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Adriatic Sound Festival: e se Fano diventa la nuova Riccione?

Si è appena conclusa (con successo) la prima edizione del nuovissimo festival techno: un evento che ha le carte in regola per diventare un appuntamento di rilievo nazionale e internazionale

  • Il17 Giugno 2025
Adriatic Sound Festival: e se Fano diventa la nuova Riccione?

The Temple, il main stage di Adriatic Sound Festival

C’è un nuovo grande festival techno in Italia e non sapevamo di averlo. Si è appena conclusa la primissima edizione di Adriatic Sound Festival, il 13 e 14 giugno all’aeroporto di Fano: due giorni, due palchi monumentali, ventotto artisti in lineup, musica dal primo pomeriggio alle 2 di notte, con headliner che andavano dai Rüfüs Du Sol (uno dei set più emozionanti) al “Maestro” Sven Väth. Un festival che brucia le tappe e nasce grande: da una prima edizione non ci si aspetterebbero simili livelli di produzione e di afflusso di pubblico (quasi 17mila le presenze complessive dichiarate dagli organizzatori).

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Il set di Sven Väth all’Adriatic Sound Festival

L’appetizer con il Launch Party

A dare un assaggio delle atmosfere di ASF è stato l’esclusivo Launch Party di giovedì sera (12 giugno) presso l’ex chiesa di San Francesco, in centro a Fano. Una location spettacolare: risalente al XIV secolo, la struttura mostra una stratificazione di stili dove a dominare visivamente sono le grandi colonne neoclassiche e l’ampio abside. Priva del tetto, demolito nel 1930 a causa di problemi di stabilità causati da eventi sismici, l’ex chiesa ha quell’aria vagamente metafisica che si respira in luoghi analoghi come l’Abbazia di San Galgano in Toscana o il Convento do Carmo a Lisbona.

Già suggestivi di per sé, gli elementi architettonici sono rivitalizzati dall’elegante gioco di luci e laser, in un ideale dialogo fra simboli del passato e forme della contemporaneità. È in questo contesto che – fra gli altri – si tiene il set di Franky Wah, una delle piacevoli scoperte ad Adriatic Sound Festival, con i suoi beat introspettivi e raffinati, stracolmi di bassi. Sul palco lo raggiunge il chitarrista Brandon Niederauer, talento classe 2003 che a 15 anni già suonava con Lady Gaga e Stevie Nicks, per dire, ma anche con leggende del blues come Derek Trucks e Buddy Guy.

Al di là della musica, nel complesso è una bella operazione di valorizzazione del patrimonio architettonico di Fano, che a sua volta è parte integrante del concept di ASF, con i suoi rimandi alla romanità della città (l’antica Fanum Fortunae) a partire dal design del main stage, che richiama colonne romane e l’Arco di Augusto, punto terminale della Via Flaminia e un tempo ingresso della città.

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Il main stage “The Temple”

I due giorni di Adriatic Sound Festival

Fiore all’occhiello di ASF sono i suoi due palchi: il main stage “The Temple”, con la sua imponente struttura aperta a 360 gradi, e “The Hangar”, posizionato appunto davanti all’hangar centrale dei tre presenti all’aeroporto di Fano (gli altri due sono comunque impreziositi da video mapping nelle ore serali). L’impianto audio è impeccabile: oltre a un suono cristallino, le frequenze sono bilanciate in modo tale che anche sotto cassa si riesce a parlare senza urlare, nonostante il volume che si sente anche a chilometri di distanza.

Tuttavia l’organizzazione nel suo complesso non è da meno: il parcheggio è particolarmente ampio (fra l’altro sono molti gli spettatori che hanno usato forme di mobilità alternativa come bici e bus navette); ambulanze e paramedici sono presenti e ben visibili all’interno dell’area festival; c’è un buon numero di food truck, punti bar e bagni chimici.

Insieme al concept, è altrettanto iconica – a modo suo – la location. La scelta dell’aeroporto di Fano è uno degli ingredienti vincenti di Adriatic Sound Festival, con quell’energia un po’ alla Beautiful Day degli U2. La fila di hangar può diventare lo “skyline” simbolo del festival tanto quanto lo sono i piloni di Parco Dora per il Kappa FuturFestival. Un aspetto imprescindibile per un festival che oggi abbia ambizioni di un certo tipo.

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Brina Knauss

La lineup

Un altro aspetto che colpisce è l’assoluto rispetto della timetable: i cambi di set avvengono con una precisione al minuto, senza soluzione di continuità. Non ci sono stati intoppi a parte il forfait dato all’ultimo minuto da Green Velvet. Defezione non da poco: era uno dei nomi più attesi e avrebbe calcato il main stage per il set conclusivo del sabato sera. L’ha sostituito Nicole Moudaber, con un secondo set a sorpresa dopo che si era esibita poche ore prima all’Hangar Stage.

A livello musicale, da questa prima edizione di Adriatic Sound Festival ci portiamo a casa sia riconferme che piacevoli nuove scoperte. Fra le performance più intense (oltre ai già citati Rüfüs Du Sol e Franky Wah): la palestinese Sama Abdulhadi, con uno dei set più sofisticati e sorprendenti, ricco di modulazioni dinamiche e influenze mediorientali; la slovena Brina Knauss, con i suoi beat impeccabili che farebbero ballare anche i sassi; la scozzese Sim0ne, che riesce a scaldare il pubblico più di quanto già non faccia il sole rovente del pomeriggio; e la polacca Kasia, aliena dark dai beat ipnotici.

Cosa fare meglio

I prezzi di cibo e bevande sono sostanzialmente in linea con altri grandi eventi del genere, ma non si può pensare di pagare 2.50 euro per una bottiglietta d’acqua spesso tiepida. Anche per ridurre lo spreco di plastica, alle prossime edizioni di Adriatic Sound Festival sarebbe bello vedere colonnine di acqua gratuita per tutti.

Inoltre, paradossalmente, il main stage era spesso meno affollato dell’altro palco. Lo sterrato che lo circonda infatti è sassoso e polveroso, motivo per cui – soprattutto nelle ore pomeridiane delle due giornate – il pubblico preferisce riversarsi all’altro palco, dove il suolo è di asfalto ma se non altro più comodo per ballare. Insieme a ciò, la sua posizione a ridosso dell’ingresso lo fa di fatto sembrare come una sorta di punto di passaggio.

Ottima, infine, la presenza di molte donne in lineup. A ben guardare, però, tutti e sei gli headliner annunciati erano uomini. Una maggiore gender balance non potrebbe che elevare ulteriormente la proposta artistica di Adriatic Sound Festival.

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Stephan Bodzin

Fano nuova Riccione?

Arriviamo quindi al punto della questione. Un evento del genere forse non si era mai visto a sud di Torino, di sicuro non a sud di Riccione. Dalla riviera romagnola Fano dista appena mezz’ora in auto, ma sono ancora due mondi diversi: sovraffollata e satura di eventi la prima, dimessa e chill la seconda. Persino la piadina è differente, come fanesi e pesaresi tengono sempre a ricordare: quella marchigiana ha un impasto più grezzo.

Proprio perché ancora “inesplorato” dal punto di vista del turismo di massa e della produzione di grandi eventi, e perché vicinissimo a uno storico distretto del clubbing italiano come quello di Rimini e Riccione, questo territorio scopre di trovarsi in una posizione strategica. È presto per dire se Fano può diventare una nuova Riccione, ma certamente si può innescare una sana competizione (o, ancora meglio, sinergia) fra le due città rivierasche.

In giro per il festival si sentono accenti romani, veneti e persino londinesi. È evidente la potenzialità in termini di bacino di utenza, a partire dal pubblico proveniente da fuori regione e dai turisti che già normalmente affollano le spiagge adriatiche in estate. Ma non limitandosi lì: il festival ha le carte in regola per diventare davvero un appuntamento di rilevanza nazionale e internazionale. E chissà che non arrivi a fare concorrenza allo stesso Kappa FuturFestival, che si svolge appena tre settimane dopo.

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