La musica come ancora di salvezza, per sfuggire ad una vita difficile e a una storia complicata. Quella di Riopy, nome d’arte del pianista Jean-Philippe Rio-Py, classe ’83, è una storia piuttosto travagliata. Cresciuto in una setta, in solitudine, che aveva irretito sua madre, il musicista ha trovato conforto nella musica e nel pianoforte, scoperto per caso quando era bambino.
Oggi, Riopy è uno dei pianisti e compositori francesi più conosciuti al mondo, con oltre 200 milioni di stream e presente per oltre 68 settimane consecutive, con il suo precedente progetto, nella classifca Billboard.
Fuggito a 18 anni dalla Francia, Riopy è arrivato a Londra, dove ha lavorato in un negozio di pianoforti. Il suo talento è stato scoperto proprio in quel negozio, che è diventato il suo trampolino di lancio verso il corso di composizione ad Oxford prima e la sua carriera dopo. Inoltre, il pianista ha ricevuto da subito il sostegno di una star del pop internazionale: Chris Martin, frontman dei Coldplay.
Il prossimo 2 luglio Riopy pubblicherà il suo nuovo album, Bliss, un lungo viaggio dal significato molto profondo. «“Bliss” per me è quel momento in cui tutto è perfettamente al suo posto. Sai, quando sei totalmente in pace con te stesso e con tutto ciò che ti circonda» ci ha raccontato il compositore, arrivato da poco a Milano, durante la nostra intervista telefonica.
Inoltre, il pianista oggi, domenica 27 giugno alle ore 14, sarà uno dei protagonisti di Piano City Milano alla GAM, evento che lo ha già ospitato nel 2017.
Il viaggio spirituale di Riopy attraverso le 11 tracce di Bliss
Il concept dell’album è in qualche modo collegato all’esperienza che tu hai avuto da giovane, quando eri nella setta?
Assolutamente, c’è una grande connessione con l’esperienza che ho vissuto. Quello che è successo rivive, in modi anche diversi, in tutto quello che faccio. È stato molto difficile e la musica mi ha aiutato ad esprimermi, a trovare il mio spazio e il mio posto. Aver trovato un pianoforte, a due anni, mi ha aiutato tantissimo, perché per me comporre è un po’ come parlare, è qualcosa di naturale.
I brani dell’album, tra l’altro, mi sembrano collegati tra loro, come in una sorta di viaggio spiriturale.
Sì, esatto. Ogni brano per me rappresenta un frammento di quello che poi è un unico grande viaggio, che si può certamente considerare anche spiriturale.
Il brano che apre il disco, Bee, è molto interessante. Si collega al concetto di spiritualità, che emerge nel disco, visto che nell’antichità era considerato un animale che faceva da tramite con l’aldilà.
È una considerazione interessante. Sai, sono fortemente convinto che tra magia e scienza ci sia un forte legame. Mi incuriosisce che tu parli di aldilà, perché ho avuto delle esperienze di sogni lucidi e di proiezioni astrali e penso che mi abbiano aiutato molto a vivere la mia emotività e spiritualità. Trovo molto confortante il suono emesso dalle api. Quel “bzz” mi rassicura, come quando fai un bel sogno e vorresti che non finisse mai.
Dalle colonne sonore alla sua performance a Piani City Milano: «Sarà un concerto pieno di energia»
Le tue composizioni sono state colonna sonora di spot pubblicitari e trailer cinematografici, tra cui Danish Girl. Le tue composizioni ricordano molto delle soundtrack. Ti piacerebbe realizzarne una?
Mi piacerebbe moltissimo lavorare come compositore! Se qualcuno mi proponesse un progetto interessante, che sia per un film o per uno spot pubblicitario, non direi mai di no.
Questo weekend sarai uno dei protagonisti di Piano City Milano. Tornerai ad esibirti a seguito di un momento particolare, dopo un anno di stop alle performance dal vivo a causa della pandemia.
Sono molto eccitato, non mi sono esibito per tantissimo tempo e sono felice di tornare a farlo a Milano, città che mi ha già accolto in passato. Penso che il concerto sarà pieno di energia, sono molto emozionato e spero lo sarà anche il pubblico di Piano City Milano.