Il debutto discografico degli a.s.o. segna il ritorno del trip hop?
L’album omonimo del duo formato dalla cantautrice Alia Seror-O’Neill e dal produttore Lewie Day contiene undici canzoni pop radiofoniche che paiono arrivare dagli anni ‘90
Quest’anno abbiamo già assistito al ritorno della italo-disco, del punk leggero degli anni ‘90, addirittura dei Beatles con una canzone inedita, Now and Then. Adesso, in zona Cesarini del 2023, arrivano certi segnali che fanno presagire a un ritorno di fiamma per uno dei sottogeneri più intriganti degli anni ’90, il trip hop.
Se quasi trent’anni dopo la sua esplosione ci sono artisti come FKA Twigs o il colto Flying Lotus che innervano i loro complessi sound derivativi con elementi di quel genere musicale di matrice anglosassone (ricordiamoci dei maestri Massive Attack e Portishead su tutti), adesso stiamo assistendo a un repêchage al limite del didascalico con il recente e bellissimo album di Avalon Emerson, una DJ/producer di derivazione techno che ha sorpreso tutti con il suo recente album & the Charm (inciso per la !K7). Ora, a fine anno, assistiamo, con un banale giochetto di parole, al “caso a.s.o”.
L’album a.s.o. e i complessi ricami del trip hop
Con le tracce del loro omonimo album d’esordio, a.s.o., uscito per l’indipendente Low Lying Records, il duo dichiara il proprio essere così sfacciatamente derivativi. Tuttavia dimostra anche che si può ancora oggi indossare un abito difficile come quello del trip hop, che aveva la sua identità reggendosi su complessi ricami di giri di basso ipnotici, atmosfere cinematiche, lente progressioni armoniche e un uso notevolissimo dei sampler. Tutto era finalizzato per evocare anche, nella forma e sostanza, una sorta di matrimonio tra la dub music, soul, elettronica.
Scritto e registrato nell’arco di due anni tra Berlino e Melbourne da Alia Seror-O’Neill (il cui moniker è Alias Error) e dal produttore Lewie Day (conosciuto anche come Tornado Wallace), a.s.o comprende – oltre a tracce trip hop come My Baby’s Got It Out for Me e Rain Down (molte affinità anche con gli Sneaker Pimps) – momenti più eterei, che piaceranno agli amanti di Lana Del Rey (Love in the Darkness).
Il duo sembra invece più vicino alle ultime produzioni dei Cocteau Twins in Somebody. Invece i toni cupi di …True evocano i film di David Lynch e ovviamente la compianta Julee Cruise. È un album che indossa tutte queste influenze ma con la leggerezza di chi appartiene a un altro millennio.
Cosa dire infine della voce unica di Alia? Le sue parole oscillano nelle liriche dall’elegiaco a toni euforici. Se questo debutto così stupefacente nell’essere perfetto ed elegante nel citare il passato fosse arrivato prima lo avrei sicuramente inserito tra i dischi del 2024. Ma forse sono ancora in tempo.
Intanto, per chi non conosce il trip hop, consiglio tre dischi su tutti, giusto per iniziare. Chiaro, tre titoli non ovvi. Meiso di DJ Rush (1995), Big Soup di Luke Vibert (1997) e il bellissimo primo album dei Morcheeba, Who Can You Trust? del 1996.