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Women in Music

Carla Vistarini: è il momento di leggere la storia dell’unica direttrice artistica del festival di Sanremo

Per la nostra rubrica Women in Music abbiamo intervistato la sceneggiatrice, autrice, vincitrice del David di Donatello che ha qualcosa da dire alle ragazze: “Abbiate coraggio e fiducia nelle vostre capacità”. Ma perché non tutti la conoscono?

Autore Silvia Danielli
  • Il19 Ottobre 2023
Carla Vistarini: è il momento di leggere la storia dell’unica direttrice artistica del festival di Sanremo

Carla Vistarini, storia dell'unica direttrice artistica festival di Sanremo

Nel racconto del ruolo delle donne nel mondo della musica, che stiamo portando avanti con Women in Music, è fondamentale anche soffermarsi a evidenziare esempi positivi e uno di questi è senza alcun dubbio quello di Carla Vistarini. L’unica direttrice artistica al Festival di Sanremo su 76 direttori nella storia. Correva l’anno 1997 e lei rivestiva il ruolo insieme a Pino Donaggio e a Giorgio Moroder. Ma non è certo l’unico riconoscimento importante nella carriera dell’autrice, scrittrice, sceneggiatrice. Anzi. Ha vinto un David di Donatello per il film Nemici d’Infanzia. Ha scritto più di 400 canzoni, per artisti come Mina (Buonanotte Buonanotte), Ornella Vanoni, Mia Martini (La nevicata del ’56), Patty Pravo, Massimo Ranieri, Alice, Renato Zero, Riccardo Fogli. È stata autrice di moltissimi programmi Tv, sia di Rai che di Mediaset. Per molte edizioni di Pavarotti and Friends è stata autrice unica, uno con la regia di Spike Lee e ha pubblicato tre romanzi.

Vistarini, classe 1948, mostra subito una gentilezza e un’attenzione all’altro/a fuori dal comune, unita a una determinazione percepibile dal tono con cui risponde alle domande al telefono. Carla non ricorda episodi di discriminazione per il solo fatto di essere donna o di gender pay gap («Se una canzone andava bene guadagnavo grazie ai diritti d’autore sicuramente tanto quanto un uomo») ma di sicuro ha una visione piuttosto chiara della situazione nelle istituzioni, case discografiche comprese.

Quello che veramente stupisce della sua storia è: quanti davvero la conoscono? Certo il ruolo dell’autore non è esposto in vetrina tanto quanto quello dell’artista, però della storia dei suoi colleghi uomini si sa qualcosa. Senza pensare per forza solo a Mogol, Migliacci, a Manlio Sgalambro o a Davide Petrella ai giorni nostri.

Carla Vistarini storia di un’autrice, sceneggiatrice e scrittrice unica

Carla, lei si è fatta un’idea sul perché ci siano così poche donne tra le autrici?
Ci vorrebbero almeno 10 libri per poter rispondere a questa domanda, perché si dovrebbe andare ad analizzare la società intera, la Storia stessa e mille altre cose. Per quanto mi riguarda io credo di “avercela fatta” per un insieme di ragioni, come la determinazione, una buona preparazione specifica, aver saputo riconoscere le occasioni che si sono presentate,  e anche l’ essermi  posta nel modo corretto e leale con gli altri, in ogni situazione. Ho avuto anche delle colleghe-autrici televisive che hanno avuto i giusti riconoscimenti come Serena Dandini. In effetti, però, quasi tutti i programmi televisivi li ho firmati con colleghi uomini.

Il complesso di Cenerentola

Ma perché?
Non saprei davvero rispondere. Io lo collegherei anche al fatto che non c’è nemmeno troppa consapevolezza del ruolo dell’autore. Molti, soprattutto fra il pubblico, ma non solo,  pensano che gli artisti, i cantanti, gli attori, siano gli autori di ciò che dicono, cantano o recitano. Pensano che Mina si sia scritta le canzoni da sola. Che Pippo Baudo  o Gigi Proietti parlassero a braccio. Non hanno idea che qualcun altro abbia scritto il testo, il copione o la sceneggiatura di un film. Forse fra le donne non è abbastanza diffusa l’informazione che si potrebbe accedere a un lavoro di scrittura per gli altri? E poi essendoci numericamente più autori uomini in campo, il passaparola è più facile che avvenga tra chi già c’è.  Se serve un altro autore, si chiama chi è già nel giro.

Le donne devono superare il complesso di Cenerentola, smetterla di rinunciare in partenza

Io credo che le donne dovrebbero informarsi di più su questo possibile mestiere, studiarne le caratteristiche, afferrarne  le opportunità e le potenzialità, ma anche capirne le difficoltà e a volte la durezza. Cultura, sensibilità, chiarezza di idee, empatia, raziocinio e molto altro sono indispensabili. Oltre, mi pare ovvio ricordarlo, ma va detto, a un naturale talento.  E va superato, infine, il complesso di Cenerentola, ovvero che le donne rinuncino in partenza.

Carla Vistarini, una storia che parte dal gruppo di Bandiera Gialla con Renato Zero

I suoi genitori le hanno insegnato a credere in se stessa?
Non saprei, la mia famiglia era piuttosto anticonvenzionale. Il periodo di formazione adolescenziale che ho vissuto io era davvero quello dell’italian dream, quando avevi la sensazione che tutto sarebbe potuto succedere. Era decisamente un altro mondo, molto meno competitivo di oggi, che pare alla portata di tutti. Ma non lo è.

Quale è la base da cui è iniziata la sua carriera?
Innanzitutto, il fatto che io fossi una ragazza di Roma in un’epoca d’oro come la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 è stato fondamentale. Vengo da una famiglia di spettacolo. Oltre a mio padre, Franco Silva, che era un attore, anche mia sorella più giovane, Mita Medici, è un’attrice. Anche il fatto che io abbia iniziato a frequentare un gruppo di ragazzi molto nutrito e davvero effervescente che gravitavano intorno al programma radiofonico Bandiera Gialla di Renzo Arbore e Gianni Buoncompagni è stato cruciale. Ma poi anche il Piper lo è stato. Noi da ragazzini ci andavamo di pomeriggio o il sabato sera e ascoltavamo una musica assolutamente nuova per l’Italia: il rock e il blues. In questo gruppo c’erano per esempio Renato Zero, Roberto D’Agostino, Dario Salvatori.

Gianni Boncompagni, gli studi RCA e il Piper

Quindi lì è nata la sua passione per la musica?
Certo, avevamo tutti voglia di far parte di quel mondo, eravamo curiosi e volevamo essere protagonisti del cambiamento in atto. Lì ho iniziato a scrivere, per me, come facevano tutti gli adolescenti. All’inizio i nostri testi erano una sfida ma poi abbiamo capito che quelle prime canzoni avrebbero potuto suscitare dell’interesse. Solo che, certo, non sapevamo come fare per proporle. Ricordiamo che non c’era internet, né i social, tanto meno i telefonini. E allora sai cosa abbiamo fatto? Io e Luigi Lopez (musicista, cantautore, sempre del gruppo, ndr) abbiamo chiesto un consiglio a Gianni Boncompagni.

Io e Luigi Lopez siamo stati accolti negli studi RCA e abbiamo fatto ascoltare il nostro pezzo. Impensabile oggi

Lui ci ha dato parere positivo e ci ha suggerito di andare direttamente a proporre le nostre canzoni alla RCA. E lì, cosa incredibile da sentire oggi, ci hanno accolto subito, hanno ascoltato noi e i brani. La prima canzone importante che abbiamo firmato era Mi sei entrata nel cuore degli Showmen (poi Napoli Centrale) che andò subito in classifica. Da lì iniziò la mia professione di paroliere, poi sceneggiatrice, commediografa e scrittrice.

La storia di Carla Vistarini e gli errori delle donne

Come mai così poche donne diventano dirigenti nell’ambito?
Non so. Io ho avuto la fortuna di lavorare nel mondo della musica, dove conta solo se una canzone è bella, o viene ritenuta tale dai discografici, e quindi se poi piace vende, se no no. Non ci sono scatti di carriera o concorsi pubblici. È diverso. Però certo nelle istituzioni, negli eventi, nelle grandi aziende del settore, come le etichette discografiche o come il festival di Sanremo, vediamo veramente pochissime donne ai vertici. Già solo statisticamente parlando è evidente che qualcosa non funziona.

Quali sono gli errori principali delle donne?
Puntare eccessivamente sull’esibizione del corpo non può essere vincente, superato un certo limite diventa un boomerang. Ci autoinfliggiamo un marchio che ci rende oggetti. Io credo che ci dobbiamo svegliare. Attenzione: io non dico che non si debba esaltare il fascino, anzi, la bellezza è già arte in sé. Ma non basta solo quella…

Sanremo, da festival della canzone a festival dei cantanti

Come era stato il suo lavoro di direttrice artistica al festival di Sanremo? Aveva constatato un atteggiamento diverso nei suoi confronti?
Assolutamente no. Abbiamo lavorato tutti e 3, io Moroder e Donaggio, con una serietà estrema e abbiamo selezionato le canzoni tra migliaia di proposte. Era veramente il festival della Canzone Italiana, che doveva di conseguenza essere necessariamente bella, o almeno sembrarci tale. Al di là di chi la cantava. Oggi forse Sanremo è più il festival dei cantanti che delle canzoni.

Carla, lei ha mai subito battute sessiste? O le ha sentite rivolte ad altre donne?
Credo di essere stata abbastanza autorevole con la mia presenza da far in modo che non venissero rivolte né verso di me né verso le altre. Sono sempre stata empatica, se no non avrei potuto svolgere questo lavoro, ma severa (a volte anche troppo). Io però vorrei rivolgere un invito alle donne in questo settore.

Un consiglio di Carla Vistarini per le donne e uno per… Amadeus

Quale?
Di avere più coraggio. Di farsi avanti, sempre con passione e entusiasmo perché se mancano questi due elementi non si può fare questo lavoro. Devono rendersi conto che hanno più doti di multitasking rispetto a tanti colleghi e devono saperle sfruttare al massimo. E un altro invito per Amadeus che è bravissimo ma sarebbe bello se trovasse per il prossimo Sanremo, come fosse un cercatore d’oro, e offrisse al pubblico anche un paio di pepite, ovvero di  canzoni per sognare, strutturate, su armonia e melodia. Sempre largo alle novità quindi, ma senza perdere il gusto della nostra tradizione.

Per gli artisti di oggi provo ammirazione e tenerezza insieme. La lotta per emergere è dura

Quella dei Modugno, dei Caruso e dei Pavarotti. Per gli artisti di oggi provo ammirazione e tenerezza insieme, perché la lotta per emergere è dura, la competitività immensa e una linea musicale che definisca “fotograficamente” questo nostro presente complicato, ancora, a mio parere, non c’è. Ma se devo dire tre nomi che mi piacciono, faccio quelli di Ultimo, Clementino e Francesco Gabbani. Diversissimi tra loro, ma pieni di forza e voglia di raccontare in musica i nostri giorni e i sentimenti che ne nascono.

E delle donne, appunto?
Elisa e Laura Pausini. E anche Elodie mi piace, forse deve ancora compiere un passo per essere davvero completa, ma l’apprezzo molto.

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