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Charlie Charles era uscito dal gruppo: la necessità di fermarsi e il ritorno in grande stile. L’intervista

Il produttore di riferimento che ha rivoluzionato il suono della Gen 2016 ha avuto bisogno di una cosa: mettersi da parte. Ora è tornato con Ghali, Thasup e Fabri Fibra. E molta consapevolezza in più

Autore Silvia Danielli
  • Il23 Giugno 2023
Charlie Charles era uscito dal gruppo: la necessità di fermarsi e il ritorno in grande stile. L’intervista

Charlie Charles, foto di Roberto Graziano Moro

Parlare con Charlie Charles significa aprire un vaso di Pandora dove a uscire sono mille domande. Il produttore di Settimo Milanese ha contribuito a definire e a rivoluzionare il suono del 2016. Ha lanciato artisti che in combo con lui hanno dominato le classifiche, da Ghali a Sfera Ebbasta. Ha anche vinto il festival di Sanremo nel 2019 sparigliando le carte in tavola con Soldi di Mahmood (insieme a Dardust).

Venerdì scorso è uscito, come gradito ritorno, una traccia con la sua produzione: Obladi Oblada con Ghali, ThaSup e Fabri Fibra. Però un pezzo firmato Charlie non usciva dall’aprile 2019 ed era Calipso.

La domanda più urgente quindi rimane una. Come mai proprio all’apice del successo, e considerato da tutti il Re Mida della trap italiana, ha deciso di fare un passo indietro? Che cosa ha fatto in questi anni Paolo Monachetti (questo il suo nome all’anagrafe)?

Charlie Charles e i motivi della posizione defilata

Charlie hai fatto apposta a scegliere una posizione defilata in questi anni?
Certo. Disperatamente. Nella frenesia del lavoro capita di dimenticarsi che non siamo supereroi. È giusto non dedicarsi solo a una cosa ma ricordarsi che esistono anche altri desideri e le relazioni personali. Sto da 9 anni con la mia compagna, per esempio, e non mi sembrava più corretto trascurarla.  

Ti sei dedicato proprio ad altro?
I primi due anni di fermo li ho sfruttati per portare avanti il progetto dello studio. È sempre stato il mio sogno quello di averne uno davvero da sogno. Quindi il primo anno è stato di progettazione e mi sono un po’ trasformato in un architetto pure io. Nel secondo anno c’è stato il lavoro ed è arrivato il Covid, che, al di là delle paure, è caduto proprio a pennello. Perché sono riuscito a star fermo, a isolarmi e concentrarmi. E non mi sentivo nemmeno in colpa, se non facevo per forza qualcosa.

Hai prodotto comunque musica?
Mi sono dedicato al mio studio di registrazione e allo studio, perché mi sono rimesso a studiare pianoforte. Sembra incredibile ma non ho prodotto musica! Con lo studio nuovo ho anche cambiato metodo di lavoro perché ora ci sono tre ragazzi che lavorano con me. Quindi ora mi confronto di più e ricevo molte influenze dai ragazzi, perché ognuno di noi ha gusti molto diversi. È stato un gran passaggio.

Charlie Charles e Obladi Oblada

Ora invece hai pubblicato Obladi Oblada.
È importante per me perché chiude un cerchio con Ghali (non certo il mio rapporto con lui, attenzione). Lo avevo pronto da un anno ma era rimasto nel cassetto. Un po’ come la storia di Calipso. Poi ho voluto fortemente riprenderlo e aggiungere anche gli altri feat. perché mi piaceva mettere a confronto tre generazioni diverse: Thasup i ventenni, Ghali i trentenni e Fibra i quarantenni. Anche convincere Thasup non è stato facilissimo. Però l’ho chiamato più volte e gli ho detto che non accettavo un no come risposta.

Thasup non ha dato alcun contributo alla prod. giusto?
No, lì ho lavorato io con i miei ragazzi. Le sue barre sono state fondamentali per me.

In molti hanno fatto notare come la coppia Charlie-Ghali sia perfetta.
Con lui mancava qualcosa di artistico e ora l’abbiamo fatto. Sento che è un nuovo Ghali 2.0.

Charlie: Non sento l’esigenza di fare un producer album

Stai preparando altri brani in scia? Un producer album?
No, e questo perché Charlie non ne sente (né sentiva) l’esigenza. Quando mi trovo davanti un artista mi viene più semplice capire cosa posso fare per lui, mettermi al servizio. Se si guarda dentro Charlie non ha un vero abito, oppure li ha tutti. Non voglio fare un producer album per forza dove i brani è come se fossero in una playlist. Per me l’album deve avere un significato e una esigenza.

Parli di Charlie in terza persona: potresti anche adottare diversi moniker? Così che ognuno di questi si potrebbe adattare ai diversi progetti?
No. Non penso. Parlo di Charlie in terza persona per distinguerlo da Paolo il più possibile.

Quanto ti ha pesato diventare a un certo punto così famoso?
Tanto. Non a livello sociale ma per quello che penso di me e della mia musica. La battaglia era soprattutto con me stesso per dimostrarmi che il viaggio è ancora lungo. Onestamente non mi interessa davvero fare un disco di PLATINO in più.

Che cosa ti sta piacendo delle tendenze musicali nel mondo? Cosa ascolti?
Musica elettronica, classica, di tutto. Per dire questi sono i miei ascolti (e mi mostra lo schermo del suo telefono con Spotify): parto con Aqualina di Orange Hues…

I nuovi producer: hanno preso solo il nostro lato negativo

Condividi l’idea che si faccia un po’ fatica in questo momento in Italia a trovare musica appassionante?
Non per sminuire i colleghi ma sono abbastanza d’accordo. Io mi sento come colui che vede tante cose che non vanno ma viene preso come un pazzo. Io sento il piattume musicale. Difficilmente trovi musica di qualità e con questo non voglio dire che la mia lo sia. Se ascolto Marracash però so che la sua lo è e così quella di Blanco. Io sono fan della musica sudata e di qualità, non della fast music. Penso che tutto sia partito da noi del 2016 ma che sia stato travisato. I nuovi artisti hanno preso solo il lato più semplice della ostentazione e della hit facile. Ma c’era molto di più. Non è che fai in tre secondi una hit come quelle di Sfera.

Non vedi una generazione innovativa adesso come lo era stata la tua nel 2016.
No. Ognuno segue il suo suono ma no, manca lo stimolo della novità. Noi eravamo stati come una martellata sul mignolino.

Dicevi che stai studiando pianoforte: ma avevi iniziato da piccolo?
Avevo preso solo una lezione da piccolo e ho deciso di chiamare proprio la mia insegnante dell’epoca. Ho incominciato anche chitarra da poco. Io avevo bisogno di una formazione teorica perché nella vita sono sempre andato a orecchio. Mi sono reso conto che spesso però conseguivo lo stesso risultato in termini armonici e di composizione. Invece con le lezioni sento di aver migliorato parecchio e di aver un nuovo punto di vista. Poi tutto merito della mia insegnante che mi ha trattato anche un po’ come uno stupido all’inizio.

Ma come: non sapeva chi fossi?
Certo, è anche mia vicina di casa. Ma non contano niente i risultati che hai ottenuto in termini di streams etc.

Hai indubbiamente contribuito a lanciare Sfera Ebbasta ma non avevi curato la produzione di Famoso l’album dei suoi feat. internazionali, piuttosto la direzione artistica. Come mai? Continuate a sentirvi?
Quello che non posso sopportare è il ripetermi. Dopo Rockstar, l’album di maggior successo, avevo capito che era il caso di fermarmi per comprendere cosa stesse succedendo. Sentivo di non poter ridare lo stesso livello, così ho deciso di fermarmi, e ho prodotto solo Bottiglie Privè. Poi abbiamo anche gusti diversi, siamo cresciuti entrambi ma continuiamo a sentirci spesso.

Avrai un numero notevole di artisti che vorrà collaborare con te: come fai a scegliere, al di là del gusto personale?
Per il lato umano. In studio passi tante ore, per questo è importante trascorrere il tempo con persone di qualità. Da un primo incontro si capiscono molte cose anche se spesso mi è capitato di ricredermi. Quindi cerco di non avere preconcetti.

E quello più easy?
Mah forse Ernia. Io credo che abbia compreso davvero bene quale sia il mio ruolo e quindi si fida.

Puoi dirmi quale è il rapper che si incaponisce di più sulle sue idee?
Bella lotta: direi tutti! Davvero non saprei chi scegliere. Vanno a periodi. Comunque fa parte della dinamica.

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