Quella volta in cui la Disney respinse Michael Jackson
A quanto pare, la richiesta di comporre la colonna sonora de “Il gobbo di Notre Dame” da parte del Re del Pop fu freddamente declinata
Il colosso dei film d’animazione Walt Disney rifiutò una proposta da parte di Michael Jackson, che aveva mostrato interesse nel voler comporre la colonna sonora del celebre cartone Il gobbo di Notre Dame.
La notizia emerge in una nuova intervista ad Alan Menken con SlashFilm, in cui il compositore racconta l’episodio del lontano 1995. Menken ricorda una telefonata ricevuta dall’assistente di Michael Jackson, al quale in quel momento premeva distogliere l’attenzione dai diversi problemi che interessavano la sua vita privata, tra le accuse di abusi e il divorzio da Lisa Marie Presley.
Il racconto di Menken prosegue con i dettagli della telefonata. «Ovviamente Jackson ama tantissimo la Disney», aveva affermato l’assistente, «Così ho menzionato Il Gobbo, e mi ha risposto che a Michael sarebbe piaciuto venire nel mio studio, guardare il film e parlarne. Ho contattato Disney Animation, e loro mi risposero “Incontralo! Se gli piace, vedi cosa succede”».
Da ciò che sappiamo in seguito alle dichiarazioni di Menken, Jackson rimase colpito da tre canzoni della colonna sonora, ed espresse il desiderio di produrne e registrarne alcune. Così si misero in contatto con Disney, ma «fu come lanciare un tizzone ardente in una ciotola fragile, con dell’esplosivo», conclude il compositore, «Disney rispose con un freddo “le faremo sapere”».
Il rifiuto di Disney
Un feedback imbarazzante nei confronti della star di Off The Wall, Billie Jean, Thriller, Beat It e innumerevoli altre hit che hanno fatto la storia del pop. Tra l’altro, un rifiuto in contrasto con l’esperienza disneyana dell’artista diversi anni prima: Michael Jackson è stato infatti protagonista di Captain EO per la Walt Disney Productions – uno dei primi film 4D della storia del cinema, nel 1986.
Ad ogni modo, prosegue Menken, arrivò il “no” di Disney, una decisione da dover poi comunicare allo stesso Jackson. «Nessuno lo fece, è toccato al mio defunto manager, Scott Shukat, che l’ha detto a Michael, o al suo avvocato. Col senno di poi è stata la decisione giusta», ha commentato. «E poi Quasimodo è un personaggio. Se osservi i rapporti di Michael con la sua famiglia, con suo padre, c’era anche una particolare identificazione».