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Gino Paoli, ribelle senza tempo: ecco i suoi “Appunti di un Lungo Viaggio”

Warner Music Italy ha appena dato alle stampe in doppio CD “Appunti di un Lungo Viaggio” di Gino Paoli. Lo abbiamo incontrato

Autore Tommaso Toma
  • Il11 Aprile 2019
Gino Paoli, ribelle senza tempo: ecco i suoi “Appunti di un Lungo Viaggio”

Alessandro Moggi

Si può essere dei credibili ribelli alla veneranda età di 84 anni? Assolutamente sì, se si è in grado di gestire con frasi affilate uno stuolo di giornalisti pronti a fare le domande più banali (“È arrivata l’ora dei ricordi?”, “Ci faccia un resoconto della sua carriera”, Ha paura della morte?”). Il nostro Gino Paoli– patrimonio nazionale della canzone d’autore – glissa e risponde con eleganza e sarcasmo genovese. Si tratta di quella “ribellione” cha parte dal profondo, dall’empireo delle idee. Dalla nonchalance del Bartleby melvilliano o dall’anarchismo cantato da Leo Ferré. «Ribelli si nasce, non si diventa», chiosa Paoli. L’occasione per incontrare il Maestro è importante, perché Warner Music ha appena dato alle stampe in doppio CD Appunti di un Lungo Viaggio (dal 10 maggio anche in vinile).

Il nostro interesse maggiore è per il primo CD: Canzoni Interrotte, composto da quattro lunghe suite denominate come le quattro stagioni, presentate in una sequenza personalissima e non motivata (Estate, Inverno, Primavera,Autunno) e composte da canzoni e movimenti strumentali. Il suono del suo pianoforte e dell’orchestra ondeggiano tra un movimento e l’altro. Rimandando la nostra memoria ai suoi classici anni ’60 e ’70 e ad alcuni omaggi alla musica afroamericana del Novecento.

Ascoltando Canzoni Interrotte tutto in una volta, la sensazione è di aver di fronte un Gino Paoli davvero ispirato. Che condensa in poche parole pensieri sui temi cardinali dell’esistenza: l’amore, l’amicizia, la libertà, la morte… E ci ricorda il suo rispetto per i “matti”: nella canzone Amico Mio li chiama così, familiarmente, visto che per loro ha cantato, li ha avuti sotto il palco. Non c’è mai retorica nelle liriche, tutto è ridotto all’essenziale. Alla domanda se si sente un “vecchio saggio”, lui seraficamente risponde: «La saggezza dipende da quante domande sei ancora in grado di porti ogni giorno».

Il secondo CD contiene un altro inedito: I Ricordi, una bella cover di Ritornerai di Bruno Lauzi. «A Bruno volevo davvero bene – ricorda Paolianche se litigavamo spessissimo. È venuto il momento di ricordarlo con un mio personale omaggio». A contorno, una serie di rivisitazioni di alcuni suoi grandi successi: «Non li ho scelti io. È stata una decisione corale: tutta la famiglia, il produttore, tutti hanno voluto dire la loro, io ho solo eseguito”. Sono tutti rivisitati in chiave jazz.

Gli ho chiesto, per concludere, se voler scegliere la chiave jazzistica sia da interpretarsi come una sorta di “rifugio dorato” dalla contemporaneità, da ciò che musicalmente accade attorno (parentesi: lui stesso, alla domanda che gli fece qualche anno fa Pippo Baudo su chi fosse il nuovo cantante di talento in Italia, rispose: Lucio Dalla… anche se poi oggi ha ricordato il buon lavoro che fa Elisa). Prontamente la sua risposta è stata: “Assolutamente non è un rifugio. Pensa a quanti bravi jazzisti italiani stanno uscendo fuori e sono apprezzatissimi all’estero”. Hai ragione, Gino, e il tuo nuovo album è un gioiello.

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