Top Story

Ricordo, parole e musica per le vittime della mafia: “A nome loro” è molto più di un concertone

L’evento “Musica e voci per le vittime di mafia”, alla sua seconda edizione, è stato ancora più grande. Nel Parco archeologico di Selinunte, davanti al Tempio di Hera, attori, testimoni e tanta musica hanno tenuto accese le luci su un territorio che ha voglia di riscatto. Tra gli ospiti anche La Rappresentante di Lista e Levante

Autore Samuele Valori
  • Il26 Maggio 2024
Ricordo, parole e musica per le vittime della mafia: “A nome loro” è molto più di un concertone

Non far spegnere i riflettori e perseverare nel mettere in luce l’altra faccia, quella artistica, storica e culturale, di una terra da troppo tempo oscurata e oppressa. Questo era lo scopo primario della seconda edizione di A nome loro – Musiche e voci per le vittime di mafia: un obiettivo raggiunto grazie alla neonata organizzazione, alla direzione artistica della pianista jazz Sade Mangiaracina, alla disponibilità di artisti, testimoni, volontari e soprattutto grazie alla grande partecipazione del pubblico (oltre dieci mila presenze). Per accogliere ancora più spettatori e far comprendere ancor di più il valore simbolico dell’evento, quest’anno è cambiata la data – è stato scelto un giorno vicino a quello dell’anniversario della strage di Capaci – e il palco è stato posizionato sempre nel Parco archeologico di Selinunte, ma davanti al Tempio di Hera in uno spazio ancora più vasto.

Dario Mangiaracina: «Non chiamatelo festival, ma presidio culturale»

La maratona è iniziata alle 15:00 sotto un cielo nuvoloso che minacciava pioggia, ma che poi si è aperto lasciando penetrare i raggi del sole. A nome loro non si sarebbe comunque fermato, come durante la prima edizione dello scorso anno, organizzata in modo improvvisato sull’onda dell’entusiasmo per la cattura di Matteo Messina Denaro, e svoltasi sotto il freddo e l’acqua di febbraio. Tra gli organizzatori della prima e di questa seconda edizione, ancora più grande, c’è Dario Mangiaracina, cugino di Sade, e celebre per essere il cofondatore, insieme a Veronica Lucchesi, de La Rappresentante di Lista.

«Quest’anno ci siamo mossi in maniera tentacolare e abbiamo esteso l’invito a tutti» ci racconta nel backstage. «Abbiamo chiesto l’adesione a un progetto e non a un palco. Tra gli artisti che hanno accettato non ci sono solo quelli in cartellone, ma anche tutti gli altri che, per impegni, o tour, non sono potuti venire in Sicilia».

Dario è arrivato molto presto al Parco Archeologico di Selinunte, poco dopo che Stefania Renda, la prima dei primi tre presentatori – la diretta Rai è stata affidata a Francesca Barra e Gino Castaldo – ha aperto le danze consegnando le borse di studio per l’accesso al Conservatorio alle giovani componenti di una band locale: le Revolution Girl. «Il nostro obiettivo è diventare un presidio culturale e mantenere fisso l’appuntamento. Non mi piace essere definito direttore artistico perché l’idea di questo evento è che duri tutto l’anno. Non è un festival» spiega Dario.

«Spero che grazie ad A nome loro nascano dei certamen di musica nei licei per poter suonare su questo palco. Non tanto per aumentare il numero di artisti, che già quest’anno siamo al limite, ma perché è un modo per far conoscere alle nuove generazioni la musica. Spero che nascano anche fonici, sound designer, tutti mestieri che qui mancano».

Dario Mangiaracina, pur essendo nato e cresciuto a Palermo, ha un legame profondo con Castelvetrano, paese in cui è nato suo padre Aido – bassista degli Asteroidi che sono saliti sul palco nel pomeriggio – e sottolinea quanto sia difficile anche solo pensare di fare musica in Sicilia. «In un territorio come quello di Trapani dove non c’è nulla ed è stato deturpato dai soldi Matteo Messina Denaro, ma anche nel resto della regione, è difficile sognare perché il sogno proprio non lo vedi. Non hai neppure idea che possa esistere una cosa del genere».

Diario Mangiaracina, foto di Francesco de Simone

La maratona delle voci

Lo show del pomeriggio ha visto alternarsi sul palco di A nome loro non solo cantanti e musicisti. Hanno preso parte anche associazioni, testimoni e parenti delle vittime di mafia. Tra gli altri Libera, Addio Pizzo e MuST23 e Emilia e Salvatore Catalano. Quest’ultimo, fratello di Agostino Catalano, il caposcorta del giudice Paolo Borsellino, morto nella strage del 19 luglio 1992, nel corso del suo intervento ha fatto trasparire gioia per la cattura di Denaro. Tuttavia, ha anche lasciato trasparire una profonda delusione per il fatto che molte persone hanno coperto la sua latitanza. Un tema che è tornato più volte nel corso della lunga giornata ed è stato ribadito con decisone anche dal nipote del boss Giuseppe Cimarosa.

Tra gli altri ospiti che hanno affidato alle parole il loro ricordo, il giornalista Lirio Abbate, ma anche attori legati alla causa. Tra i momenti più emozionanti la lettera di Felicia Impastato letta da Dajana Roncione. Oltre che la poesia Littra a ‘na mamma tedesca di Ignazio Buttitta portata sul palco con un’interpretazione sentita da Luigi Lo Cascio.

Levante, foto di Michele Milazzo

La musica

Sul palco di A nome loro si sono esibiti decine di artisti, molti dei quali del territorio. Ad accompagnarli c’erano due resident band. La prima composta da Sade Mangiaracina al piano, Marco Bardoscia al basso, Gianluca Brugnano alla batteria e Osvaldo Lo Iacono alla chitarra. La seconda da Riccardo Russo al piano e alle chitarre, Salvatore Maltana al basso e Valter Sacripanti alla batteria.

Durante la prima parte dello show, tra i principali nomi, c’è stata Anna Castiglia. L’ex concorrente di X Factor ha eseguito due brani chitarra e voce, compreso il suo ultimo singolo Ghali. Poco dopo è stato il turno di Daniele Silvestri. Toccante la versione piano e fagotto de La mia casa. Tra l cose più belle non si può tralasciare lo show elettrico di DJ Bonnot. Il producer ha dato vita ha un segmento musicale elegante e futuristico a tinte jazz. Con lui Paolo Fresu, Gianluca Petrella e di Davide Shorty, salito sul palco per un freestyle. Dietro di loro le animazioni di Simone Rovaris hanno creato la giusta atmosfera.

Il set di DJ Bonnot, foto di Francesco de Simone

Sempre Fresu è tornato sul palco la sera per accompagnare Malika Ayane che ha chiuso il set con Tempesta. Nella serata si sono alternate sul palco Arisa e Levante. La prima ha fatto cantare il pubblico con la doppietta Controvento e La notte. La cantautrice originaria di Caltagirone invece ha sfoderato tutta la propria grinta in Andrà tutto bene, per poi chiudere con la sanremese Tikibombom. A chiudere la diretta non poteva che essere La Rappresentante di Lista che ha infiammato la serata con l’ultimo inedito Paradiso, Resistenza e Ciao Ciao. Nel gran finale sono stati Dario e Veronica a guidare il coro di tutti gli ospiti, saliti di nuovo sul palco, sulle note di People Have the Power di Patti Smith.

La Rappresentante di Lista, foto di Flavio Leone

A nome loro

La genuinità e l’alto valore del progetto erano stati premiati già per la prima edizione del 2023. L’organizzazione ha ricevuto lo scorso 8 maggio il premio Peppino Impastato 2024 «per l’altissimo valore civile e culturale dell’evento-concerto organizzato nei luoghi per troppo tempo asfissiati dal dominio mafioso di Matteo Messina Denaro». La seconda volta di A nome loro è stato qualcosa di ancora più grande.

Il sogno di Sade e Dario Mangiaracina, Flavio Leone e tutti gli altri che sono coinvolti nel progetto è che possa diventare un evento imprescindibile. Una versione alternativa del concertone del primo maggio, incentrata sulla lotta alla mafia. E la strada è quella giusta affinché le luci sul territorio trapanese rimangano accese. Come quelle che hanno illuminato il Tempio di Hera mentre musica e parole parlavano a nome di chi non c’è più. A nome di tutti quelli che lottano per un futuro migliore e senza mafia.

Share: