Il fango non spaventa il popolo techno del FuturFestival
Decine di migliaia di corpi felici hanno ballato tre giorni per un’altra edizione da record. Un festival dove convivono felicemente il popolo della techno e i clubbers arrivati da 150 Paesi differenti. Hanno brillato anche le performance, dai nostri Tale Of Us a The Blessed Madonna
Il cielo sopra Torino è grigio e lo è stato per tutti i tre giorni al Parco Dora del Kappa FuturFestival. Ma a dare colore e la giusta sensazione di un festival estivo ci hanno pensato i coloratissimi 100 mila paganti (record) arrivati da circa 150 nazioni. Oltre al concentrato di tecnologia – 910 mq di ledwall disposti su palchi, bar e totem – che ha permesso di creare uno spettacolo potente dal punto di vista delle immagini, nonché sonoro grazie a un’emissione acustica all’avanguardia.
A mescolarsi sempre di più con i veri fanatici della techno, una popolazione trasversale di età e di nazionalità. C’è quell’immenso pubblico che vuole ballare. Un tempo – o comunque in parte ancora oggi – li chiamavamo clubbers. Forse oggi, notando la maggioranza dei ragazzi venuti, in gruppi numerosi o in coppia, sembrano un po’ figli delle “festival experience” che delle notti bianche nelle discoteche. Ci si prepara nel look coordinati. In questa edizione del FuturFestival li abbiamo visti tutti vestiti fluo con temi geometrici in stile “anni ‘80” o con le stesse camicie hawaiane. Addirittura mi è saltato davanti un gruppo con indosso camicioni con stampate sopra delle classiche paperelle da vasca da bagno o con in testa delle frecce di cartone in testa, con scritto “I’m here”. Indossano gli stessi modelli di occhiali o di sneakers, insomma, tentano match cromatici a tutti i costi.
Ecco, Il Kappa da un certo punto di vista, per alcuni è un po’ festival experience ma anche festa di addio al celibato/nubilato. Forse sarà così, in migliaia avranno deciso di festeggiare a 140bpm. E come sempre sventolano centinaia di bandiere ovunque. Complice l’europeo e la Copa América di calcio, vedi orgogliosamente issate nell’aria la mezzaluna e la stella in campo rosso, della bandiera della Turchia, o quelle di Svizzera (mai viste in 4 anni di Kappa…), Brasile, Colombia, Inghilterra e Spagna, anzi tante bandiere della Spagna. C’è stato qualcuno che ballava con lo smartphone mentre guardava i quarti di finale.
Ma a proposito di smartphone, ecco la notizia bellissima. Al popolo del Kappa frega pochissimo fare una valanga di stories e selfie, si sta lì per ballare, bere e in parte anche per drogarsi. Il pusher di turno che ti sbatte nel naso un flacone di popper c’è sempre e le paste girano regolarmente. Si fumano tantissime sigarette e cannette. Ma è così da sempre, mica è una novità. La cosa buona è invece che c’è una grandissima maggioranza che è al Kappa per divertirsi in maniera responsabile.
Un festival preparatissimo in ogni dettaglio che noi abbiamo vissuto come ospiti di AlphaTheta, che con il suo brand Pioneer DJ, ha garantito per i 5 stage tutta la migliore tecnologia per i DJ. Da sengnalare anche i chilometri di fibra ottica che rendono efficientissimo ad esempio il sistema di comunicazione dati tra palchi e regie. Oltre al sistema cashless estremamente funzionale. Infatti, qui vige come unico sistema di pagamento disponibile, un braccialetto con chip RFID, che può essere ricaricato con contanti, carta di credito o Satispay. Un’introduzione che è vanto di Maurizio Vitale, amministratore e co-fondatore di Movement Entertainment che sta alla base del Kappa.
Dai cromatismi di Mochakk al funambolismo di Skrillex
Premessa, non si va al Kappa per sentire le ultimissime tendenze nella dance. Questo sia chiaro, anche perché in questo momento stiamo vivendo un momento di stallo creativo generale. L’aspetto interessante, invece, è come si sia consolidato nel corso dell’ultimo lustro la tendenza a salire di bpm. Abbiamo visto (il giorno 2, sabato) anche Four Tet e Floating Points lasciarsi andare sulla cassa dritta in un potente b2b, per poi risentire Kieran Hebden suonare da solo nella grande cattedrale post industriale che è il palco Futur. Decine di migliaia di spettatori a ballare il suo bel set molto londinese che ha mescolato classici come Jaguar di DJ Rolando con un intelligentissimo crescendo, rispondendo così, forse, allo standard dei DJ contemporanei che usano i crescendo a intervalli regolari, strategici per far alzare le mani.
E come non parlare dell’entusiasmo contagioso di due DJ producer sempre empatici con la folla. Skrillex con il suo b2b con un altrettanto tonico inglese Blawan (uno che dalla dubstep ha accelerato progressivamente verso una techno interessante) ha dato a tutti una lezione di come gestire il mixer. Un altro funambolo in consolle è Nico Moreno, qui siamo nella piena techno, tra bleep schizofrenici e vocine con il pitch a manetta. Senza far brutta figura, anzi facendo impazzire tutti ha addirittura mixato a 150 e oltre I like the way you kiss me di Artemas con Freed From Desire di Gala (!!!).
Un altro eroe è stato (venerdì, prima di volare a Lisbona, dove lo abbiamo “seguito”) il baffuto e minuto brasiliano Mochakk. Il suo eclettismo sonoro è contagioso – anche assieme a Black Coffee nel Futur stage – ed è capace di portarti dentro, ipnotizzarti grazie a un densissimo viaggio percussivo, un poco anni ’90 in stile deep Dish. Poi, lo abbiamo visto nel Voyager Stage qualche ora dopo, con una sonora scossa house dai ricchi cromatismi, come il suo paese di provenienza. Solomun, Jeff Mills, Maceo Plex, Carl Cox e una sempre entusiasta The Blessed Madonna confermano come sempre il loro status di superstar DJ.
Lo status definitivo dei Tale Of Us e di Matteo Milleri con la creatura digitale Anyma
Non possiamo non spendere alcune parole di merito per la nostra scena musicale, già omaggiata nel nuovo numero di Billboard. Parliamo del grande successo dei Tale Of Us che hanno infiammato il pubblico del FuturFestival sabato notte. Senza parlare del fascino della creatura Anyma di Matteo Milleri che ha suscitato durante la performance di venerdì nel Voyager stage (uno dei più belli del Kappa). Con questo ambizioso ma riuscito show, Milleri tenta di creare “una sinergia spettacolare tra tecnologia, natura e umanità” come lui stesso ha dichiarato. Un progetto ambizioso che però sta funzionando benissimo.
Matteo Milleri e il suo sodale Carmine Conte si conoscono quasi da vent’anni quando erano praticamente adolescenti, quando frequentavano assieme il SAE institute. Il desiderio di provare a dare forma alle loro intuizioni musicali più che cercare di essere tecnicamente pronti, li ha portati a vivere a Berlino. Da quel momento non si sono più fermati. Un’evoluzione senza pause, dal primo endorsement di DJ Tennis, all’idea di condensare insieme musica techno, un certo suono descrittivo da colonne sonore e l’attenzione sempre più forte verso la creazione di show spettacolari.
Matteo e Carmine sono figli del nostro tempo ma portano nel loro DNA musicale le ambizioni che un tempo avevano Jean Michel Jarre e Vangelis. A proposito di legami con i grandi classici, ricordiamo che i Tale Of Us hanno anche inciso un album per la Deutsche Grammophon nel 2017. Fanno ballare con una sorta di intelligent techno e si sentono totalmente indipendenti nel creare il loro destino. Vedi la creazione della loro label Afterlife e dell’omonimo show: “Un’odissea attraverso il regno della coscienza”, come lo definiscono loro due. Lo vedremo presto a Milano all’Ippodromo SNAI il 21 settembre, dopo aver fatto il giro del mondo. Davvero un grande orgoglio nazionale.
Tante DJ e il gran finale del Kappa FuturFestival con The Blessed Madonna
E chiudiamo con un’ultima osservazione, abbiamo visto protagoniste in consolle tante giovani DJ. Non si è cercato di puntare solo su nomi consolidati della scena techno come Amelie Lens e Charlotte De Witte (qui tante volte presenti). Tanti i nomi emergenti come Sara Landry e Cassie Raptor, che propongono una bella hard techno. E poi: Barbara Lago, Olive F, Nicole Lovera, Fleur Shore, senza contare nomi più consolidati nel panorama house come Blod:ish, Honey Dijon.
Il gran finale al FuturFestival anche quest’anno è toccato a una donna in consolle (lo scorso anno fu Peggy Gou): l’euforica e trascinante The Blessed Madonna che era visibilmente tesa per questo suo debutto nel Futur stage. Dopo averla ammirata nei suoi trascinanti DJ set tra il defilato Kosmo stage, (quest’anno ha chiuso i battenti con un b2b clamoroso tra Carl Graig e un Moodymann), e il Nova stage, eccola pronta sul palco principale per far ballare la vasta folla reduce da una giornata finale di pioggia. Non vi dico le condizioni di chi ballava la techno al Solar stage. Degni epigoni dei rocker di un tempo a Reading e Glastonbury festival, dove si surfava con la pancia nel fango.
The Blessed Madonna sfodera un set inizialmente electro che lentamente, ma con una perizia maniacale, si trasforma in un set house politico ed empatico con il pubblico. Al mixer la DJ statunitense mixa brani iconici del passato come House Music di Eddie Amador e Short Dick Man dei 20 Fingers, con la prepotente Shout Out Loud del bravo produttore australiano, LO’99. Marea Stamper (nome all’anagrafe) scioglie finalmente la tensione, aggira la cortina della consolle e vorrebbe quasi gettarsi sul pubblico sotto che srotola una gigantesca bandiera italiana. Lei ricambia con una citazione di Pino Daniele e soprattutto con un remix strepitoso di un brano oscuro degli anni ’70 di Adriano Celentano. Apoteosi. L’ultimo suono al Kappa che si sente è il repeat di una voce afroamericana che sentenzia: Don’t Forget House Music. Hai ragione Marea, a ricordarlo anche nel festival techno più bello in Italia e che tutti ci invidiano.