Giordana Angi ci racconta in esclusiva il suo presente “so great” in tour con Sting
Abbiamo chiesto alla cantautrice, in questo momento in giro per l’Europa come opening dell’ex Police, di raccontarci il suo primo album internazionale “She’s so Great” e la sua esperienza in tournée.
L’aspetto curioso di quando certi sogni si realizzano è che non ci sembrano veri. Giordana Angi è vittima dello stesso cortocircuito e dal suo camerino in Polonia, poco prima di un soundcheck, definisce l’esperienza che sta vivendo una “supercazzola”: immaginate di pubblicare il vostro primo album in lingua inglese, di collaborare con Sting per l’unica canzone in italiano del disco e poi di accompagnarlo in giro per l’Europa aprendo i suoi concerti. Beh, tutto diventa comprensibile. She’s so Great, rilasciato con l’etichetta statunitense Cherrytree, è stato scritto da Giordana Angi insieme a Martin Kierszenbaum tra New York, Londra, Parigi e Roma.
Un viaggio lungo culminato in un disco pop rock eclettico che spazia dal rock della titletrack, al country pop di big eyes in featuring con Diego Navaira – figlio del celebre chitarrista Emilio Navaira – fino alla sfacciata the wedding song (texting with Miley) dove la cantante sperimenta anche con l’autotune. E poi c’è il duetto con Sting nell’adattamento in lingua italiana della sua For Her Love. il nostro amore è una ballata in cui Giordana Angi riabbraccia il pianoforte e lo stile delicato dei suoi esordi.
L’ultimo album di Giordana Angi, nella sua varietà, rispecchia l’amore per la musica che la cantautrice ha sempre avuto fin da bambina. Una passione che ha rinvigorito la sua esistenza, come scrive nel racconto in esclusiva che segue: «Auguro ad ogni persona di ogni genere paese ed età una passione che colori la sua vita di un colore inaspettato».
Giordana Angi: il mio amore per la musica
La musica è sempre stata la mia compagna di vita. Fin da quando non saprei dirlo. Posso citare la frase di mia madre detta in macchina qualche giorno fa: «Tuo nonno lo diceva sempre che avresti cantato». Mio nonno materno è volato via quando avevo appena nove anni per cui, sicuro, ero proprio piccola piccola quando, chi avevo intorno, intuiva l’esistenza di una mia passione per la musica. A casa c’è sempre stata musica e, quando è arrivato il silenzio, la musica l’ho accesa io. Ho alzato il volume a palla per non sentire l’assenza di allegria. Ovunque io fossi avevo cuffie, penna e questo bastava per stare meglio. Sfogavo la rabbia, passavo il tempo, i suoni erano la mia bolla preferita.
Durante la mia adolescenza ho studiato, amato profondamente ogni nota, ho riposto nella scrittura, poesia e in parte anche nella letteratura ciò che di più intimo avevo. Ho messo nelle parole ciò che avevo dentro e che nascondevo. Tanta la timidezza, troppi i pensieri, tante le cose da mettere in fila, un’infinità. E’ difficile capirsi, conoscersi, affrontare le difficoltà. La mia famiglia ha vissuto tra la Francia e l’Italia e ogni trasloco per me non è stato facile per quanto facessi finta che lo fosse. Non mi dilungherò su ciò che è stato difficile per me, ma mi dilungherò sul fatto che la musica mi ha aiutata a vivere meglio, è stata la mia migliore amica nei momenti di buio. E questo è ciò che auguro ad ogni persona di ogni genere paese ed età: una passione che colori la vita di un colore inaspettato.
Il nuovo album e il tour con Sting
Sull’oggi, sull’adesso cosa posso dire? E’ un immenso onore e incredibile sogno essere in tour con Sting in Europa. Mentre scrivo mi sembra una “supercazzola” eppure è la verità. Vi scrivo dal camerino dell’Arena di Łódź in Polonia, tra poco farò il soundchek. Lui è un artista straordinario, ma è anche anima nobile, generosa e gentile. Nel mio ultimo disco, She’s So Great, l’unico brano in italiano si chiama Il Nostro Amore ed è proprio in duetto con Sting. E’ un mio adattamento in lingua italiana del brano For Her Love, riarrangiato dal mio amico, scrivano e musicista Antonio Iammarino.
Sono fiera ed incredula. Fiera perché il testo de Il Nostro Amore non ha un linguaggio descrittivo bensì poetico e questo mi ricollega ai miei primi amori: Alda Merini ed Emily Dickinson. Incredula perché quello di Sting, con l’orchestra sinfonica a Nantes nel 2010, è stato uno dei miei primi concerti con annesse emozioni fitte e dense dritte allo stomaco. Tornando al disco – un po’ di promo bisognerà pur farla, nella speranza che vi venga un po’ di curiosità – è un disco pop rock (anche se non amo molto le definizioni per genere, in generale). Fatto di chitarre, sintetizzatori, claps registrate dal vivo e in giro per il mondo tra New York, Londra, Parigi e Roma.
Nell’album si parla d’amore Close to Heaven, d’ansia Hard to breathe, di un addio al nubilato che si trasforma in un addio al matrimonio The wedding song (texting with miley), di limiti She’s so great, di ricordi Memories e di tempo That’s what time does. Poi d’amore, parlo tanto d’amore, l’amore è ciò che mi muove. Questo disco l’ho scritto, come al solito, con naturalezza senza starci troppo a pensare prima. E questa cosa mi piace e voglio custodirla perché somiglia alla promessa che mi sono fatta, ovvero trattare la musica per com’è iniziata: come un’esigenza.