Interviste

FASK: «Il presente è l’unica cosa che possediamo davvero»

La band umbra ci ha raccontato il suo nuovo album “È già domani”, in uscita venerdì. Qui l’anteprima dell’intervista in uscita sul numero di settembre

Autore Benedetta Minoliti
  • Il13 Settembre 2021
FASK: «Il presente è l’unica cosa che possediamo davvero»

Fast Animals and Slow Kids, foto di Stefano Masselli

Il tempo, ce ne siamo ben resi conto in questi ultimi due anni, è qualcosa di relativo. Un giorno ci sembra di averne tantissimo e, quello successivo, di non averne abbastanza. I Fast Animals and Slow Kids si interrogano proprio su questo concetto nel nuovo album È già domani, in uscita venerdì 17 settembre. I FASK sembrano avere un occhio rivolto al passato, ma i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo rivolto al futuro.

Un futuro che è pieno di incertezze, anche se tra i membri della band, quando li abbiamo incontrati al Circolo Magnolia lo scorso luglio, una certezza per i giorni che verranno c’è: la voglia di tornare a fare musica dal vivo.


Questa voglia li ha tenuti in giro per tutta l’estate, con il loro Dammi più tempo tour in acustico. I FASK oggi hanno presentato le date del loro È già domani tour, che partirà da Parma ad aprile 2022.

Noi li abbiamo incontrati in occasione della prima data del tour estivo (che vi abbiamo raccontato qui) per fargli alcune domande sul loro nuovo progetto, ma anche sul futuro del rock nel nostro Paese e su una loro possibile partecipazione a Sanremo.


Aimone: Dire che non l’abbia influenzato sarebbe difficile. Noi prendiamo tanto dalla realtà e i nostri dischi sono una cronistoria delle nostre vite. Una cosa bellissima, se ci pensi, perché quando tutto questo finirà sarà come sfogliare un album fotografico, ma invece delle foto avremo le canzoni a raccontarci la nostra vita, i periodi che abbiamo vissuto e come abbiamo raccontato tutto questo tra di noi della band. Credo che sia evidente il segno del passaggio di questo periodo, non tanto in termini sonori quanto nei testi.

Aimone: Parla di un presente che si intreccia continuamente con il futuro. Qui troviamo la distanza nulla tra quello che viviamo adesso e la proiezione di noi stessi tra un secondo. Viviamo un continuo zapping e guardiamo continuamente verso il futuro, senza goderci completamente il momento, che alla fine è l’unica cosa che possediamo davvero. Noi stiamo cercando di combattere contro questa cosa, perché vorremmo riuscire a vivere ora senza guardarci indietro e avere rimpianti. Il concetto dei due brani è proprio questo: viviamo una vita a metà.

Alessio: La scelta di avere un’apertura e una chiusura, tra l’altro, non è casuale. Abbiamo cercato di dargli un senso anche in termini di percorso, come fatto anche per i progetti precedenti.

Aimone: Esatto, perché È già domani è una vera e propria introduzione che ti trasporta dentro l’anima del disco, con una serie di riflessioni riguardo il tempo, noi stessi e il nostro rapporto con la vita e chi siamo diventati a 30 e passa anni. È già domani ora invece è la fine di un percorso, anche musicale, ed è molto proiettato verso l’esterno, cosa molto strana per i FASK, perché non riguarda solo noi, ma tutti.


Nel cuore del nuovo album, È già domani

Aimone: È una parola che torna sempre nei momenti di buio, forse perché siamo umbri e non abbiamo il mare (ride, ndr.). È un luogo dove non hai appigli e l’unica cosa che puoi fare è provare a resistere. Il mare ti controlla, quindi ogni volta che mi perdo mi viene in mente questa immagine. Il messaggio di Fratello mio penso sia molto chiaro: quando vuoi davvero bene a qualcuno, cerchi di stargli veramente vicino nei momenti di grande dolore.

Aimone: Penso di aver perso lo slancio iniziale di questo brano, quindi non ti so dire a cosa pensavo quando l’ho scritto. Probabilmente riprendiamo il concetto di proporsi sempre come una cosa nuova e fresca. Si parla molto di posizionamento, della gara continua ad essere al top, quando in realtà va anche bene stare di merda. Ci sentiamo in vendita perché tutto è costantemente messo in discussione, anche quello che sei in questo momento, ed è frustrante, anche quando cresci. Fortunatamente si arriva a un punto in cui si inizia a pensare: “Oh, regà, possiamo goderci la vita senza puntare a essere chi non siamo?”.

FASK: «I Måneskin hanno dimostrato che gli italiani possono spaccare all’estero»

Aimone: È una domanda con mille risposte. Di sicuro i Måneskin hanno dato una botta gigantesca dal punto di vista di quello che si potrebbe fare in televisione. Poi, che questo sia un nuovo slancio del rock in Italia è difficile da dire. Sicuramente il genere ha bisogno di grandi rappresentanti, ma anche del sottosuolo, che in questo momento è difficile da creare perché non ci sono i locali dove farlo. Una cosa però è certa: questo risultato è una figata, perché ti riposiziona nel mondo. Siamo italiani e possiamo spaccare anche all’estero. Ci insegna che dobbiamo spaccare, confrontarci con i più grandi, puntando in alto, e non ad essere il migliore dei nostri amici perché ci vergogniamo.

Aimone: Assolutamente sì. Sanremo è cambiato tanto, un po’ come noi, e ci siamo resi conto che non è altro che una vetrina gigantesca per quello che vuoi dire. Se vai al Festival facendo un tuo pezzo che ti piace, spacchi. Perché avrai più persone che vorranno venire a sentirti e questo non può che essere un bene per chi vuole vivere di musica. Pensare di non andare in un amplificatore come Sanremo sarebbe sciocco.


Alessio: Se Sanremo dovesse essere interessato ad avere i FASK, noi ci saremo!

L’intervista integrale ai Fast Animals and Slow Kids sarà disponibile sul numero di settembre di Billboard Italia.

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