Le performance da tenere d’occhio a Sanremo 2020 (fra rapper e vecchie glorie)
Abbiamo assistito all’Ariston alle prove generali di Sanremo 2020. Ecco alcuni highlights che ci hanno colpito (e che potrebbero determinare il corso del Festival)
L’Ariston scalda i motori per la partenza di Sanremo 2020. Come da tradizione, nel pomeriggio del lunedì si sono svolte in teatro le prove delle esibizioni di tutti i concorrenti, fra Campioni e Nuove Proposte. La cornice – indubbiamente suggestiva – è quella della scenografia firmata da Gaetano Castelli, storico collaboratore del Festival (l’ultimo suo lavoro per Sanremo risaliva all’edizione del 2012). Sul palco si sono susseguiti, in ordine alfabetico, tutti i concorrenti in gara alla 70° edizione del Festival della canzone italiana. Abbiamo preso nota degli “highlights” che ci hanno colpito (e che potrebbero determinare il corso del Festival).
L’esperienza conta
Argomento ricorrente di dibattito a Sanremo è la presenza di molti artisti “maturi” a discapito delle nuove generazioni e delle tendenze artistiche della contemporaneità, che verrebbero così sottorappresentate. Anche se, a onor del vero, da alcuni anni il problema sembra essere molto meno marcato. Ci sentiamo però di spezzare una lancia a favore della partecipazione a Sanremo dei grandi artisti provenienti da altre stagioni della musica italiana.
Al di là del puro aspetto artistico – sul quale ciascuno è libero di farsi un’idea autonomamente – alcune delle performance che convincono maggiormente sono proprio quelle dei cantanti di più lungo corso. Irene Grandi, Piero Pelù, Marco Masini, Michele Zarrillo regalano al pubblico esibizioni potenti e dimostrano totale disinvoltura su un palco difficile come quello dell’Ariston. Degnissima di nota è Rita Pavone, che a 74 anni compiuti fa letteralmente tremare la platea con la performance più rock che si sia vista, vanificando all’istante settimane di perplessità sulla sua partecipazione. I giovani artisti abbiano il coraggio di prendere esempio da chi la storia della musica italiana l’ha già fatta.
Le ragazze di Sanremo 2020
Ormai si sa, l’edizione di quest’anno è il Festival delle donne (seppure fra i concorrenti siano in minoranza). Ma com’è andata sul palco dell’Ariston? Oltre alle già citate Grandi e Pavone, spostando l’attenzione sulle giovani artiste si segnalano per qualità e credibilità Elodie e Levante.
La prima propone un brano, Andromeda, ambizioso per il Festival in virtù di una scrittura e una produzione fortemente contemporanee e innovative per il contesto sanremese. Il sodalizio con Dardust e Mahmood ha dato frutti di grande spessore. La seconda porta in gara un brano complesso, semanticamente e tecnicamente. Il testo gioca sulla dissonanza cognitiva fra la serietà di un contenuto che celebra la fragilità umana condannando il pregiudizio e la leggerezza di un titolo – Tiki Bom Bom – che pare quello di un pezzo reggaeton. Il cantato fa mostra di soluzioni metriche non banali e persino audaci.
La forza del rock
A Sanremo 2020 le chitarre si sentono forti e chiare. Da alcuni anni il rock sta scomparendo dalle classifiche, ma all’Ariston si rivela ancora una grammatica musicale capace di convogliare proposte artistiche di estrazioni diverse. Chiedetelo a Piero Pelù, che infiamma il pubblico, alle Vibrazioni, che si dimenano con i loro strumenti, persino a Marco Masini, che tira degli acuti degni di una rockstar. Di Rita Pavone abbiamo già detto, ma è anche da segnalare il convincente assolo di chitarra di Enrico Nigiotti, bel tocco rock nella sua ballad Baciami Adesso.
Il rap a Sanremo
Il mondo hip hop a Sanremo 2020 può puntare su tre cavalli di razza: Anastasio, Rancore e Junior Cally, tutti con brani intensi e – potremmo dire – impegnati. Siamo sicuri che Junior Cally con la sua esibizione metterà la parola fine alle polemiche che hanno preceduto il Festival. Rancore aveva già avuto l’occasione di mettersi in risalto l’anno scorso nel featuring con Daniele Silvestri (Argentovivo). Quest’anno il palco è tutto suo e la sua performance “a colpi di pistola” sarà una delle più potenti. Sono di questi artisti i testi di più grande spessore di questa edizione, a riprova del fatto che il rap – al netto delle polemiche che talvolta si porta dietro – rappresenta un contributo prezioso per il songwriting contemporaneo, anche a Sanremo.