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FASK live, quando la musica diventa davvero di tutti

Doppia data carichissima a Milano per la band di Perugia. Un racconto emozionante della loro carriera, dal primo album a quello che verrà

Autore Benedetta Minoliti
  • Il2 Agosto 2021
FASK live, quando la musica diventa davvero di tutti

Fast Animals and Slow Kids, foto di Stefano Masselli

È l’ultimo venerdì di luglio e a Milano il termometro segna una temperatura tropicale. C’è chi è già in vacanza e chi invece, come me, è pronto ad un pomeriggio intenso, tra intervista e data del tour in acustico dei Fast Animals and Slow Kids. Nonostante il caldo torrido, la bicicletta rimane la mia migliore amica, fidata compagna in questi mesi di pandemia per raggiungere qualunque punto della città, Circolo Magnolia compreso. Quaranta minuti sotto al sole, tra strade interrotte e macchine che mi sfrecciano accanto a tutta velocità, ma ne vale la pena.

Aimone, Alessandro, Alessio e Jacopo arrivano in hotel dopo il soundcheck. La nostra intervista dura più di quaranta minuti. Parliamo del nuovo album e del tour, Dammi più tempo, che li riporta in giro per l’Italia dopo tanto tempo.


Tornare a suonare dopo mesi, in una veste “inedita” per la band, abituata a sudare sul palco, scatenandosi ogni volta sempre più intensamente, con Aimone che salta da una parte all’altra e fa stage diving, non è facile. Soprattutto se quelli che andrai a fare sono due concerti, uno di fila all’altro, sold out, ma con il pubblico seduto.

I FASK non si esibivano live al Circolo Magnolia dal 24 maggio 2019

Il primo turno inizia alle 20 e i Fast Animals and Slow Kids (che vengono da Perugia) sono puntualissimi sul palco. Il concerto si apre con Animali Notturni, title track dell’omonimo album uscito nel 2019. “Ma dove son finiti tutti quanti? / Siete qui davanti, qui davanti / Vorrei sentire il vostro abbraccio”. Queste parole sembrano così azzeccate per iniziare il live che quasi ci si commuove, pensando a quanto tempo abbiamo passato senza ascoltare musica dal vivo.


«Vi vedo tutti, questa cosa mi devasta il cervello» dice Aimone, perché anche se sono le 20.15 circa il sole non sembra voler tramontare. L’atmosfera, però, è quella giusta. Soprattutto perché questo concerto in acustico è davvero speciale per i Fast Animals e Slow Kids, che non suonavano al Circolo Magnolia da quello che è stato anche l’ultimo MI AMI prima della pandemia. Da quel 24 maggio 2019 sono passati più di due anni e di cose, lo sappiamo, ne sono successe.

I Fast Animals and Slow Kids, che da 12 anni portano in giro per l’Italia la loro musica, hanno scelto per questo tour in acustico di ripercorrere la loro storia, dal primo album, Cavalli, a quello che sarà il loro prossimo progetto, È già domani, in uscita il 17 settembre.

Aimone: «Il nostro grande falò sulla spiaggia»

Aimone spiega che il concerto sarà come “un falò sulla spiaggia”, condito da tante chiacchiere, oltre che dalla musica. Una dimensione sicuramente più intima, oltre che giusta in un momento del genere in cui il pubblico non può scatenarsi e deve rimanere, più o meno composto, seduto.

Così, dopo aver proposto Come un animale, uno dei loro ultimi singoli, i Fast Animals e Slow Kids suonano l’unica canzone che portano ancora live del primo album, Copernico. Da qui, Aimone e compagni, iniziano il grande racconto dei FASK.


«Alla fine del tour di Cavalli eravamo demoralizzati, ci odiava la metà delle persone. Così, questo disco lo abbiamo registrato per noi, sul lago di Montepulciano». Il disco di cui parla è Hybris. Un album che ha sicuramente segnato un cambio di rotta dei Fask. Così, la band propone due brani da questo album: Troia, dove sentiamo fischiare anche Alessio, una vera e propria rivelazione («Immaginate come ci siamo rimasti quando l’abbiamo sentito fischiare così») e A cosa ci serve.

Il grande racconto dei FASK, dodici anni di carriera in concerto, tra emozioni e delusioni

Il secondo brano, tra l’altro, è quello che dà il titolo al tour, come mi raccontano i FASK durante la nostra intervista. Una canzone che, come ci tiene a dire Aimone durante il concerto, è stata la prima che hanno sentito cantare al pubblico, non solo agli amici. «Mi carica suonarla. Mi fa pensare alla prima volta che qualcuno l’ha urlata, un momento davvero incredibile per una band».

Il tour nel viale dei ricordi dei FASK continua. Dopo Hybris, infatti, arriva il momento di parlare di Alaska, un disco che segna ancora un cambiamento per la band. Il cambiamento di chi, finalmente, vede un barlume in fondo al tunnel. Così, i Fast Animals and Slow Kids propongono un brano che sembra perfetto, nonostante gli anni, per i tempi che stiamo vivendo, Come reagire al presente. A seguire è il momento di Il mare davanti e, ancora una volta, passiamo da un disco all’altro.

Infatti, siamo quasi arrivati ai “giorni nostri”, con Forse non è la felicità, il quarto album in studio dei Fast Animals and Slow Kids. «Se avete una passione, regà, sfruttatela a stecca. Ve lo dico perché qui per noi le cose iniziavano a girare meglio. Perché inizi a fare cose che ti fanno stare meglio e ti rendi conto che il tempo cura tutto».


Da questo disco ascoltiamo forse due dei brani più belli e intimi dei FASK: Tenera età e Forse non è la felicità. Quest’ultima, soprattutto, ogni volta che sento quel “Forse non è la felicità ciò che voglio / Ma il percorso per raggiungerla” la sento mia, come penso capiterà a tantissimi altri. E venerdì, in una calda serata di fine luglio, con il sole che sembra non voler calare mai, forse non è felicità trovarsi lì, ma ci andiamo molto vicini.

Il gran finale

Siamo quasi alla fine di questo racconto incredibile, fatto di dodici anni di traguardi, ma anche di delusioni e calci in faccia. Crescendo, i Fast Animals e Slow Kids raggiungono il momento della consapevolezza con Animali Notturni, quello che attualmente è il loro ultimo album. Così, ascoltiamo due canzoni da questo progetto: Canzoni tristi, che complice la pandemia non hanno mai portato live, e Non potrei mai.

Il sole, finalmente, comincia a salutare il Circolo Magnolia. Sembra studiato, con la luce che comincia a calare proprio quando è (quasi) arrivato il momento dei saluti, con Cosa ci direbbe, primo featuring della band, portato sul palco nella versione senza Willie Peyote.

Un applauso che è un grande abbraccio

«Ci siamo rivisti, per stare meglio dentro. Vi chiedo di aspettarci e di non abbandonarci. Dirò una frase che diciamo spesso durante i vostri concerti e voglio sentire un grande applauso. Perché per noi significa che ci avete sentito, che la musica vi appartiene. Questo ci riempi l’anima e ci fa sentire esseri umani».


Aimone dice “Noi siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”, e il pubblico del Magnolia esplode in un applauso immenso. Tutti si alzano per applaudire, urlare, abbracciare chi gli sta accanto. Non sono abbastanza vicina per vedere la reazione della band, ma credo che questo gesto, così semplice, gli abbia davvero riempito il cuore.

Così, ci salutiamo per davvero, con Senza deluderti e quei “30 secondi di rock” dove Aimone salta da una parte all’altra del palco. Sembra di essere tornati a due anni fa. E anche se non è così, l’unica cosa che vorrei dire ad Aimone, che prima del concerto mi ha detto “magari faremo schifo stasera”, è che no, i Fast Animals and Slow Kids non hanno fatto schifo.

Non hanno solo portato sul palco la loro musica, ma anche la loro anima e il loro cuore. Hanno avuto qualcosa da dire, davvero. Ed è questo il bello di tornare ad ascoltare un concerto live. Quando ti siedi e sai che chi ti trovi davanti è lì perché vuole raccontarti una storia, la sua, che inevitabilmente diventa anche la tua.

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