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Spirito Tananai: la nuova cover story del numero su Milano è dedicata a lui

Milano è ancora la città della musica? Un’esaustiva indagine è al centro del numero di gennaio e febbraio. E sulla copertina c’è proprio lui, versatile, sincero, sempre in movimento: Tananai

Autore Silvia Danielli
  • Il22 Gennaio 2024
Spirito Tananai: la nuova cover story del numero su Milano è dedicata a lui

Tananai, foto di Alessandro Treves

In un’intervista a Tananai si capisce subito come il suo spirito si sposi in maniera perfetta con quello di Milano. È dinamico, desideroso di novità, di incontrare gente. Un po’ iperattivo. Infatti, Alberto Cotta Ramusino è fermo solo da cinque mesi «ma gli sembrano anni» e già si sente mancare l’aria per la voglia di tornare in pubblico (dopo l’ospitata a Sanremo il 10 febbraio, oggi ha annunciato il suo prossimo tour). Per questo Alberto è sulla cover del nostro numero di gennaio/febbraio dedicato a Milano: un viaggio nei quartieri della città, che continua a mutare pelle, insieme a molti degli artisti che la abitano. Per rispondere a una domanda soprattutto: Milano è ancora la città della musica o è peggiorata come in molti tendono a dipingerla?

Con Tana in particolare siamo stati in cima alla Terrazza Martini e poi giù-giù nei meandri del passante ferroviario e nello spazio spoglio e desolato di fronte al Circo Medrano, il tutto immortalato dalla macchina fotografica di Alessandro Treves.

E sul numero interviste al sindaco Beppe Sala, all’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, al Presidente della Triennale Stefano Boeri, a Myss Keta, a Luca Ravenna. La storia dei club della città con Lele Sacchi e una panoramica dei nuovi luoghi della creatività.

Intervista a Tananai

Tananai doveva mettere un attimo il freno alle sue attività, perché aveva spinto davvero tanto nei mesi precedenti. Due festival di Sanremo di seguito (con un aumento di popolarità e risultati da studiare nelle agenzie di marketing). Un album doppio platino, Rave, Eclissi, uscito a novembre dell’anno scorso. Un tour quasi sempre sold out (terminato a fine settembre) in location dove i big arrivano spesso dopo una vita intera come il Forum di Assago e l’Auditorium Parco della Musica a Roma.

A Milano, Alberto ci sta benissimo. Sia nei luoghi più eleganti e iconici che in quelli più periferici e dimenticati da tutti. Lo dimostra il servizio fotografico del nostro servizio. Tananai è a suo agio perfettamente sia sulla Terrazza Martini, dove inizia il nostro shooting in una luminosissima e limpida giornata di sole a Milano, di quelle dove si vedono le Alpi sullo sfondo. Sia nel sottopassaggio semi-deserto del passante in periferia. Ma anche nell’area un po’ abbandonata dietro piazzale Cuoco vicino al circo itinerante. È rilassato sia in felpa nera col cappuccio tirato su, che è come si presenta all’appuntamento, sia con la giacca svasata di Lardini che con il cappotto color cammello di Gucci.

Mentre ci spostiamo da una parte della città, si guarda in giro dai finestrini del van e all’altezza di piazza Fontana, dietro piazza Duomo, commenta: «Qua parcheggiavamo lo scooter da ragazzini. Arrivavamo da Cologno Monzese e decidevamo di trascorrerci la giornata. O almeno alcuni di noi, non tutti, in molti non avevano voglia di affrontare la grande città».

Come mai? Tu invece ne eri attratto?
Diciamo che molti si sentivano un po’ esclusi. Non è facile se arrivi da Cologno, o anche da Brugherio e Carugate, anzi, ancora di più perché non c’è la metro. Comunque, Milano può far paura, anche un sacco di fuorisede lo raccontano. Se sei di periferia, ti senti di avere qualcosa in meno. Io, però, me ne sbattevo: avevo conosciuto della gente simpatica e quindi ci venivo lo stesso, saltando la scuola.

Andavate al muretto (punto d’incontro fondamentale per l’hip hop anni ’90 e 2000 ndr)?
No, in quel periodo c’erano gli zarri che facevano brutto. Noi eravamo molto più tranquilli, andavamo in giro e ci sembrava di stare in un altro pianeta. Rispetto alla periferia era normale sentirsi così: non che lì ci fosse niente di male nella nostra zona, ma c’erano solo meno opportunità. Se sei un ragazzo, vuoi fare qualcosa ma non sai cosa, Milano ti aiuta senza dubbio. Anche solo andare ai botellón in piazza Leonardo era bellissimo. Al mio compleanno dei 18, per esempio, abbiamo portato le casse con il generatore, 150 litri di birra, avevo invitato un bel po’ di gente, anche a caso, e se ne era aggiunta altrettanta. Ancora adesso ci sono persone che mi dicono che erano presenti a quella festa! In periferia non potresti mai organizzare niente del genere. Cioè potresti, ma con 15 persone non con 300/400. È una situazione più tranquilla.

E non ti piacciono le situazioni tranquille?
Sono belle, per carità. Io però ho bisogno del casino: di vedere gente che si muove e anche che è in “sbatti”. Ho bisogno di vedere che non sono da solo al mondo.

Anche per scrivere e produrre i tuoi pezzi?
Certo. Infatti, ho aperto il mio studio in uno dei luoghi più incasinati di Milano, vicino a Loreto. Il fatto che mentre vado sento la gente in macchina che suona il clacson mi attiva! Mi rende vivo. Se penso ad altri posti dove potrei vivere, mi viene in mente Bologna, per esempio. Ma credo però che ci starei fin troppo bene! Perché si mangia in maniera incredibile, non costa molto e ci sono tante cose da fare. In questo modo, starei a mangiare tortellini e a passeggiare sotto i portici dalla mattina alla sera! Poi, non sono un grande fan dell’andare a scrivere in zone lontane e paradisiache, penso sia una scusa per andare in vacanza. Preferisco rimanere in posti dove sono circondato dalle persone di cui mi fido e non sono tentato dalla voglia di andare a scoprire il luogo sconosciuto!

Intervista a Tananai che racconta i suoi luoghi simbolo

Quali sono i tuoi posti fondamentali della città, oltre a piazza Leonardo?
Quella senza dubbio. Poi mi piace lo stadio e mi dispiacerebbe se lo buttassero giù, però è bello malandato. Comunque lo lego a sensazioni forti, ovviamente super piacevoli o spiacevoli. Dipende da come va la tua squadra. Tempo fa la mia Inter mi faceva molto arrabbiare. Poi, non ho adesso dei luoghi del cuore veri e propri: ce ne erano alcuni che sono stati importanti in alcune fasi della vita. Ho sembro bazzicato (e continuo a farlo) la zona di Porta Venezia e i vari birrifici. Adesso ricordo con affetto Moscova e corso Como, ma era fonte di frustrazione perché l’unico modo per farmi suonare come DJ in quei locali era fare il PR e portare un sacco di gente, per avere 20 minuti a disposizione. Ecco, mi faccio tenerezza da solo.

La città è peggiorata come dicono alcuni?
Per me no, sinceramente. Hanno rubato la borsa alla mia ragazza in Porta Venezia ma è successo anche a Torino! C’è stato un periodo dopo il Covid che mi sembrava il far-west: avevano anche sparato dei colpi di pistola in Ticinese e si tiravano addosso le bottiglie di vetro. Ma non penso fosse un problema di Milano quanto di sfogo generale represso. Anch’io ero strano, sentivo una voglia di stare sempre fuori e fare cose, c’era una FOMO sconsiderata.

Ti pesa l’aumento dei prezzi?
Per la vita che faccio io, no. Poi io di solito non vado in posti costosi, ma nella solita birreria con gli amici di sempre. A me è sempre sembrata abbastanza cara Milano. È come quando due genitori hanno un figlio un po’ con la testa tra le nuvole, alla fine si arrendono e non vogliono certo più cambiarlo. Come è successo a me. Non è che prima ero studioso e poi sono cambiato!

I tuoi fanno tutt’altro (il padre è medico con studio dentistico gestito dalla madre, ndr) ma non ti hanno mai ostacolato, giusto?
Ma no, certo. Mi hanno sempre supportato perché hanno visto che per me la musica era una necessità non un hobby. Poi mio padre è molto sensibile all’argomento arte e cultura. L’unico momento in cui forse ci sono rimasti un po’ male è stato quando ho deciso di abbandonare architettura all’università. Ci sta, li capisco. Io del resto ci ho provato, mi piaceva anche, ma non faceva per me.

Chiedi il loro parere sui tuoi brani?
Certo. Faccio ascoltare loro tutto. E poi seguo quello che mi dicono ma non voglio darlo a vedere! Anzi, mi arrabbio proprio però spesso ci azzeccano. Dato che per me è fondamentale la sincerità e loro sono le persone che mi conoscono meglio al mondo, sanno vedere se c’è qualcosa di forzato che non c’entra niente con me. E quasi sempre ci azzeccano.

Tananai e i progetti futuri

Nei mesi scorsi sei stato anche a Parigi?
Avevo voglia di andare in una città che conoscevo già piuttosto bene così da non aver l’ansia di dover scoprire qualcosa di nuovo per forza. Ho camminato tantissimo, dormito bene, mangiato formaggi, frequentato bei locali e postacci. Poi ad ottobre scorso sono stato anche in Sicilia con mia mamma: è stato stupendo andare con lei.

Ma sei stato sul serio qualche giorno senza scrivere e senza produrre alla fine?
Si parla solo di pochi giorni via. La vera novità di questo periodo per me è stata la costruzione dello studio. Avevo questo sogno da moltissimo tempo. L’altra sera per esempio sono andato a ballare al District 272 di via Padova, quando è finita la serata siamo venuti tutti in studio, è stato stupendo: senza nessuno che batteva sul muro per dire di smettere! Comunque ci pensi che strano per i vicini che si sono sentiti per mesi le prove dei miei pezzi e poi se li sono ritrovati in radio o a Sanremo?

L’intervista completa è sul numero di gennaio/febbraio di Billboard Italia (dal 23 gennaio in edicola o prenota la tua copia)

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