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Tiziano Ferro e i Grammy: «La mia vita da giurato per la Recording Academy»

Habitué del palco dell’Ariston (sempre come ospite), il cantante ha alle spalle anche una lunga storia con i Grammy Awards, fra cui uno vinto a sua insaputa…

Autore Tommaso Toma
  • Il4 Febbraio 2023
Tiziano Ferro e i Grammy: «La mia vita da giurato per la Recording Academy»

Tiziano Ferro (foto di Walid Azami)

Incontriamo Tiziano Ferro in una mattinata losangelina. Alle sue spalle dominano i tre Grammy che orgogliosamente esibisce («sono gli unici premi che sono in bella vista, nessun altro riconoscimento o dischi d’oro o di platino troverai appesi in casa mia»).

Il tour de force per la promozione del suo ultimo album Il Mondo è Nostro è oramai alle spalle. Piuttosto, fra qualche mese arriverà un altro genere di tour: quello in senso prettamente musicale, rimandato più volte, che il pubblico di Tiziano Ferro attende con fervore, visto che praticamente non si sono notate particolati disdette dei biglietti del 2021.

Ma noi siamo collegati con Tiziano Ferro per parlarci per la prima volta – e in esclusiva – della sua vita da recente membro della Recording Academy, che ogni anno assegna i Grammy. Ecco un estratto dell’intervista che trovate integralmente sul numero di gennaio/febbraio di Billboard Italia (disponibile online gratuitamente!).

ENGLISH VERSION
Tiziano Ferro (foto di Walid Azami)
Tiziano, come inizia la tua lunga storia con i Grammy? La tua prima candidatura risale al settembre del 2003…

Esatto, per la precisione per un Latin Grammy. Ero nella cinquina finale per la categoria “Migliore artista maschile emergente”. All’epoca avevo 22 anni, e ti dico con enorme onestà che non ero molto focalizzato sull’importanza di quella nomination. Non cavalcai quel giusto entusiasmo che mi aveva anche trasmesso il team nella mia discografica di allora, la EMI.

Mi dispiace dire questo perché se tornassi indietro non mi comporterei così. Ma non stavo bene in quel periodo. Non avevo neanche gli strumenti per comprendere il valore di quell’evento al quale addirittura non partecipai. Ricordo che vinse meritatamente David Bisbal.

Poi entrai di nuovo in nomination grazie a Laura Pausini. Per esempio ho lavorato con lei per la canzone Non Me Lo So Spiegare (era il 2007, in nomination per la versione in spagnolo dell’album Io Canto, ndr). Poi ho fatto altre nomination, scrivendo per Miguel Bosé… Ecco, tutto questo iter è importante.

Per poter entrare nella Recording Academy devi collezionare per prima cosa una serie di crediti attraverso le nomination. Le categorie sono numerosissime, al di là di quella decina che fanno subito notizia. E io agli occhi degli americani non sono solo un cantante, come mi vedono in Italia, ma anche e soprattutto un songwriter.

Vivendo qui a Los Angeles mi è capitato spesso di lavorare e scrivere per altri artisti e ho passato molto tempo con Ryan Tedder (frontman dei OneRepublic, ndr), che è un favoloso produttore, è un ragazzo molto alla mano e mi invita spesso a casa sua che è anche uno studio di registrazione. Il mestiere dello scrivere come si fa qui non è un lavoro da privilegiati, come spesso percepisco negli ambienti italiani. Qui ci si “sporca le mani”, si rischia e ci si mette sempre in discussione.

Oltre a ricevere nomination per i Latin Grammy però tu hai vinto nel 2013 anche un Grammy Award nella categoria “Miglior Album Pop Strumentale” grazie a Chris Botti.

Ho una storia fantastica da raccontarti… Dopo aver lavorato splendidamente con Chris per il brano Per Te (For You),che poi ha cantato nel disco Andrea Bocelli, io ero in transizione tra Manchester e Milano, dove dal 2013 vivevo quasi stabilmente.

Una bella mattina ricevetti una telefonata da un mio ex vicino di casa di Manchester. Mi avvertiva che era arrivato in portineria un pacco per me con scritto sopra “Grammy”. Ora, sapendo che quel mio vicino di casa non era affidabilissimo, gli chiesi di prendere in mano quel pacco e di descrivermelo meglio. Ma appena lui andò a cercarlo non c’era più, molto probabilmente lo avevano rubato. Vista la poca considerazione che avevo per questa persona, chiusi lì la questione.

Intanto vivo la mia vita bella travagliata – tra la psicanalisi, il mio bere eccessivo, il coming out, una relazione non felicissima e canzoni nuove da preparare… – navigando in un mondo inconsapevole di aver vinto un Grammy! (Ride a crepapelle, ndr). Arriviamo al 2019, sono a Los Angeles, mi sento a casa qui perché era già dal 2016 che mi sono trasferito e faccio i miei soliti giri in città, come d’abitudine mi piace andare da Amoeba Music.

Aspetta, veramente è uno dei tuoi negozi preferiti?

Assolutamente. Peccato che abbiano ridimensionato gli spazi con la nuova sede, ma vai nel negozio di San Francisco – gli ho dedicato una foto nella cover del singolo Lento Veloce. Io adoro Amoeba, è una bolla spazio-temporale che ti proietta negli anni ’90 con tutti quegli scaffali di CD e vinili, DVD e t-shirt…

Cosa succede dentro Amoeba di Los Angeles?

In mezzo ai CD in vendita, trovo una copia dell’album di Impressions di Chris Botti, dove c’era il brano che avevo scritto e noto uno sticker con scritto “Grammy Winning”. Lo compro e capisco che avevo davvero vinto un Grammy, la mente mi si illumina e penso che davvero quella volta a Manchester mi era arrivato a casa! Chiedo lumi alla Academy e mi conferma che avevo vinto.

Un premio meritatissimo ma eri inconsapevole di averlo vinto, pazzesco.

Sì! Ho preso un Grammy e me ne sono accorto dopo sei anni, dico sei! Poi pagando giustamente una penale, mi arriva il premio qui a Los Angeles. nel 2020, ma a pezzi.

Ovvero?

(Ride, ndr) Mi è arrivato a casa e ho dovuto assemblarlo da solo.

Tiziano Ferro (foto di Walid Azami)
Dopodiché sei entrato ufficialmente nella Academy, giusto?

Sì, dopo aver lavorato alla canzone Amo Soltanto Te di Andrea Bocelli ed Ed Sheeran, che ha avuto una candidatura alla cinquina finale ai Grammy 2020, e aver mandato una domanda di ammissione, una vera e propria lettera di referenze che Chris Botti e Ryan Tedder mi hanno fatto.

E quest’anno per chi tifi ai Grammy?

Tra gli album dell’anno sono rimasto sorpreso di non trovare Taylor Swift, ma ci sono Adele, Lizzo, sorprendentemente gli Abba! Ma il mio voto andrà a Kendrick Lamar. Comunque per me il disco dell’anno è Motomami di Rosalía, ha una piccola nomination in un’altra categoria, ma spero vinca un Grammy. L’ho conosciuta tempo fa quando faceva quasi solo flamenco e quando uscì Malamente, stavamo quasi pensando di farne una versione in italiano ma poi è esplosa e non se ne fatto più niente.

Ragazzi, ma i Måneskin nella categoria “Miglior artista esordiente”? Si giocano il Grammy con Anitta, io sono molto fiducioso, speriamo bene! Io voglio molto bene a loro sin dai tempi di X Factor.

Non canti dal vivo dal 2017. Come stai preparando il suono del tour? Ci sono ben due dischi mai suonati dal vivo, quest’ultimo ma anche Accetto Miracoli.

Per me il live lo fa la scaletta, sono le mie canzoni a formare lo show. Pensare che Accetto Miracoli o Balla per Me, che oramai sono diventati dei classici nel mio repertorio, non siano mai state cantate dal vivo mi fa strano! È alienante sapere che dietro grandi successi come questi non ci sia mai stata la possibilità di cantarle assieme al mio pubblico, come era sempre stato prima del Covid.

Come ho già detto, vedere che la gente non ha chiesto i rimborsi dei miei concerti aspettando il tour di quest’anno mi fa sempre venire la pelle d’oca al pensiero. Semplicemente meraviglioso. Questa è fede. Le persone hanno fede, a prescindere dalle religioni.

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