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Coreografie, balli a non finire e ottimismo radicale: Dua Lipa è l’highlander del pop

L’unica data italiana dell’artista britannica agli I-Days Milano Coca-Cola è stato un saggio di tutte le sue abilità e ci ha dimostrato che un grande show non ha per forza bisogno di una grande scenografia

  • Il8 Giugno 2025
Coreografie, balli a non finire e ottimismo radicale: Dua Lipa è l’highlander del pop

Da cosa si giudica il concerto di una popstar? Si parte dalle canzoni o dalla scenografia? Dall’interazione con i fan o dal modo in cui si occupa il palco? Il ritorno di Dua Lipa in Italia per gli I-Days Milano Coca-Cola può aiutarci di certo a capire in che direzione si sta muovendo il pop internazionale a livello di performance live. E lo fa in un weekend speciale per il nostro Paese che si concluderà con i due concerti domenicali di Billie Eilish ed Elodie. Lo spettacolo di quasi due ore dell’artista britannica all’Ippodromo SNAI La Maura è stato innanzitutto uno show off di tutte le sue abilità tecniche. Fin dal suo ingresso sulla scalinata a forma di onda che domina il palcoscenico, si è percepito il suo alone da diva, giustificato da una prova vocale ineccepibile per tutta la durata della scaletta.

Non era scontato e soprattutto non è facile considerando che da Training Season a Houdini il corpo di ballo l’ha abbandonata solo per le tre canzoni eseguite con la band sulla passerella. I restanti diciannove brani avevano tutti una coreografia. Il sostantivo perfetto per descrivere Dua Lipa sul palco è highlander. Letteralmente instancabile e questo lo testimoniano anche le poche pause tra un brano e l’altro. C’è il primo cambio d’abito mascherato dall’inizio strumentale di Whatcha Doing – uno dei balli più sensuali della serata durante il quale l’artista si destreggia con i ballerini attorno a una sedia – l’intermezzo di batteria e chitarra poco prima del finale tra Happy For You e Love Again e quei cinque minuti in cui si spoglia dalle vesti di star e scende dal palco per incontrare la prima fila.

Questo suo modo di annullare improvvisamente la distanza tra la diva inarrivabile e il pubblico a lei più affezionato è qualcosa che stupisce piacevolmente. Vederla scattarsi foto con tutti coloro che dalla mattina si sono messi in fila per accaparrarsi la transenna del pit, leggere quasi ogni singolo cartello che le veniva allungato durante la camminata e regalare abbracci a destra e sinistra, pur dai maxischermi, è a tratti anche divertente.

Può bastare una scenografia minimale?

Oramai siamo sempre più abituati a vedere concerti elaboratissimi a livello di messa in scena. Quelli di Lady Gaga sembrano dei musical e persino le band rock da tempo si sono adeguate. È l’aumento del prezzo del biglietto che lo richiede da un lato, dall’altro la volontà del pubblico di assistere a uno show immersivo completo. Non basta più solo ascoltare le proprie canzoni preferite. Dua Lipa per il tour di Radical Optimism ha optato per una strada diversa. La scenografia è minimale, solo un grande ledwall, qualche esplosione di coriandoli inserita al momento giusto e le fiamme durante Love Again. È lei a creare la scenografia ogni volta con i ballerini. Ci sono le piume che la avvolgono durante End of an Era. Poi il caos frenetico generato con il pubblico durante una delle sue primissime hit: Be the One.

Il tour negli stadi, l’esibizione dello scorso anno in quello più importante del suo Paese, il Wembley Stadium di Londra, l’ha forgiata a tal punto che non ha bisogno di un grande supporto scenico. Se proprio c’è qualcosa che forse manca nello show imbastito per questo tour è una linea narrativa. Lo storytelling è un aspetto che è entrato da qualche anno nel canone dei grandi concerti, in particolare quelli delle star del pop. Durante il live della cantante britannica le canzoni si susseguono e i suoi dischi si alternano senza un filo che non sia quello del ballo e della linea emozionale che deve mantenere la tensione sempre alta. È anche vero che di ballate e rallentamenti nella discografia di Dua Lipa non ce ne sono tantissimi. In questo Anything for Love è una perla rara.

Questo però vuol dire anche che è possibile un altro tipo di spettacolo, basato soprattutto sulla voglia di cantare, ballare e divertirsi. Prendendo in prestito il titolo del suo terzo album, a un concerto di Dua Lipa prende corpo un ottimismo radicale che non può non alleggerirti l’animo. Almeno per l’ora e cinquanta di scaletta. E se sai fare tutto splendidamente allora sì, la scenografia può passare in secondo piano.

Raffaella Carrà

Uno dei momenti più attesi del live di Milano di Dua Lipa, complice anche il fatto che fosse la sua unica data nel nostro Paese, era quello della cover. Come i Coldplay e i Metallica insegnano, il modo più immediato e genuino per connettersi con i fan è regalare loro qualcosa di unico e irripetibile. Cosa c’è di meglio di cantare nella loro lingua, magari un pezzo storico come Napul’è al Maradona? Dopo aver omaggiato gli AC/DC in Australia, i Daft Punk in Francia e i Milky Chance in Germania, ieri sera l’artista londinese è andata sul classico regalando ai fan italiani A far l’amore comincia tu della mitica e intramontabile Raffaella Carrà.

Parlando con varie persone tra il pubblico – tra l’altro molto vario a livello di genere ed età, oltre che coloratissimo – e chiedendo loro cosa si aspettassero, in molto avevano chiesto un suo brano. C’era chi sperava in Ballo ballo. Chi azzardava un Tanti auguri perché, si sa, a tutti piace cantare quanto è bello far l’amore da Trieste in giù. Alla fine, Dua Lipa per Milano ha scelto La grande bellezza di Paolo Sorrentino e la seconda vita, altrettanto luminosa quanto la prima, dell brano che apriva il film premio Oscar. Una scelta azzeccatissima considerando anche la canzone successiva in scaletta, Maria, che per sonorità e melodia sembrava messa lì apposta per proseguire il filone mediterraneo.

Il momento dello stage b con la cover, inaugurato dalla bella e convincente These Walls – altro pezzo più lento e malinconico rispetto agli alti ritmi delle altre canzoni – è stato senza dubbio uno dei migliori insieme al finale. New Rules, Dance the Night con i ballerini che diventano barbie sugli e la chitarra elettrica che chiude Houdini e il concerto. L’ottimismo esplode con i fuochi d’artificio. Dua Lipa ha trascinato il pubblico di Milano con uno show pop essenziale. Hit suonate e adattate dal vivo con una grande band, balli seducenti e sfrenati e tanta voglia di divertirsi e far divertire. Senza perdere mai l’allure da diva navigata.

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