Rock

Måneskin presentano “Vent’anni”: «Il rock ogni tanto torna con arroganza»

Esce domani il nuovo singolo dei Måneskin, ieri lo hanno suonato dai Palazzi Imperiali e ne hanno parlato in diretta streaming

Autore Silvia Danielli
  • Il29 Ottobre 2020
Måneskin presentano “Vent’anni”: «Il rock ogni tanto torna con arroganza»

Maneskin, foto di Francis Delacroix

Chitarre in primo piano, atmosfere rarefatte, pantaloni a zampa e stivali con la zeppa, smalto alle unghie e capelli lunghi. In pratica: gli anni ’70. I Måneskin ci hanno abituati a questo immaginario sonoro e visivo e lo ripropongono totalmente nel loro nuovo singolo Vent’anni, una ballad rock che uscirà domani, venerdì 30 ottobre.

Per presentarlo, ieri, Damiano, Victoria, Ethan e Thomas lo hanno suonato in diretta streaming tra le storiche rovine dei Palazzi Imperiali sul Palatino e il luogo, senza pubblico, ha riportato subito il pensiero alla performance epica per eccellenza: il live a Pompei dei Pink Floyd.

Loro, del resto, non hanno paura ad ambire alle alte vette e a esprimere concetti esistenziali: «Il messaggio generale del brano è di libertà e espressione individuale. Altra chiave fondamentale del testo è racchiusa in questi versi: ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro. Vorremmo lasciare qualcosa e non si tratta soltanto di soldi. Puntiamo a qualcosa di grande e di significativo», racconta Victoria, come portavoce della band romana.

Avere Vent’anni

«Vent’anni parla della nostra età, certo, che è molto delicata», interviene Damiano, «ma l’obiettivo è accorciare il gap tra le generazioni, portando alla luce le sensazioni che si vivono indipendentemente dall’età. Nel testo immagino un dialogo tra il me ventenne e il me di 50/60 anni. Ho pensato che quello più vecchio diceva al più giovane ciò che io avrei voluto sentirmi dire».

A tre anni di distanza dalla partecipazione a X Factor e a 2 dal Ballo della Vita, l’album che è valso loro il doppio platino, e dopo po’ di mesi trascorsi a Londra, è nato questo singolo nel periodo di lockdown. «Thomas aveva scritto il giro di chitarra e ce l’ha mandato in chat. Appena ci siamo potuti rivedere abbiamo unito le migliaia di riff che avevamo scritto in quarantena e abbiamo composto il pezzo. Diciamo che abbiamo dato la possibilità a Thomas di esprimersi finalmente con un bel “assolone”!».

La campagna di Oliviero Toscani

La campagna promozionale del singolo è accompagnata da immagini scattate da Oliviero Toscani. «Le sue foto hanno sempre provocato grandi discussioni e ha sempre toccato temi che ci stavano a cuore. È una personalità decisamente molto forte la sua ed è stato un bello scambio tra di noi», raccontano loro.

L’immagine della campagna curata da Oliviero Toscani

L’influenza di Londra

L’aver trascorso tanti mesi a Londra ha sicuramente avuto un effetto sui suoni. «Andavamo ogni sera ad ascoltare i concerti di almeno tre band e ciò ci ha spinto a prendere consapevolezza del nostro suono. Volevamo uscire come power trio senza sovrastrutture. Essere crudi e riportare il suono che avevamo nei concerti», spiegano. «Perché il rock non è morto e ogni tanto torna con arroganza a farsi sentire!», aggiunge Damiano.

Nel testo viene detto: “Vogliamo rimediare ai vostri errori, ci avete insegnato ad odiare”, ma non è un’accusa specifica alle generazioni precedenti: «È una risposta a misoginia e omofobia, non è rivolto ai nostri genitori, li abbiamo visti anche nei nostri coetanei purtroppo», raccontano.

Le grandi paure

Avere 20 anni adesso è ancora più complicato per la situazione di restrizioni che viviamo ma la band si rende conto di vivere una situazione privilegiata: «Abbiamo la fortuna di poter sfogare la nostra voglia di uscire con il nostro lavoro, andando in sala prove. Non è così per tutti, ce ne rendiamo conto». L’invito è a non aver paura e per questo i quattro in un video che avevano diffuso sui social avevano raccontato le loro. Per Victoria la paura è stata per tanto tempo quella degli attacchi di panico, di cui lei ha sofferto a partire dagli 8 anni: «A 14 ho dovuto addirittura rinunciare ad andare a scuola perché me ne vergognavo. Ora per fortuna la situazione è diversa e c’è più apertura verso i problemi della psiche». Per Damiano quella di rimanere solo: «Anche se con modalità differenti, mi sono sentito spesso o troppo ingombrante o invisibile, non è mai facile accettarsi o ammettere di aver bisogno di aiuto».

Per Thomas: «Mostrare chi sono veramente. Poi nel video diffuso diciamo anche: “non abbiamo paura veramente”. Vogliamo lanciare un messaggio ai coetanei, vogliamo mostrare le nostre debolezze per essere più forti».

Mentre per Ethan: «Da piccolo soffrivo di timidezza ed ero molto chiuso, non riuscivo a integrarmi. Diciamo: “Abbiamo vent’anni e abbiamo paura di sbagliare”. Quando studiavo batteria il mio insegnante mi disse: “Hai sbagliato a sbagliare. Devi avere la possibilità di farlo ma devi farlo con coraggio, senza tirarti indietro!” Questa è la chiave di tutto: lasciateci sbagliare!».

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