Ricordati che devi ballare: i Depeche Mode ci fanno (ancora) emozionare a San Siro
Ieri sera seconda tappa italiana del Memento Mori tour a Milano, la coppia Dave Gahan e Martin Gore incanta ancora una volta il pubblico in un tripudio di emozioni e grandi canzoni. L’appuntamento è per domani allo stadio dall’Ara a Bologna
Nessuna lingua di fuoco (il tormentone scenografico dei palchi 2023) ma tanta, tanta sostanza. Centinaia di migliaia di fan in tutto il mondo attendevano i Depeche Mode dopo la morte di Andy Fletcher, e i due “superstiti” – nel caso di Dave si può tranquillamente dire – stanno rispondendo con ottimi risultati e si confermano in piena forma anche dopo l’ottimo ultimo album Memento Mori.
I sentori in Europa li avevamo, era stata tonica la performance dei Depeche Mode al Primavera e ottimi riscontri ci sono stati per la tappa romana all’Olimpico con 55mila spettatori. I teschi, le bianche ali di angelo che sembrano corone funebri. Tutto quel senso di morte che aleggia nei testi di Memento Mori, in queste notti di concerti, sono un funzionale arredo scenografico. Anche quando vediamo un orribile teschio roteare sui ledwall, mentre la band sul finire del loro set suona l’inno Enjoy The Silence.
La granitica iconografia dei Depeche Mode
Chi conosce l’iconografia del mondo musicale dal quale arrivano i Depeche Mode, non si spaventa davanti a tutto questo tripudio necrofilo. Consiglio a tal proposito un bellissimo saggio da poco pubblicato e che spazza via tutti i precedenti sul mondo goth/dark, The Art Of Darkness: A History Of Goth di John Robb. Cadere facilmente nella trappola delle immagini funeree è un po’ come chi accusa un band di culto come i Death In June di ammiccamenti al nazismo.
Ma torniamo a inizio serata, una sciabolata (direi che questo termine da commentatore calcistico qui ci sta) di techno ci ha accompagnato a inizio concerto, il pubblico dei Depeche Mode in zona prato è in maggioranza in una età compresa tra i 30 e i 60. C’è chi sfoggia una t-shirt di loro tour lontanissimi nel tempo, chi magliette dei The Cure, Joy Division, Nirvana e chi non indossa accessori e capi “in sintonia” con questi rimandi ma balla e canta felice, quasi sempre con una birra in mano (che prezzi…).
Il concerto si regge su un architrave solido. I grandi brani degli anni ’80 e ’90, le migliori canzoni da Memento Mori e i gioielli compositivi del nuovo millennio come Precious, A pain that I’m used to, Wrong. Nulla da Spirit e Delta Machine (che a tutti gli effetti sono album minori paragonati all’ultimo). Sorprende la scelta di Sister of night dal grande disco Ultra, ma stava benissimo prima del classico In your room. Sul palco campeggia una gigantesca M che graficamente è la perfetta sintesi del titolo dell’ultimo album ma è anche da richiamo al nome della band.
La voce potente di Dave, i contralti di Martin e le immagini “sporche” di Corbijn
Con le prime canzoni l’atmosfera è stata decisamente scura e la voce di Dave si è scaldata nota dopo nota. Fisicamente non si è mosso eccessivamente a inizio concerto ma è tutto funzionale per far crescere una tensione emotiva che si è sciolta quando la band ha intonato Everything counts, e sono partiti i primi singalong. Le parti video sono curate dal sodale Anton Corbijn e colpisce lo stile, non raffinato ed elegante come accadde per mirabile regia del Devotional Tour del 1993, ma più “sporco”. Le immagini in movimento dei musicisti vengono improvvisamente “frizzate”, sembra andare in tilt la ripresa ma è tutto voluto.
Poi ci sono le semplici intuizioni ma sempre bellissime di Corbijn, come per I feel you, c’è la semplice immagine di una fiamma che s’accende piano piano per poi infiammare il pubblico, in Stripped tutto è virato sul rosso e per un istante ci siamo sentiti tutti dentro un club e non dentro un enorme stadio. E il ricordo del compianto Andy Fletcher viene scatenato con la sua apparizione in bianco e nero (foto epoca del video di Personal jesus) nei visual del brano World in My Eyes.
Dave Gahan con i suoi capelli corti e imbrillantinati all’indietro, finalmente in John the revelator ha ancheggiato nella sua maniera super sexy. Certo, non è più il caso di stare a petto nudo ma la sua presenza scenica è ancora granitica, e il pubblico femminile è stato ancora tutto dalla sua parte. I contralti vocali di Martin Gore sono stati precisi e quando ha intonato con il solo piano, Soul with me, lo stadio tutto si è illuminato. Momento magico.
I Depeche Mode torneranno in Italia nel 2024
Il finale è stato un tripudio di successi dei Depeche Mode, nel mezzo di Enjoy the silence Martin fa un riff addirittura funky con la sua inseparabile Gretsch e ha divertito l’intro super ritmico di Just can’t get enough. Sono tutti felici alla fine di Personal Jesus. L’appuntamento è a tra non moltissimo, nella primavera ’24 con il Memento Mori World Tour: il 22 marzo al Pala Alpitour di Torino e il 28 e 30 marzo al Forum di Assago. See you!