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Gli ascolti in anteprima delle canzoni di Sanremo 2025: ballare o piangere

Quasi assente il rock, se si escludono alcune ballad molto seventies e manca pure il rap: ecco come sono i brani più attesi dell’anno

Autore Silvia Danielli
  • Il20 Gennaio 2025
Gli ascolti in anteprima delle canzoni di Sanremo 2025: ballare o piangere

Elodie, Olly, Joan Thiele e Irama

Oggi, lunedì 20 gennaio (pieno blue monday in una uggiosa Milano) possiamo raccontarvi le primissime impressioni delle canzoni di Sanremo 2025 perché si sono tenuti gli ascolti in anteprima con i giornalisti nella sede RAI. E come suonano dunque? Come al solito ci sono alcuni bei pezzi mentre molti sono trascurabili. Quasi assente il rock, se si escludono alcune ballad molto seventies e manca all’appello pure il rap. Nonostante ci siano diversi rapper che però spesso hanno virato verso il pop con basi dance-elettroniche, come Emis Killa e Fedez. O verso l’r’n’b come in uno dei pezzi più riusciti, quello di Shablo con Guè, Tormento e Joshua.

Carlo Conti, direttore artistico, aveva già avvertito che a Sanremo 2025 ci sarebbero state più canzoni personali orientate al microcosmo degli artisti e meno temi sociali. Infatti, se si escludono Willie Peyote (grazie di esserci) e in parte Rocco Hunt, non si affrontano grandi cause. «Forse perché i tempi grami che viviamo spingono i cantanti a guardare di più le loro vicende personali», ha commentato Conti. Dunque, si balla ancora al festival di Sanremo, ma verrebbe da dire con un po’ di tristezza nel cuore.

Come al solito c’è una preponderanza di alcune penne: Davide Petrella firma 4 pezzi e anche Davide Simonetta non scherza. Particolare di quest’anno è che Blanco abbia firmato (o co-firmato) ben 3 pezzi: quello di Giorgia, di Noemi (anche con Mahmood) e di Irama. E poi si distingue nella produzione Cripo che ha lavorato al brano di Fedez, a quello di Emis Killa e a quello di Rose Villain insieme a Sixpm.

Vediamo il commento brano per brano. Con una sintesi di massimo 5 parole. Potranno cambiare quando gli artisti saliranno sul palco dell’Ariston? Certo!

Come sono le canzoni di Sanremo 2025

Francesco Gabbani – Viva la vita
Di solito le cose semplici sono le migliori, ma per questo brano, scritto anche dall’ottimo Pacifico e da Davide Simonetta, si esagera un po’. Una canzone decisamente positiva che dona al personaggio di Gabbani, però insomma una frase come “Viva la vita finché ce n’è” non rimarrà negli annali. Positiva, semplice: fin troppo.

Clara – Febbre
Un pezzo decisamente dance che ricorda molto Andromeda di Elodie, e infatti ha il tocco magico di Dardust per la musica (Jacopo Ettorre e Madame per il testo). È un po’ un’evoluzione frizzante di Diamanti Grezzi. Rimane, ma non nel cuore.

Willie Peyote – Grazie ma no grazie
Grazie dunque a Willie di portare la quota divertente ma di contenuto. Una presa in giro sferzante accompagnata dal funky a cui Willie ci ha abituati e che lo rende un po’ il nostro Anderson .paak. Delle cene di classe e dei Jalisse citati nel pezzo si è già parlato. Ma ci sono altre barre degne di nota: “Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze”. Fa ridere ma anche riflettere.

Noemi – Se ti innamori muori
La riconoscibile (e inattacabile) voce di Noemi è perfetta per una ballad in puro stile sanremese, scritta da Blanco e Mahmood, con Michelangelo alla produzione, che però non si avvertono troppo. Speriamo solo che nel video non ci sia una coppia che si sveglia al mattino e si saluta dopo aver litigato tutta la notte. Tutto giusto per Sanremo, nessuna sorpresa.

Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Il pezzo di Lucio è dolce e delicato: dalla sua voce al ritmo seventies della chitarra fino al testo. La costruzione è complessa però, per niente banale e scontata. Per fortuna, Lucio che è quanto di più lontano dal festival si possa immaginare, ha deciso di partecipare e il suo brano è sicuramente uno dei migliori. Meravigliosa anomalia in salsa seventies.

Rkomi – Il ritmo delle cose
Chi si aspettava un ritorno al rap duro e puro dell’artista di Calvairate o una direzione verso il rock come il precedente brano in gara a Sanremo rimarrà deluso. Rkomi fa quello che deve fare: un pezzo urban-pop sulla scia di Taxi driver, che fu l’album più venduto nel 2021. La musica è scritta da Katoo e Shablo e la costruzione è pensata e cathchy. Il miglior incontro tra urban e pop.

The Kolors – Tu con chi fai l’amore
The Kolors si prendono sempre la quota tormentone in radio con vibe anni ‘80. Questa volta a Stash e a Davide Petrella, coppia di Italodisco, aggiungono come co-autore l’inaspettato Edoardo D’Erme, ovvero Calcutta, e per la musica Zef. Non stravolgono la loro formula vincente ma aggiungono un tocco di dolce-amaro alle strofe e un beat quasi a là Cassius. “Non posso credere alle voci dell’ansia”, canta Stash. Raffaella Carrà sarebbe stata fiera di loro. Hit radio con upgrade.

Rocco Hunt – Mille vote ancora
Parte con un mandolino, il ritorno al rap/pop sociale campano di Rocco Hunt. E subito bisogna dare a Rocco quel che è di Rocco, perché l’artista salernitano è sicuramente stato il primo a portarlo in gara all’Ariston dove nel 2014 vinse nelle Nuove Proposte con Nu juorno buono. Poi però ha un po’ (tanto) deviato verso il pop dove ha anche ottenuto enormi risultati, con o senza Ana Mena. E soprattutto è arrivata un’ondata di rapper partenopei che – con un po’ di rabbia in più – hanno cambiato davvero lo scenario degli ascolti dell’Italia intera, Geolier in primis. Ora Rocco torna a parlare della sua storia e della sua terra. “Lo stato è assente come noi in mezzo a quei banchi”. Bel ritorno, non troppo originale.

Rose Villain – Fuorilegge
Il timbro di Rose, un po’ sporco e da bad girl, è sempre riconoscibilissimo e la struttura di questo pezzo, che ne contiene almeno altri due, anche. Come Click Boom! dell’anno scorso, e ciò non è un male assolutamente. Anzi potrebbe diventare una cifra stilistica di Rose. La produzione è affidata a Sixpm e a Cripo. Non è un pezzo immediato ma con l’intepretazione di Rose salirà ogni volta di più sul palco. Una hit a lento rilascio.

Brunori SAS – L’albero delle noci
Brunori SAS, cantautore colto e ironico per la prima volta al festival, porta un brano raffinato e piacevole dedicato alla sua recente esperienza della paternità. Forse però non osa troppo e ricorda parecchio Francesco De Gregori tra la Donna Cannone e La leva calcistica. Una perla ma non rarissima.

Serena Brancale – Anema e Core
Serena pare giocare con i luoghi comuni dell’americano che ama l’Italia o meglio il Sud-Italia. Anche nel ritmo del suo pezzo che ricorda un bel po’ Mr. Saxobeat di Alexandra Stan. Per non parlare del testo: “Italo americano dammi un bacio su un taxi cabrio”. Però è un pezzo vivace e colorato, meno scontato di quanto si pensi. Potrebbe essere una sorpresa.

Irama – Lentamente
Pathos e drammaticità, perfetti per il palco sanremese. La collaborazione di Blanco insieme a Irama per la scrittura del pezzo si sente molto, soprattutto all’inizio, così come la produzione di Michelangelo. Potrebbe avere lo stesso effetto di Brividi con altrettanti risultati da podio, anche perché Irama è riconosciuto come un ottimo performer dal vivo, capace di cambiare pelle a seconda della situazione. Un tormento – non tormentone – vincente.

Marcella Bella – Pelle diamante
Potrebbe essere un ritorno divertente di Marcella Bella con questa base dance un po’ tamarra. Se ci gioca un po’ potrebbe essere la quota neo-trash, con una piccola dose di empowerment femminile. Per ballare (e per rivendicare).

Achille Lauro – Incoscienti giovani
Un inizio bomba per una ballad un po’ (tanto) rock anni ‘70, dove Lauro pare un po’ l’Harry Style di casa nostra per raccontare la storia di una ragazza che “vive ai margini”. È un ritorno in grande stile di Lauro che ci ha abituati negli anni a continui cambi di genere e sa bene come strizzare l’occhiolino al pubblico. Lo special col sax stile anni ‘80 è un po’ too much. Ballad drammatica, un po’ furba.

Elodie – Dimenticarsi alle 7
E niente: Elodie ha la voce, la capacità di interpretare e potrebbe travolgere tutto con questo pezzo dove si alzano i bpm e dove ha voluto partecipare attivamente sia per la parte del testo che della musica. Pare Mina, senza paura del paragone, e infatti a un certo punto canta anche “ancora ancora ancora”. Ma forse è un pezzo troppo sofisticato per salire sul podio. Probabilmente però salirà nell’airplay radiofonico. Una Mina da ballare raffinata.

Tony Effe – Damme ‘na mano
Tony, fresco-fresco di polemiche di Capodanno al Circo Massimo, si presenta a Sanremo assolutamente ineccepibile: nessun linguaggio volgare, richiami alla mamma (“Amo solo mia madre Annarita”) e un pezzo che sembra uno stornello romano, che omaggia quella città (ovviamente il Comune…) che gli ha voltato le spalle all’ultimo. Solo in una strofa si dice “mi alzi la mano” e qualcuno ha voluto vedere la risposta della donna a tutte quelle polemiche. Pare però quasi una moda perché anche l’ultimo pezzo di Ketama126 La Caciara era su quella linea. Innocuo e piacevole stornello.

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Parte il brano e sembra subito di essere a un festival degli anni ‘80/’90. Eppure il testo è stato scritto anche da Nek e Tiziano Ferro. Sarà anche l’aggiunta di sax (non solo in questo brano!) ma l’effetto anacronistico è piuttosto inevitabile. Giusto per Ranieri. Un po’ meno per il 2025. Perfetto per un Sanremo ‘89.

Sarah Toscano – Amarcord
Andiamo un po’ avanti con gli anni per la dance, siamo nei 2000, con un testo un po’ da Tempo delle Mele aggiornato al 2025. Giusto che la canti Sarah, la più giovane del festival che è nata proprio in quegli anni. La nuova Sexy Magica. Fresca e cathchy.

Fedez – Battito
Fedez si rivolge al suo disagio, che sia ansia o depressione e non sceglie la ballad che ci si poteva aspettare. Ed è la scelta migliore che possa fare. Non svela niente di cui non abbia mai parlato e non sceglie un argomento troppo superficiale. Il risultato della produzione – curata anche in questo caso da Cripo – è una elettronica decisamente enfatica. Ballare col disagio.

Coma_ cose – Cuoricini
Tra il ritorno ritmato e la ballad struggente che il duo aveva ipotizzato vince il primo. Sembra un brano catchy e leggero come il modo in cui lasciamo un cuore sotto un post di Instagram ma in realtà è molto di più. Semmai è una riflessione su questo atteggiamento tipico dei nostri tempi, molto superficiale, perfetto per lavare le coscienze. Uno dei brani più belli in gara. Probabilmente sarà il pezzo che funziona per tutti, anche per la baby dance e per chi non presta attenzione al testo. Hit dance con riflessioni annesse.

Giorgia – La cura per me
Di solito quando si ascoltano i pezzi di Sanremo per la prima volta si gioca a indovinare il vincitore. O la vincitrice. Diciamo che questo di Giorgia possiede delle ottime carte e non dubitiamo che la resa sul palco con la sua voce cristallina sarà altrettanto forte. Non è il classico suo (anche questo pezzo è scritto da Blanco), non ha un ritornello immediato e non è banale. Pronta per la vittoria?

Olly – Balorda nostalgia
Un bel pezzo che rimane in testa, in fondo quello che vorremmo da un pezzo di Sanremo. Perfetto per TikTok con quei “Vorrei vorrei vorrei”, con una coda un po’ vaschiana. Una probabile rivelazione. 

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
La scelta del tema, l’Alzeihemer della mamma, richiede già rispetto nell’avvicinarsi al brano. Però lo svolgimento non sembra portare nulla di nuovo, né nel modo di cantare di Cristicchi né nella musica. Impegnato ma anche impegnativo.

Emis Killa – Demoni
Emis Killa, rapper per nulla esordiente, decide anche lui di debuttare sul palco dell’Ariston e lo fa con un pezzo dove il rap incontra la dance, con alla produzione Cripo, lo stesso del pezzo di Fedez. Il racconto è quello di una notte d’amore travagliata e probabilmente è il classico tormentone che ascolteremo a lungo, fino alle feste in piazza quest’estate cantato dai bambini. Ma i Demoni non sono Cenere, e nemmeno Maracanà. Pur volendolo, non la dimentichi.

Joan Thiele – Eco
Joan Thiele sarà probabilmente la sorpresa di questo Sanremo. Non da emergente, perché il suo percorso nel mondo della musica è iniziato una decina di anni fa, ma potrebbe finalmente avere il giusto riconoscimento che merita. Il suo pezzo – dedicato al rapporto col fratello – è una perla rara, dal sapore cinematografico. Nell’attacco pare la perfetta colonna sonora di uno Spaghetti Western. La struttura del pezzo è raffinata e stratificata. Joan è una delle poche cantautrici che siano anche produttrici e infatti ha co-prodotto lei il brano, che è uno dei migliori. La raffinata rivelazione del festival.

Modà – Non ti dimentico
Coerente con il percorso dei Modà, un pezzo pop-rock enfatico da cantare a squarciagola allo stadio San Siro quando i Modà si esibiranno. Nessuna sorpresa, neanche nel testo, per questo sarà “dimenticabile” per il pubblico che non li segue. Perfetto, ma solo per fan.

Gaia – Chiamo io chiami tu
Per fortuna la quota Tuta gold di Mahmood ovvero un bel pezzo pop da ballare e cantare c’è anche questo anno. Uno dei pezzi che rientra in questa categoria è sicuramente questo di Gaia, scritto da lei con Davide Petrella (e Zef per la musica), con tocco brasiliano che lo rende più pepato. Immaginiamo un’invasione in radio ma soprattutto di TikTok. Il pezzo giusto: ballabile e amabile.

Bresh – La tana del granchio
Si respira subito aria di Genova nel pezzo di Bresh e vengono subito in mente gli attacchi ariosi con la chitarra di Fabrizio De André. Probabilmente i grandi cantautori di quella città avrebbero apprezzato la scrittura sincera del collettivo Drilliguria, nel quale Bresh ha lasciato il ruolo di rapper per portare avanti la bandiera del cantautorato pop. Pezzo piacevole, non stravolgente.

Francesca Michielin, Fango in Paradiso
Ballad delicata con ritornello enfatico e una scrittura fresca. Bello, niente da dire, ma non da WOW. Un po’ stile film Disney, un po’ I’ll Stand By You dei Pretenders, un po’ proprio Francesca Michielin stessa. Ma Nessun grado di separazione è molto lontana. Niente di nuovo sul fronte…

Shablo con Guè, Joshua e Tormento – La mia parola
Parte con un coro gospel ed è subito un pezzo r’n’b anni ‘90. per fortuna. Guè porta finalmente un po’ di rap e poi arriva Tormento, che speriamo con tutto il cuore che si riprenda tutto lo spazio che merita nella scena musicale italiana, e poi il più emergente Joshua. Questa di Shablo è una delle canzoni migliori, e qui finalmente si apprezza il sax. Da ballare, con gusto.

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