarmi da tutto per guardare un po’ più da lontano: quando ti allontani dalle persone ti rendi conto quali contano di più e quali meno. Alcune servono alla vita, sono legami fisiologici.

A proposito dell’album hai detto: «In Qu4ttro suona forte la voglia di costruire un disco suonato e suonabile, poco di moda ma che per me resterà una delle cose più belle di cui andare fieri». Trovi Qu4ttro un disco fuori tempo?

No, lo trovo molto attuale. Non sto scoprendo niente, però sono suoni che torneranno: volevo proprio andare da un’altra parte rispetto a quel tipo di arrangiamento fatto al computer, quasi da soli. Io invece ho la fortuna di suonare con musicisti fichissimi, quindi sarebbe stato veramente da pazzi mettersi lì con computer! Per cui ci siamo messi in sala prove e abbiamo suonato.

Sei tornato un po’ quindicenne allora!

Assolutamente! Birrette, cannette… quelle cose da adolescenti, come le prove al mattino. È stato bello perché poi ho incontrato un produttore (Marco Benz Gentile, ndr) che aveva anche lui la stessa voglia di fare un disco così, e abbiamo trovato un luogo adattissimo. Qu4ttro è stato registrato a Torino in uno studio fichissimo, il Superbudda, che ha una stanza di più di duecento metri quadrati completamente vuota dove si può suonare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Abbiamo registrato tante cose in presa diretta: ci siamo detti che i dischi più belli, quelli che amiamo sono registrati così. E allora ci abbiamo provato! Infatti è uscita una cosa un po’ meno pettinata, magari con qualche errorino… ma chissenefrega! Sono cose di cui andrò fiero, perché si sente proprio la stanza. Non hai quella sensazione asettica dello studio, qui si sente che è quella stanza: quando chiudo gli occhi vedo noi che suoniamo lì dentro. Poi queste cose le devo far ascoltare ai miei figli, ai miei nipoti. Vorrei fargli sentire una cosa mia, di cui sono gasato.

Bianco (foto di Giorgia Mannavola)

Il 19 gennaio è stata una data per te particolare: è uscito Qu4ttro, ma è uscito anche il repack di Oronero, pluripremiato disco di Giorgia per cui hai scritto un brano, Chiamami Tu.

Sì, sapevamo che Giorgia in quanto interprete era alla ricerca di canzoni. Io avevo questa canzone, scritta tempo fa, e gliel’abbiamo mandata. È stato divertente perché l’ho scoperto quando ho visto che una certa Giorgia Todrani voleva entrare nel mio Dropbox e non riusciva ad accedere. E mi sono detto: «Ma questa chi è?». Allora sono andato su Facebook e ho visto che era Giorgia Evidentemente le è piaciuto cantarla ed è andata.

Quindi non è stato un: “Giorgia è in cerca di canzoni, mi ci metto e scrivo qualcosa apposta per lei”…

Anche io mi immaginavo una di quelle cose da film: ci vediamo, stiamo insieme, si scrive… Chiamami Tu non l’avevo nemmeno pensata per me, era una canzone scritta “per altri”. Ho una cartella sul computer che si chiama proprio così: “canzoni per altri”. Lei ha scelto assolutamente quella con più potenziale radiofonico. È la mia prima volta per un interprete così importante!

Una canzone che mi ha colpito particolarmente è stata Punk Rock con le Ali: mi ha ricordato molto lo stile dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Grazie perché è una cosa che mi piace molto dire: i Tre Allegri sono una delle band più fiche che ci siano in Italia. Li ho ascoltati tantissimo, soprattutto le cose vecchie. Tante volte quando scrivo e ho un blocco penso: chissà Toffolo come la scriverebbe, come si vedrebbe questa cosa!

Infine i live: come pensi di strutturare questo nuovo tour?

Stiamo ragionando su come impostare i live. Una cosa che mi piacerebbe fare è dividere i momenti della mia carriera. Dai, adesso posso quasi dirlo! Sono sei anni, quattro dischi. Sarebbe bello dividere per momenti il concerto, come varie camere, per poter dare più atmosfere. Qu4ttro invece mi piacerebbe portarlo in maniera abbastanza fedele.

Ascolta Qu4ttro in streaming

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