Top Story
Soundcheck

L’assolo più bello di John Frusciante

La sua produzione solista lo-fi di metà anni ’90 è considerata materiale stravagante e di nicchia, eppure è lì che affonda le radici la grande rifioritura artistica da “Californication” in poi

Autore Federico Durante
  • Il13 Febbraio 2024
L’assolo più bello di John Frusciante

John Frusciante (foto di petalidicandore / CC BY-NC-ND 2.0 DEED)

Tutti conosciamo le grandi hit dei Red Hot Chili Peppers. Da Give It Away a Otherside, da Snow (Hey Oh) a Under the Bridge, la discografia della band californiana è colma di successi transgenerazionali. Anche in epoca streaming: un utente di YouTube particolarmente folle ha messo in ordine di stream tutti e 248 i brani dei RHCP presenti su Spotify, e soltanto nove di essi a giugno 2023 contavano meno di un milione di ascolti. Tuttavia poche persone – presumo – inserirebbero Easily in una playlist delle migliori canzoni dei Red Hot Chili Peppers, e ancora meno giudicherebbero il suo assolo finale come il più bello mai registrato da John Frusciante.

L’album Californication

La canzone è la traccia numero 7 di Californication (anno 1999): subito dopo la celeberrima title track, e perciò messa forse un po’ in ombra da quella. Quell’album era a tutti gli effetti il disco della rinascita dei Red Hot Chili Peppers, la cui separazione da Frusciante aveva dimostrato a tutti come il chitarrista dal cognome italiano fosse il vero motore creativo della band, quindi elemento imprescindibile per il successo del progetto.

La stagione di Dave Navarro e One Hot Minute aveva dato risultati artisticamente apprezzabili ma commercialmente al di sotto delle aspettative. Col senno di poi, Navarro fu per i Red Hot poco più che un bravo turnista, ma non si integrò mai pienamente nella band. Frusciante invece, prima della preoccupante spirale discendente dell’abuso di droghe, era un vero e proprio idolo per il pubblico, con uno status di leggenda anche dalle nostre parti (suggellato una volta per tutte dal titolo del romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi).

Bene, quando John (il nome gli era stato modificato da Brizzi per scrupoli di carattere legale) rientrò nel gruppo, i Red Hot addirittura superarono il successo di Blood Sugar Sex Magik. Quest’ultimo ha venduto circa 13 milioni di copie, a fronte dei 15 milioni di Californication, seguiti dai risultati più che considerevoli di By the Way (8 milioni) e Stadium Arcadium (oltre 7 milioni).

Tuttavia non si può scindere Californication da quella produzione solista di John Frusciante lo-fi di metà anni ’90 che è spesso considerata pura avanguardia o materiale da ultra-cultori. Lo stile del “secondo” Frusciante infatti affonda le radici proprio in quel periodo tormentato della sua vita in cui tutti – compreso l’amico Flea, che non lo abbandonò mai – lo giudicavano spacciato, a un passo dalla morte. Occorre allora fare un passo indietro.

Niandra LaDes and Usually Just a T-Shirt, gemma lo-fi

Fra i fan dei Red Hot Chili Peppers è diventata celebre un’intervista fatta da una TV olandese nel 1994 nella casa dove John Frusciante viveva più o meno isolato dal resto del mondo. In quel video possiamo vedere come vivesse il chitarrista in quel periodo: in uno stato fisico e mentale preoccupante, circondato da disordine e sporcizia.

Erroneamente molti hanno pensato che quello fosse il contesto in cui è nato il suo album solista Niandra LaDes and Usually Just a T-Shirt, uscito proprio quell’anno per l’etichetta di Rick Rubin, la American Recordings. Non è così: tutte le tracce del disco furono scritte e registrate fra il 1990 e il 1992, ovvero quando Frusciante era ancora nei Red Hot, nel loro periodo di massimo fulgore.

Certo è che già allora John abusava di droghe pesanti (prima fra tutte l’eroina, ma non solo), motivo che di fatto portò all’allontanamento dalla band. Ad ogni modo, è vero che Niandra LaDes and Usually Just a T-Shirt – con le sue bizzarrie lo-fi avanguardistiche – suona precisamente come la trasposizione sonora di una mente sull’orlo del breakdown totale.

Ma non è solo questa la ragione per cui l’album è ancora oggi così interessante. Con le sue pur grezze sperimentazioni, in Niandra LaDes troviamo già tanti ingredienti del sound del “secondo” Frusciante. Sovraincisioni, assoli “reversed”, uso estensivo della chitarra acustica, destrutturazione delle armonie, approccio fortemente minimalista: tutte caratteristiche che ritroviamo in forma “raffinata” negli album da Californication in avanti.

Untitled #6 e Untitled #7

Fra le tracce più notevoli dell’album ci sono Untitled #6 e Untitled #7, strumentali come tutta la seconda metà del disco. Si tratta della stessa identica registrazione incisa a due velocità diverse (più veloce la prima, più lenta la seconda). Dal semplice ascolto non è chiaro quale sia la versione originale e quale quella modificata.

È un notevolissimo esperimento “psico-musicale”. È sorprendente constatare come una semplice variazione di velocità possa dare luogo a due mood completamente diversi: laddove Untitled #6 suona solare e speranzosa, la rallentata Untitled #7 (stesse note, stesse armonie) ci sembra invece malinconica, meditativa.

Al di là dell’aspetto avantgarde, le due tracce mettono in mostra tutta l’abilità di Frusciante nel creare qualcosa di musicalmente complesso e potente da parti che – prese singolarmente – semplicissime. Nei brani sentiamo un numero imprecisato di sovraincisioni di chitarra (quattro? Cinque?), perfettamente complementari fra loro, dare luogo a meravigliosi incastri armonici, melodici e ritmici. Ricorda molto da vicino qualcos’altro.

Easily, l’assolo più bello di John Frusciante con i Red Hot Chili Peppers

Quel qualcosa è la suddetta Easily, contenente quello che è probabilmente l’assolo più bello di John Frusciante con i Red Hot Chili Peppers.

A parte la bellezza melodica e armonica della canzone nel complesso, il solo finale (dal minuto 2:58 in poi) è una vera e propria masterclass di uso creativo delle sovraincisioni. Su un semplice ostinato in do maggiore – che ne costituisce il contenuto melodico principale – si innestano prima una, poi due, poi tre melodie “secondarie” che si sviluppano e si completano a vicenda, di fatto dando luogo ad armonie complesse che arricchiscono gli accordi con estensioni di ogni tipo: di settima maggiore, di undicesima, di tredicesima e così via. Non siamo troppo lontani da una dimensione jazz.

È la complessità a partire dall’essenzialità, come dicevamo, arte di cui Frusciante è maestro (un altro ottimo esempio in tal senso è Dosed, dall’album By the Way). Pur partendo da fraseggi che qualunque chitarrista principiante sarebbe in grado di eseguire, in Easily John crea un assolo intenso, drammatico, potente. Un assolo perfetto. Un piccolo “wall of sound” che è un piacere per le orecchie e per la mente. E che, se Niandra LaDes ci sembrava il riflesso di un’anima tormentata, suona come una rinascita, come la luce alla fine del tunnel.

In pratica, in Easily John Frusciante ci sta raccontando tutto: l’ascesa, la caduta, il buio, la speranza, la “vita nova”. E lo fa senza dire una parola, solo con la forza evocativa della musica. E scusate se è poco. Quando parliamo di musica in quanto linguaggio universale, eccone una delle più belle esemplificazioni.

Sì, quello di Easily è davvero l’assolo più bello di John Frusciante con i Red Hot Chili Peppers. Se avevate dubbi sul motto di Mies Van der Rohe “Less is more”, questa gemma vi farà cambiare idea.

Share: