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Bruce Springsteen annulla il concerto: il racconto di chi lo ha visto più di cento volte dal vivo

Cesare Corti Galeazzi era a Marsiglia qualche giorno fa ed era pronto anche a spostarsi a San Siro per il Boss. Sarebbero state rispettivamente la 106esima e la 107esima volta in cui assisteva a un suo live. Ecco le sensazioni di un super fan

Autore Billboard IT
  • Il27 Maggio 2024
Bruce Springsteen annulla il concerto: il racconto di chi lo ha visto più di cento volte dal vivo

E adesso cosa faccio?
Un piccolo adolescente si pone questa domanda perché non sa cosa fare, perché è spaesato, forse rattristato, sicuramente intimorito. È la stessa domanda che si pone un uomo, si pensa maturo, normalmente inserito nel suo mondo sociale e professionale. Ero a Marsiglia il 25 maggio per il concerto (poi annullato) di Bruce Springsteen, il mio centoseiesimo, si, 106, con la voglia di rivederlo come fosse la seconda volta, e invece è passata mezza vita. L’uomo della security, prima di farmi toccare il prato del Vélodrome, mi dice “le concert est annulé”. “Tu rigole”, dico io. “No, le concert est annulé”. Poi mi giro, vedo gente che cammina dando le spalle allo stadio, vedo gente con il cellulare in mano alla ricerca di informazioni e in un attimo, capisco che è vero. E adesso cosa faccio?

Eh sì, perché prima di renderti drammaticamente conto che il concerto è annullato, cerchi in tutti i modi di trovare una soluzione, perché non è previsto, non è mai successo, non è possibile. Allora cammini a caso, a destra, poi a sinistra, vedi le facce incredule delle persone che attraversano la strada alla ricerca di un mezzo pubblico per riportarli a casa. E tu sei lì, fermo, che ancora ti chiedi cosa puoi fare. Stai lì, immobile come un ebete, a pensare a niente, a guardare nel vuoto, a far passare inutilmente il tempo, tanto una soluzione non c’è.

Bruce Springsteen a San Siro non può saltare

Esiste qualcosa che possa alleviare questa orrenda sensazione? Esiste un rimedio, esiste una alternativa? No, devi tornare a casa. Ore di viaggio, ore di pensieri e la testa proiettata alla prossima volta. La prossima volta di Bruce Springsteen è la doppietta di San Siro. Ce la farà? Recupererà? Ma quanti giorni occorrono perché la voce torni? Non lo so, guido senza conoscere queste risposte e la cosa mi mette ansia e preoccupazione. Arriviamo alla notizia, così smettiamo di girarci intorno. La notizia è che i concerti (due, non uno) di San Siro non si faranno. Sono stati annullati. Dicono posticipati.

E adesso cosa faccio? È la domanda di un bambino, è la mia domanda. Ho bisogno di un immediato conforto, ho bisogno di affetto, ho bisogno di una ricompensa. Ho bisogno di qualcosa che compensi questa notizia. Mi manca qualcosa. Ho paura che mancherà a lungo, sono terrorizzato a immaginare per quanto tempo mancherà. 

No, San Siro no. Va bene, può capitare, ma non San Siro. Aspetti San Siro come una mamma in gravidanza aspetta l’arrivo del nono mese. Quello stadio, quella città, noi, è qualcosa di immensamente magico e speciale che non si può trovare altrove. È la sua e la nostra storia. È la sua porta di casa, entra e trova noi. Leggi la notizia e non sai cosa fare. Leggi i messaggi che ti arrivano e non sai cosa rispondere, se non le solite banalità che più le scrivi e più ti infastidiscono perché tanto il rimedio non c’è, San Siro è stato annullato e non si farà. Ti accorgi che manca qualcosa, in un attimo ti senti spogliato, dimagrito, non hai fame, non riesci a dormire perché la notizia ti gira in testa come un rituale orrendo e sei disarmato.

Incertezza e speranza

Si susseguono sensazioni di incertezza, paura, smarrimento, confusione e vuoto. Provo a cercare un briciolo di lucidità e provo a ricordare che non sono l’adolescente che aspetta il conforto del genitore, ma sono precisamente il genitore che, appunto, ha bisogno di consolazione. Può capitare, tutti si ammalano e può capitare. Lo perdono. Faccio una immensa fatica, ma lo perdono. Aspetto di conoscere le date del recupero, ma subito mi domando con la consueta preoccupazione quando saranno riprogrammate. Altre domande senza risposta, altre incertezze. Sarà quest’estate? Sarà nel 2025?

Penso allo sconforto di decine di migliaia di fan che aspettavano come il pane questo evento, dal 2016. Penso alla coreografia che volenterosi ragazzi stavano organizzando da mesi per farci piangere tutti, lui compreso. Penso al sogno e al ricordo, che resteranno incompleti. E continuo a non darmi pace, almeno per ora. Chissà per quanto tempo.

Ora mi rivolgo a te (tanto è una vita che ci parliamo) per un’ultima cosa, la più importante: per favore, prendi cura di te. E torna presto!

Articolo di Cesare Corti Galeazzi

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