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Irama: «Lo spirito di “Crepe” è il più rock che io potessi scegliere»

Dopo Mediterranea, nell’EP di Irama in uscita venerdì vince l’eclettismo. E per lui è l’unico vero modo di fare arte oggi, contro le logiche di mercato

Autore Silvia Danielli
  • Il25 Agosto 2020
Irama: «Lo spirito di “Crepe” è il più rock che io potessi scegliere»

Irama, la sua Mediterranea è la canzone più ascoltata su Spotify questa estate

Oltre che per l’enorme successo di Mediterranea, una delle hit più suonate dalle radio di questa estate, doppio platino con oltre 60 milioni di stream, Irama si sta costruendo la sua carriera in modo solido e fuori dagli schemi. Da poco è giunta notizia che Mediterranea è stato anche il brano più ascoltato dell’estate su Spotify e venerdì ne uscirà una nuova versione in spagnolo con De La Ghetto. Oltre all’EP Crepe, In streaming e anche come cd fisico. E già qui Filippo Maria Fanti (il vero nome di Irama), 24 anni, vincitore dell’edizione di Amici Speciali, dimostra di voler comportarsi sempre come si sente.

«So che può sembrare una scelta fuori dal tempo ma credo che le persone abbiano bisogno di un supporto fisico per sviluppare un attaccamento affettivo. Questo mi unisce a tante persone che mi seguono proprio dal primo giorno», spiega Irama.

I brani dell’EP, nati in momenti differenti, sono di generi completamente diversi l’uno dall’altro. Oltre a Mediterranea e ad Arrogante (altra hit incredibile ma della scorsa estate), ci sono Bazooka che è piuttosto rockeggiante, Flow più urban, Eh mama eh «nata come uno sfogo, scritta di getto, una notte in bagno». Tutte con un’attitude diversa, la maggior parte concepite in una villa dove Irama si è ritirato insieme ai suoi musicisti per comporre.

Non rientrare in nessun genere può essere un problema a volte?

Credo che sia normale scrivere brani differenti perché nella vita si provano emozioni diverse. Essere eclettici può essere difficile ma è la scelta più rock che ci possa essere. Anche Prince e i Queen non pensavano certo a voler essere incasellati. Non voglio stare dentro a rigide dinamiche di mercato, non è il mio mestiere, non mi interessa.

Hai raccontato di esserti sentito oppresso dalle logiche del mercato discografico.

Sì, oggi sembra che trovare il giusto settore e la playlist adatta per un artista sia trovarne la forza. Secondo me dà meno importanza all’arte vera e propria. Non è più musica ma materia da imprenditori. A me non interessa questo, non è il mio mestiere. Il mio EP è la dimostrazione che me ne frego di queste logiche ma che mi interessa solo la musica. Questo non significa che non ci sia un pensiero, dietro, anzi. Ma la mia natura è questa e sarebbe folle castrarla.

Qualcuno dei brani è nato in quarantena?

Crepe, Mediterranea… comunque a prescindere dalla quarantena, io mi chiudo spesso in una villa con i musicisti e lì scrivo e parlo di musica tutto il giorno. Mi piace vivere di quello. Mi isolo rispetto al resto del mondo, social compresi.

Hai deciso di intitolare l’EP Crepe e il concetto è molto affascinante: per te quale può essere una crepa?

Per esempio Eh mama eh è una crepa evidente ed è forse la più semplice da dire. Era un solco che mi si è creato dentro nel momento in cui ho scritto la canzone. È talmente esplicita che ho deciso di utilizzare il rap. Ogni volta che voglio parlare senza l’utilizzo di metafore e giri di parole preferisco quel linguaggio e quel flow.

Invece, Dedicato a te è in qualche modo un omaggio a un certo tipo di canzoni di Vasco?

Non ci avevo pensato ma mi lusinga il paragone con quel tipo di verità sincera raccontata da Vasco. È nata una mattina alle 9, in Salento, dopo che avevamo passato tutta la notte in giro. Giulio (Nenna, musicista e produttore di Irama, ndr) aveva composto una take suonando la chitarra con una scheda telefonica. Ho voluto mantenerla identica, anche se io sbiascico, ma mi piace così perché è davvero autentica.

In un post su Instagram per presentare Crepe hai scritto che ti è stato utile nella vita trasformare i tuoi difetti in pregi: che cosa nello specifico?

Ce ne sono tanti. Sia a livello fisico che psicologico. A livello fisico pesano soprattutto quando sei piccolo ma ho deciso di considerarli delle particolarità. Ci sto lavorando ancora oggi sicuramente. Come ha fatto Frida Kahlo, per esempio. L’importante è rendersi conto che ci si può accettare, senza nascondersi.

Ma a te, Irama, cosa non piace di te stesso?

Eh, preferirei non dirlo per non diventare subito un adolescente che si lamenta di se stesso.

Mediterranea è stata la colonna sonora per molti quest’estate e probabilmente l’hanno anche ballata nei locali: cosa ne pensi delle polemiche sulla riapertura delle discoteche?

Mi dispiace per tutti coloro che sono stati costretti a chiudere anche se rispettavano le regole e non mi dispiace per coloro che invece non le seguivano. Solo questo.

A te è capitato di andare a ballare?

No, non ho mai fatto assembramenti. Sono andato solo in qualche locale tranquillo e ho scelto soprattutto di non suonare quest’estate. Ne avevamo l’opportunità ma con il mio manager abbiamo deciso di rinunciare quest’anno.

Pensi che potresti cantare a un concerto in streaming invece?

Non mi piacciono, sono onesto. Eventi in tv di intrattenimento e musica come Amici Speciali avevano un senso secondo me, ma un live no.

Irama, tu conservi tanti dischi e cd fisici?

Ho un po’ di dischi che mi aveva regalato mio nonno ma sono un po’ un disastro. Sono così minuzioso per il mio lavoro musicale ma in tutto il resto sono il caos più totale.

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