Blanco: «Continuate a pensare che non so cantare ma smuovere passioni»
Quest’estate ha dominato le classifiche e oggi ha presentato il suo album di debutto, “Blu Celeste”. La nostra intervista
Abbiamo ascoltato ovunque la rabbia e la passione di Blanco urlata a squarciagola quest’estate con Mi fai impazzire. In radio, in spiaggia, su TikTok. Sembra di conoscerlo da sempre. Invece è solo da un anno che questo diciottenne di Calvagese della Riviera in provincia di Brescia sta conquistando spazi e dischi di platino. O meglio: il primo Ep, Paranoid Quarantine era uscito a giugno del 2020 su Soundcloud. Poco dopo l’arrivo del singolo Belladonna (Adieu), seguito da Notti in bianco (vi avevamo presentato in anteprima il video) ma senza che per quest’ultima canzone i numeri degli streaming esplodessero a dismisura.
Cosa accaduta invece in questi mesi quando il pezzo è tornato nei primissimi posti della classifica. Merito dei due incredibili successi del 2021: La Canzone Nostra di Mace con Blanco, appunto, e Salmo a inizio anno (quattro dischi di platino, per 7 settimane al primo posto della classifica FIMI/GfK) e Mi fai impazzire (tre platini), che lo vede al fianco di Sfera Ebbasta, a giugno. Ma non sono stati questi nomi da pesi massimi la chiave del successo come qualcuno potrebbe pensare. Questa va cercata nell’attitude e nella genuinità di Blanco. Decisamente punk, anche se questo aggettivo è stato fin troppo utilizzato per lui.
Blanco, tra spontaneità e disagio in Blu Celeste
Oggi è uscito il suo album di debutto, Blu Celeste, con la title track dedicata a una persona cara che non c’è più. Inutile chiedergli a chi in particolare, giustamente lo vuol tenere per sé. Nemmeno se ci sia un qualche riferimento a Domenico Modugno, suo mito dichiarato (insieme a molti altri: da Battisti a Gino Paoli e a Celentano). “Nel blu dipinto di blu era la canzone nostra” è appunto solo in La Canzone Nostra.
È un album particolare, fresco, ricco di generi e di stili. Senza featuring. Diverso da tutto ciò che sta uscendo in questo periodo (qui i video che presentano i brani). Anche se i richiami al presente e al passato sono molteplici come In Sai cosa c’è, con un palese attacco anni ‘80. In filigrana è sempre ben visibile il disagio vissuto da Riccardo (il suo nome, Fabbriconi il cognome). Disagio che spesso ha trovato sfogo in amore e nel sesso, come ci racconta in molti dei brani presenti. E la prima cosa che ci si augura è che non cambi questa spontaneità. O almeno, non troppo.
Riccardo, negli scorsi mesi, è già stato scelto dalla Maison Valentino come protagonista di una Boiler Room dove ha presentato il singolo Paraocchi in acustico (già disco di platino, ça va sans dire). Ha ricevuto un endorsement da Celentano (non proprio uno che si esprime in merito tutti i giorni) riassumibile in un “ti tengo d’occhio anche io”. Insomma, le aspettative su di lui sono al momento davvero altissime. Ci incontriamo su Zoom, come avveniva purtroppo durante il lockdown, ma almeno si riesce anche a vedere la sua risata che sdrammatizza.
Mi fa piacere, non posso che rispondere così. Però anche se non fosse successo sarei stato contento lo stesso. Io penso solo alla musica: il resto è una conseguenza.
Ehh, ero andato in montagna sei giorni con Michelangelo, il mio produttore, per finire il disco. Una mattina alle 7 vengo svegliato da urla e cori. Scendo e lo trovo che balla e canta in mutande (come si presenta Blanco in tutti i video, ndr) in mezzo al salotto e sono scoppiato a ridere: mi sembrava di avere un gladiatore dentro casa! Ho pensato di voler assolutamente inserire quel momento nel disco, perciò le urla iniziali del brano sono proprio quelle. Il David di Michelangelo è un omaggio a lui.
No. Ma devo dirti che è una delle mie città preferite.
Michelangelo è un vero musicista, un artista, questo credo che segni la differenza. Abbiamo concepito tutti i brani insieme, lavoriamo a strettissimo contatto, a volte io potrei addirittura produrre e lui cantare. Ci capiamo sempre al volo.
Perché disturbarlo? Più che altro io voglio smuovere il mio pubblico, creare in lui delle reazioni e delle emozioni.
Mi piacerebbe che tutti potessero dedicarla a una persona cara che non c’è più. Senza dire a chi la dedico io. Ho anche tatuata la parola Celeste sulla mia pancia.
Diciamo che quel brano racconta molte emozioni, proprio come il concept della copertina dell’album. Nell’immagine io sono in mezzo, tra la superficie e il fondale dell’acqua. È l’idea della vita stessa dove ci sono i momenti buoni e quelli meno, tra il fondo e la superficie. Il mezzo non sai mai bene come sia. Tutto il disco racconta le fasi altalenanti del mio ultimo anno. Solo Blu Celeste è nata molto prima.
Voglio mantenere questa filosofia per sempre. L’idea di non saper cantare ma di voler trasmettere emozioni. Non mi interessa il tecnicismo ma la passione.
Occhi puntati su Blanchito, compresi quelli di Adriano Celentano
Sì, mi piace ascoltare soprattutto musica nuova ma anche del passato. Battisti, Battiato, Lucio Dalla, Celentano, Gino Paoli.
Ero a tavola, a casa della mia ragazza. L’ho guardata e ho detto: “No, vabbe’, non ci credo”. È il boss della musica italiana, lo showman per eccellenza.
Ehh ce ne vuole! Ma mi pare giusto cercare di rimanere se stessi senza volersi ispirare agli altri.
L’unica cosa per rimanere nel tempo è essere se stessi.
Il mio unico obiettivo è di poter continuare a seguire in prima persona la musica. Tutto il resto non mi interessa.
Potrete leggere l’intervista integrale a Blanco sul numero di settembre di Billboard Italia.
Ascolta Blu Celeste di Blanco.