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Bello FiGo a “Testi Espliciti”: «Certe tematiche non si possono più affrontare senza le dovute cautele»

Il 14 maggio uscirà il primo volume del magazine curato da Paola Zukar e Claudio Cabona dedicato a un tema di cui soprattutto in questi mesi si è tanto parlato nel rap: la censura. Ecco in anteprima un estratto a uno degli artisti più controversi e divisivi del Paese

Autore Billboard IT
  • Il10 Maggio 2024
Bello FiGo a “Testi Espliciti”: «Certe tematiche non si possono più affrontare senza le dovute cautele»

Bello FiGo, foto di Luca Quinta

Nel 1990, sugli album rap (e non solo) considerati pericolosi per i minori e in qualche modo scomodi inizia a comparire un bollino di avvertenza: Explicit Lyrics. Proprio da questa etichetta che di fatto rappresentava già un pregiudizio nei confronti di un determinato prodotto nasce Testi Espliciti (edito da Mondadori, in uscita il 14 maggio), il primo volume del magazine curato da Paola Zukar e il giornalista Claudio Cabona dedicato al tema della censura e le sue derivazioni.

Una tematica molto dibattuta sul rap – soprattutto in questi ultimi mesi in cui il genere è stato preso di mira in modo frequente anche dalla politica – e meno nel rap. Per questo motivo i due autori la scandagliano direttamente dall’interno (ma non solo), con lunghe e approfondite interviste a nomi del calibro di Fabri Fibra, Guè, Marracash, Madame, Massimo Pericolo, Baby Gang e anche a uno degli artisti più controversi e divisivi della scena italiana: Bello FiGo.

Nato in Ghana nel 1992 e arrivato in Italia dodici anni dopo, Paul Yeboah aka Bello FiGo in breve tempo diventa l’incubo italiano. La colpa, come solitamente accade, non è sua che vuole “solo far divertire” in modo intelligentemente goliardico, ironico e maledettamente provocatorio. Ma della televisione che – in particolare quando sei ancora piuttosto giovane e inesperto di determinati meccanismi – nel 2016 gli tende una trappola mediatica dal quale impiegherà cinque anni ad uscire. Un lungo periodo in cui a Bello FiGo viene impedito di suonare praticamente ovunque e che racconta nell’estratto di intervista che vi proponiamo qui.

Un estratto dell’intervista di Bello FiGo in “Testi Espliciti”

È una scelta precisa, la tua, di rilasciare poche interviste?
Questo deriva dal casino che è successo con la canzone Non pago affitto in un programma tv nel 2016.

Raccontacelo.
Tutto parte da una trappola che mi è stata tesa da un tizio che fa il giornalista e mi ha invitato in studio per una trasmissione. Non appena le cose hanno iniziato a mettersi male per me, perché dopo quell’ospitata c’è anche andato di mezzo il mio lavoro, la mia famiglia. Ho cercato di capire se si potesse rimediare in qualche modo, ma ho capito che il loro interesse, in quel momento tv, durante il programma, era soltanto quello di creare scalpore. E non di spiegare qualcosa riguardo a me o alla mia musica. A quel punto ho deciso che da lì in poi avrei deciso io e basta se e dove andare. Ma in linea di massima ho quasi sempre rifiutato o ignorato praticamente tutte le proposte perché quel tipo di visibilità non mi serve.

Alla fine tu, però, per una buona parte delle persone che hanno assistito a quel dibattito, sia in diretta che poi spezzettato sul web, sei uscito vincitore dallo scambio, perché non hai perso la calma. Anzi, ti sei prodigato in una mossa da vero karateka. Dabbare su Alessandra Mussolini non è un colpo che è riuscito a molti.
La gente fa fatica a comprendere la dinamica di quel dab perché in realtà io, nella mia testa, in quel momento, in prima tv nazionale, volevo semplicemente fare qualcosa di davvero iconico. Quello era il periodo di Pogba e dei Migos e la dab era caldissima. Proprio nell’attimo in cui mi è venuto in mente di fare quel gesto, hanno inquadrato la Mussolini. È stato completamente un caso. Ti giuro che nella mia testa non ho pensato di fare la dab alla Mussolini. Era una cosa per me, per lasciare un segno di questa mia partecipazione in tv. Per me e per i billoni che erano a casa (così si chiamano i fan di Bello FiGo, N.d.R.).

È stata una performance artistica. Il gusto per la provocazione è rimasto nel tempo.
Io nasco così. L’idea di creare una reazione nel buttare 5000 euro nel cesso e tirare l’acqua, anche se non è vero, mi fa godere. Perché i boomer e anche una serie di giovani fanno davvero fatica a comprendere che cosa stanno guardando. Posto la fattura di una macchina comprata perché non voglio ritrovarmi i commenti pieni di: “Quella macchina non è tua, non è vera”, e via dicendo.

Ti è mai capitato che ti tirassero giù dei video?
Sì, mi hanno addirittura bloccato un profilo Ig verificato con quasi 700.000 follower, @ilverobellofigo. Me l’hanno tirato giù perché postavo molte ragazze con costumi succinti e ricevevo parecchie segnalazioni, quindi il profilo era già debole. Mi segnalavano molto ed ero shadow bannato spesso e una mattina il profilo era sparito. Questa cosa è stata anche più pesa per me dell’aver cambiato nome, perché avevo radunato un bel po’ di gente e di curiosi che mi seguivano e mentre mi stavo dando una calmata sui contenuti è arrivata la mazzata della violazione del copyright.

Avevo fatto un pezzo sulla base di un produttore, tra l’altro ghanese come me, e a un certo punto stava andando così bene che gli ho mandato il link per accordarci sulla questione, visto che stava funzionando. Ma quando scatta l’odio tra i neri… è potentissimo, e questo stronzo ha iniziato a segnalarmi ovunque. È stato il colpo di grazia. Profilo cancellato.

Quello che si evince dai tuoi racconti è che davvero “il web dà, il web toglie”. Come hai vissuto l’assenza dai palchi a causa di quella trasmissione?
Chi mi chiamava per suonare, almeno in termini di business, era con me. Ma alla mattina, per esempio, quando andavano a preparare il locale, magari si ritrovavano i volantini con il volto di Hitler attaccati ai muri del posto. La situazione era pesante. Sono finito citato perfino in Parlamento con un’interrogazione sulle mie canzoni. Ho visto il video di questa cosa ed ero davvero molto dispiaciuto perché, come ho sempre dichiarato e dichiaro, il mio intento è solo quello di far divertire. Non c’è altro scopo. E, se posso, vorrei lavorare anch’io.

Spesso in quel periodo è accaduto che mi chiamassero all’ultimo minuto, dopo aver confermato la serata, e mi dicessero: “Siamo davvero spiacenti, ma abbiamo tutti contro, anche il sindaco o la polizia, e non possiamo andare avanti con la data”. A me però è sempre sembrato che la maggioranza fosse contro di me perché l’odio prevaleva sulla giustizia. Ero incredulo del fatto che per un semplice concerto, la città intera avesse un problema con me. Ho capito che sarebbe servito tempo.

Come hai reagito?
Ho provato a ributtarmi sulla musica, cercando di stare attento a non dare una connotazione troppo politica ai brani, perché l’aria era pesante. C’è stato perfino un articolo che incolpava una mia canzone per lo stupro di una ragazza, così a caso. La situazione era pesa. Devo dire che mi ha aiutato, paradossalmente, il Covid.

In che modo?
Ha spostato molto l’attenzione su un problema sicuramente più grosso, quindi piano piano la wave contro Non pago affitto stava scendendo e l’arma vincente, come ho sempre saputo, è stata quella di continuare a fare quello che già facevo, ma con più attenzione, perché certe tematiche non si possono più affrontare senza le dovute cautele, potrebbero peggiorare la situazione. Quindi ho pubblicato Coronavirus, Leggins di pelle, Skuola rimorchio e altri brani che non c’entravano niente con quelli vecchi. E chi mi odiava è sparito.

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