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Kool & the Gang, 60 anni di party senza sosta (e di irresistibile groove)

Pur prossima ai sei decenni di onorata carriera, la storica band continua a pubblicare nuova musica: è appena uscito l’album “People Just Wanna Have Fun”. Abbiamo conversato con il motore ritmico del gruppo, il batterista George “Funky” Brown

Autore Federico Durante
  • Il16 Luglio 2023
Kool & the Gang, 60 anni di party senza sosta (e di irresistibile groove)

I Kool & The Gang oggi: al centro i membri fondatori George "Funky" Brown (batterista) e Robert "Kool" Bell (bassista). Fonte: ufficio stampa

Per il grande pubblico sono quelli di una super hit senza tempo come Celebration, del groove irresistibile di Jungle Boogie (resa celeberrima dalla colonna sonora di Pulp Fiction), tutt’al più del pop sofisticato di Get Down on It. Ma i Kool & the Gang sono stati (e sono) molto di più.

A scorrere la loro carriera (ormai prossima ai sessant’anni di onorata attività: si formarono nel 1964), si legge in filigrana un corposo spaccato di storia della musica made in USA, con le sue numerose evoluzioni: di formazione jazz, si fecero le ossa come cover band di brani pop/soul sul finire degli anni ’60, per poi mutare pelle in favore del funk (persino con anticipazioni di quello che sarebbe stato l’acid jazz a venire) e quindi approdare alla grande stagione della disco music e infine al pop mainstream anni ’80.

Filo conduttore di questa vertiginosa traiettoria musicale, il ritmo. Anzi, il groove. Non per niente il gruppo prende il nome dal bassista (Robert “Kool” Bell), che con il batterista George “Funky” Brown è sempre stato il propellente dei brani. Fra cambi di lineup e recenti lutti, i due elementi fondamentali della sezione ritmica dei Kool & the Gang sono i membri fondatori tuttora attivi nel gruppo.

Altro comun denominatore, di derivazione squisitamente funk prima e disco music poi, è la voglia di far festa. Anzi, il party. Basta leggere i titoli del nuovo album (il trentaquattresimo!), intitolato appunto People Just Wanna Have Fun: Let’s Party, We Are the Party, Movie Star, VIP e così via.

Party e groove, ingredienti fondamentali della magica ricetta Kool & the Gang. In occasione della release del nuovo album, disponibile da venerdì 14 luglio, abbiamo conversato con l’uomo dietro ai tamburi, lo storico batterista George “Funky” Brown.

Ascolta il nuovo album People Just Wanna Have Fun

logo Kool & The Gang

L’intervista a George “Funky” Brown dei Kool & the Gang

Lo stile dell’album è piuttosto “old school”, diciamo alla Get Down on It, ma con una produzione molto contemporanea. Come avete approcciato il sound di questo disco?

Abbiamo usato tutte le tecnologie di oggi per dare al disco un suono contemporaneo. E se ascolti le melodie e le armonie dei brani noterai che non sono le stesse degli anni ’70 o ’80. Così come il sound in generale, sono più moderne.

In People Just Wanna Have Fun ci sono molte contaminazioni con l’hip hop, per esempio in pezzi come Movie Star, VIP, NA NA NA, Give Love. Voi avete avuto la fortuna di assistere all’intera storia della musica hip hop. Come si è evoluto il genere negli anni, dal vostro punto di vista?

Penso che si sia evoluto molto bene e che abbia influenzato un po’ tutti gli altri generi. Persino gli artisti jazz integrano elementi hip hop nella loro musica oggi. Ma succede la stessa cosa con parte della musica pop. Insomma, succede un bell’amalgama, nel senso migliore del termine. Per questo penso che l’evoluzione dell’hip hop abbia giovato alla musica. Ha spinto noi musicisti a evolverci a nostra volta, a non restare fermi artisticamente.

Cosa rende la vostra musica così affine all’hip hop? Per esempio avete fatto un intero album a tema rap nel 2001 (Gangland) e i vostri pezzi sono stati campionati in una miriade di tracce hip hop.

C’è sicuramente un legame che riguarda il ritmo: batteria, basso, cadenze dei testi e così via. Quell’aspetto evidentemente ha colpito i produttori e gli artisti hip hop. È una benedizione che ciò succeda.

Parlando di sample, frammenti della vostra musica si possono sentire un po’ dappertutto, da Madonna a Jay-Z. Cosa rende la musica dei Kool & the Gang così universale? E quale eredità sentite di aver trasmesso alle successive generazioni di artisti?

I sample hanno fatto della musica dei Kool & the Gang qualcosa di transgenerazionale. Per noi è un onore che così tanti grandi artisti ci abbiano voluto omaggiare. Anche in questo caso, come dicevamo prima a proposito dell’hip hop, è un fenomeno che contribuisce in meglio all’evoluzione della musica.

Grazie a voi, il funk divenne il genere principe nelle discoteche americane negli anni ’70. A chi vi ispiravate?

James Brown prima di tutto. Ma anche George Clinton e, andando un pochino più indietro, Sly & the Family Stone.

Mi racconti brevemente la vostra attività come band negli anni precedenti al vostro album d’esordio del 1969?

Suonavamo jazz: brani di Miles Davis, John Coltrane, dei grandi jazzisti di quel tempo. Suonavamo anche nei club in accompagnamento a cantanti che cantavano le canzoni pop di quel periodo: Marvin Gaye, The Temptations e così via.

Quest’anno segna il cinquantesimo anniversario di uno dei vostri capolavori, l’album Wild and Peaceful. Avete intenzione di celebrarlo in qualche modo?

No, non abbiamo in programma qualcosa del genere. In compenso uscirà prossimamente un nostro disco marcatamente jazz. Abbiamo un sacco di musica inedita negli archivi. Per cui tireremo alcuni brani, li mixeremo a dovere, li masterizzeremo e li pubblicheremo. Sono sicuro che sarà una bella sorpresa per il pubblico. Per me sono degli album jazz davvero belli.

E cosa ricordi della realizzazione di Wild and Peaceful? Che tipo di “magia” avvenne in studio?

Già quando lavorammo sulla title track avemmo l’impressione che qualcosa di magico stesse accadendo. Quello è uno dei miei pezzi preferiti del nostro repertorio (canticchia la linea di basso, ndr). Un pezzo molto fluido, melodico, conturbante.

In Italia Jungle Boogie è sempre stata enormemente popolare grazie a Pulp Fiction. Cosa pensaste dell’idea di Quentin Tarantino di dare al brano una seconda vita vent’anni dopo la sua uscita?

Siamo molto grati a Tarantino per essere un fan della band. Trovo che il pezzo si addica bene alla trama del film: il mondo è una giungla, in un certo senso. Magari mi sbaglio, ma credo che lui l’abbia inserita nel film per questo. Jungle Boogie era totalmente diversa da qualsiasi altra release di quel periodo.

Un altro album fondamentale della vostra carriera è Something Special del 1981, con cui raggiungeste anche il pubblico pop mainstream. Cosa ricordi di quel momento di grande popolarità?

Più che altro il senso di cameratismo della band. Facevamo le prove a Chicago e le canzoni cominciarono a materializzarsi lì, poco a poco, come pezzi di un puzzle. Le mettevamo insieme un po’ come fossero dei quadri di Dalì, del tipo: “Oh, aggiungiamo un paio di baffi qui”.

È il massimo quando le canzoni nascono così. Penso che anche i grandi compositori lavorassero così: ti viene una bella sezione, poi aspetti un po’, poi la musa torna da te e ti dà un’altra bella sezione, finché non metti insieme una sinfonia o un’opera completa. Come mangiare una buona torta, una piccola fetta alla volta.

Il produttore Eumir Deodato ha giocato un ruolo fondamentale nella storia dei Kool & the Gang. Come fu lavorare con lui? Cosa avete imparato da lui come producer?

Eumir Deodato è un vero genio. Abbiamo imparato moltissimo da lui in termini di scrittura, produzione, professionalità, tempistiche di lavoro. Con lui abbiamo perfezionato la scrittura dei testi, le melodie, le armonie, le progressioni di accordi, i suoni…

È stato un po’ l’architetto della vostra transizione dal funk alla disco music, no?

Sì, oltretutto anche lui è un musicista jazz. Per questo ci capivamo molto bene. Ancora oggi è uno dei miei migliori amici.

Purtroppo due membri della band, Ronald e Dennis, ci hanno lasciato negli ultimi anni. Vuoi condividere un ricordo con noi?

L’amicizia che ci legava, le follie che abbiamo vissuto insieme… Parlare di loro mi provoca forti emozioni (si commuove, ndr). Fa ancora molto male. Se non ci fossero stati loro, io e te non staremmo facendo questa conversazione oggi: sono stati dei mattoni fondamentali nella costruzione di questo edificio chiamato Kool & the Gang.

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