Un’intervista ai Verdena è un viaggio psichedelico nel loro universo
Domani esce “Volevo magia”, il loro settimo album a ben 7 anni di distanza dall’ultimo. Ci hanno raccontato di cosa ascoltano, del festival di Sanremo e di che cosa chiederebbero davvero a un mago se solo potessero. A modo loro
Intervistare i Verdena è quasi un atto sacrilego. Non vorresti svelare i misteri che nascondono nei testi e nella musica. Perché non viene voglia di dissezionare i versi e spiegarne il significato. Sono belli così. Così come non viene voglia di chiedere loro conto dei suoni.
A ben 7 anni di distanza da Endkadenz (1 e 2), i fratelli Ferrari (Alberto, chitarra e voce, Luca, Batteria) insieme a Roberta Sammarelli (basso) pubblicano il loro settimo album Volevo magia. Una chicca meravigliosa di rock psichedelico, rock hard-core, noise e blues. Ma queste non sono certo definizioni che ha dato la band di Albino (Bergamo). «È anche un po’ pop, dai», commenta Luca.
Per voi Verdena Volevo magia è pop? Avete anche tirato in ballo l’espressione pop-rock. Ma diciamo che in genere siamo abituati ad altri prodotti sotto quella etichetta.
Luca: Massì, dai. Nella melodia della voce lo è.
Roberta: Pop-rock era giusto per dire qualcosa. Preferiamo che le definizioni le diate voi giornalisti. Poi cosa facciamo? Rock?
Alberto: Forse la forma pop non esiste. In fondo, pop cosa è? Una cosa easy. E noi facciamo una cosa easy listening ma…complications.
Avete spiegato come le canzoni siano nate in momenti diversi. Eppure, ascoltandole a me sembra che siano state create nella stessa situazione, di getto.
Alberto: Sono nate proprio in due momenti “gravemente” diversi. Alcuni pezzi sono del 2017/2018 e altri sono del 2020/2021.
Perché secondo voi sento le tracce così coese?
Roberta: Non so, perché hanno avuto anche un metodo di registrazione molto diverso.
Alberto: Forse perché i testi sono stati scritti in poco tempo.
Luca: E comunque la composizione dei brani non è mai stata lunga, se ci pensate, no?
C’è stato un momento preciso in cui avete pensato che l’album fosse finito?
Alberto: Quando ci hanno obbligato a chiuderlo.
Potreste andare avanti all’infinito?
Alberto: Finché non si muore. Poi lo lasci continuare ai tuoi figli…No, scherzo. Ci vuole qualcuno che fermi. Di solito è lei.
Roberta: Ma va, ci ho provato. Non ci sono mica riuscita.
I testi dei Verdena non sono per nulla didascalici ma certamente sono studiati e ben costruiti.
Alberto: Ormai impieghiamo più tempo a scrivere i testi che la musica. Magari scegli una parola, tipo “forse” ma poi il giorno dopo te ne viene in mente una migliore, come “orse”, e cambi tutto. Se non ti piace devi andare avanti a cercare. Da Wow in poi è diventato più lungo e laborioso scrivere i testi per noi, questo è sicuro.
Alla fine siete contenti di questo lavoro?
Alberto: Non lo so. Te lo saprò dire tra un po’.
Le reazioni dei fan avranno un peso in questa vostra soddisfazione?
Alberto: Be’ certo, saremo contenti se piace. Ma abbiamo affrontato dei generi diversi tra un disco e l’altro. Non si può accontentare tutti i fan: quelli del Suicidio e quelli di Wow. Quelli di Endkadenz e di Requiem. Sono tutti diversi.
Luca: Io sono contento perché mi piace suonare questi pezzi.
Alberto: Vabbe’ certo, grazie al c…
Roberta: In effetti è un po’ presto per dirlo. La prova del nove sarà la prima data del tour. Poi la reazione del pubblico e infine sul lungo raggio.
Come vi siete rapportati con tutta la nuova musica uscita in questi 7 anni? Da Sfera Ebbasta a Ghali…
Roberta: Non so, perché negli ultimi 7 anni non ho ascoltato niente di nuovo. Solo quello che mi hanno fatto sentire le mie figlie. Pinguini Tattici Nucleari e Colapesce, per dire. Che poi ho fatto anche una bella scoperta perché il suo album con Dimartino mi è anche piaciuto. Forse Alberto è più aggiornato.
Alberto: Sfera Ebbasta, Ghali e gli altri li ho ascoltati tutti, anch’io per i miei figli.
E dei Verdena cosa pensano i vostri figli?
Alberto: Io per mio figlio grande sono cringe. Sono l’imbarazzo totale.
Pensate ci sia ancora il mito della chitarra?
Alberto: Vedo che quando hanno una chitarra in mano si divertono a far finta di suonarla come pazzi. Ma solo questo. Basta. Devo dire che quando erano piccoli vedevano che il papà stava fuori casa per suonare quindi poi non volevano che suonassi ancora quando ero con loro.
Avete uno zoccolo direi durissimo di fan. Non vi hanno mai lasciati e sono venuti a trovarvi al pollaio (il loro studio di registrazione, ndr) in questi anni, giusto?
Luca: Sì, spesso sono venuti e ci hanno lasciato dei pensieri, delle birrette.
Qual è stata la cosa più bella che vi hanno lasciato?
Alberto: Ci hanno scritto direttamente sulla porta della sala prove un numero di telefono e se li volevamo conoscere. Questo è stato Riccardo con i suoi amici (ride).
Ma chi Zanotti dei Pinguini? Vi conoscete?
Alberto: Sì, lui. No, non ci conosciamo anche se sono di Bergamo anche loro.
Roberta: Sono anche di un’altra generazione rispetto alla nostra.
Che cosa vi ha divertito di più nel creare questo album?
Luca: Suonare i pezzi.
Roberta: Cercare di creare delle canzoni che non fossero troppo legate al passato. A questo giro abbiamo utilizzato dei loop anche in fase di scrittura. Ci abbiamo suonato e scritto sopra. Come se ci fosse un quarto musicista che suona sempre la stessa cosa. Per esempio, in Cielo super acceso, portiamo avanti questa modalità fino alla fine.
Alberto: A me piace sempre fare delle cose strane. Per stupire innanzitutto me stesso.
Il fatto di non essere mai andati a Sanremo è in qualche modo un rimpianto per voi?
Roberta: Avremmo potuto. Però non avevamo la canzone giusta al momento giusto. Quando ce l’hanno chiesto non avremmo avuto la testa per farlo.
Alberto: Be’ tra il dire e il fare c’è di mezzo…
Vi chiamasse domani Amadeus andreste?
Luca: Eh, appunto. No! Bisognerebbe proprio avere una bella canzone. Non vogliamo andare per andare!
Potete darmi solo risposte sbagliate. Quale magia vorreste oggi?
Alberto: Che scompaiano le armi da tutto il mondo.
Questa è una risposta seria.
Luca e Roberta: Anche per noi. Che cadano dal cielo pezzi di carne piuttosto che le armi.
Ma siete vegetariani?
Roberta: No!
Alberto: Ci sto pensando.
Roberta: È l’ultima cosa al mondo che potrei immaginare per te, Alberto.
Da artisti vi spenderete per spingere le persone al voto domenica?
Roberta: No, come band vogliamo essere completamente staccati dal discorso politico.
Alberto: No, perché? Ognuno fa quello che vuole. E poi per votare chi?
Se pensate alla prima data del tour (qui le date) che sensazione avete? Non vedete l’ora?
Roberta: Abbiamo una paura pazzesca. Siamo spaventatissimi. Non sappiamo ancora se ci sarà un quarto musicista con noi. Le prove stanno andando bene anche con noi 3 ma non abbiamo deciso.
Alberto: Il giorno stesso sarà il terrore assoluto. Non parleremo con nessuno. Soprattutto tra di noi.