Madyon: il rock italiano nel videogame GT World Challenge
Il legame tra musica e videogiochi è sempre stato saldo. Questa volta saranno i Madyon, rock band di Cuneo, ad accompagnare i gamer nelle loro gare
In un’epoca in cui si è già visto tutto, risulta davvero difficile cercare di farsi notare in modo originale. Musica e videogiochi hanno spesso viaggiato insieme, con esempi di grandi artisti all’interno di giochi di successo grazie alle loro canzoni. The Rolling Stones, David Bowie e Offspring sono solo alcuni esempi. In Italia questo è accaduto ai Madyon, Rock Band di Cuneo che con Runaway farà da colonna sonora al gioco di grande successo GT World Challenge “Assetto Corsa Competizione”.
Cristian, qualcuno di voi è un gamer e conosce questo gioco ?
Assolutamente sì, io in prima persona ci gioco continuamente e ti dico che è in assoluto il miglior simulatore di guida, e che durante il lockdown i piloti ci giocavano per rimanere in allenamento. Il software di Assetto Corsa è sviluppato da un team di ragazzi italiani, nostri fan che non sapevano fossimo italiani.
Il primo contatto è avvenuto tramite social e grazie a una cena è iniziato tutto. Un giorno siamo stati contattati proprio da una delle persone presenti alla cena. Ci ha detto di essere il responsabile marketing di un’azienda che produceva un videogioco e ci ha chiesto di inserire all’interno le nostre canzoni perché sposavano completamente la mentalità del videogame.
Oggi essere una band è una sorta di privilegio. In Italia in modo particolare sono davvero poche e si contano sulle dita di una mano. Perché pensi sia cosi difficile imporsi come gruppo?
Penso sia una questione legata all’economia dei tour, e spostare una band è molto più oneroso. Il nostro tour costa tanto e non ci guadagniamo praticamente niente. Oggi l’attenzione si è spostata sullo storytelling, non tanto sul prodotto, le persone si legano di più all’individuo. Da parte nostra cerchiamo di spostare l’attenzione sul prodotto musicale rispetto alle Instagram Stories.
Conosco un sacco di band inglesi che fanno musica bellissima ma non so che faccia abbiano.
Se ci fosse un singolo individuo sarebbe molto più facile identificarlo.
Staring at the Sun, il vostro brano utilizzato nel trailer di questo game, rappresenta un ritorno dopo un periodo di pausa di un paio d’anni. Pensi che il fermarsi sia importante per capire in che direzione si stia andando? Voi arrivavate da un lungo tour europeo di 25 date che oltre l’Italia comprendeva anche la Francia e il Regno Unito: dove vi sentite più vicini musicalmente parlando?
Regno Unito. Ed è molto gratificante perché suonare la musica che hanno inventato loro, a casa loro, è come andare a rubare a casa dei ladri. Quando sei sul palco deve intrattenere in inglese e loro apprezzano la tua musica. Chiaro che poi a livello di pronuncia nel cantato è una sorta di recita. Se ne accorgono che sono italiano, però non hanno pregiudizi. È il panorama più adatto per noi, anche se difficile.
State lavorando al nuovo album, che uscirà per forza di cose nel 2021. Il rinnovarsi per una band pare essere l’unica cosa che possa tenerla in vita. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo lavoro?
Abbiamo trovato uno stimolo particolare per la realizzazione di questo album. Ci sarà Staring at the Sun e due B Side pubblicati dopo. Per l’80% saranno brani originali. Abbiamo trovato un metodo creativo che ci siamo inventati: questo album sarà la colonna sonora di una storia, una ambientazione, come se fosse una realtà parallela, un mondo techno-fantasy in cui tutto è possibile. Magari con un po’ di magia. Un futuro parallelo dove più mondi e più personaggi si incastrano e i loro sentimenti e le loro storie sono raccontati nelle nostre canzoni. È un concept album, verrà curato come tutti i nostri lavori in tutti gli aspetti, dalle grafiche, alla simbologia, al dress-code, ai video. Come se fosse la colonna sonora di una storia.
Nel 2012 avete debuttato su You Tube, poi un salto che vi ha portato all’opening di Fibra al Collisioni festival e da lì un sacco di cose belle. Dove vi vedete o dove vi piacerebbe vedervi tra 10 anni?
Mi piacerebbe continuare a fare ciò che facciamo senza avere limitazioni, liberi di farlo esprimendo la nostra identità al 100% e questo sarebbe già un grande traguardo, senza dover sottostare a Modena o a questioni di mercato. Come tutti quelli che fanno musica internazionale in un paese differente dall’Inghilterra o dagli Stati Uniti, con i testi in inglese, è un po’ difficile essere profeti in patria. Un obiettivo potrebbe essere quello di riuscire a portare un po’ di internazionalità nel nostro paese, avere un po’ di seguito all’interno del nostro paese. Purtroppo però la vedo molto difficile perché si sta chiedendo sempre di più sotto tutti punti di vista.
I 3 brani cover che vi capita anche di suonare durante i vostri live e che amate particolarmente?
Per ammorbidire i nostri live inseriamo 1/2 cover. Una è Bitter Sweet Symphony dei The Verve, rifatta con dei suoni diversi. Volevamo una cover difficile da fare. Questa era perfetta. La facciamo senza il supporto di archi. È una versione davvero insolita, cercala su YouTube. I nostri live sono partiti subito dopo la morte di David Bowie, quindi avevamo ri-arrangiato in versione acustica Heroes. A metà del concerto rimango da solo sul palco, con la chitarra acustica. Abbiamo un campo visivo molto allargato. Ci è sempre piaciuta anche la musica da club e la terza cover che portiamo è Something New di Axwell e Ingrosso. Collaboriamo spesso con un caro amico che è Judici (Gabriele Giudici) che collabora con Hexagon. Collaboro con lui perché è un bravo sound engineer.