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Maria Antonietta e “La tigre assenza”: «Così esorcizzo il ghosting e i peggiori fantasmi»

Una delle cantautrici più amate dal mondo indie è tornata con un nuovo album prodotto da Antonio Filippelli. Ci ha raccontato di tarocchi, Smiths, PJ Harvey e dei mostri più difficili da eliminare

Autore Silvia Danielli
  • Il30 Maggio 2023
Maria Antonietta e “La tigre assenza”: «Così esorcizzo il ghosting e i peggiori fantasmi»

Maria Antonietta, vero nome Letizia Cesarini

Nel suo nuovo album La tigre assenza Maria Antonietta non ci racconta di amori perfetti o all’opposto impossibili e travagliati. Ci parla di una delle cose peggiori al mondo: il ghosting ovvero il mettere a tacere qualsiasi comunicazione all’improvviso. «Perché chi non c’è diventa ancora più presente e aggressivo di chi c’è», racconta lei, nata a Pesaro, classe 1987. Una delle pratiche più insopportabili di oggi – ma certo sempre esistita – perché sembriamo sempre tutti potenzialmente connessi. Anche lei del resto è parsa un po’ assente dalle scene musicali in questi cinque anni (tanti ne sono passati dall’ultimo lavoro Deluderti) ma semplicemente ha avuto molto da fare in altri ambiti.

L’incontro con Antonio Filippelli

E così è tornata ora con dieci piccoli gioiellini dal suono estremamente curato dal produttore Antonio Filippelli. Compare anche un brano scritto con Francesco Bianconi, Viale Regina Margherita  e uno che la vede insieme a Laila Al Habash, Per Le ragazze come me. L’artista pesarese sarà anche in tour, organizzato da Panico Concerto.


Che cosa è successo in questo periodo dal punto di vista musicale?
Dopo il mio album del 2018 sono andata in tour, poi ho pubblicato un libro con relativo tour. Sono andata a Sanremo e poi è scoppiato il Covid. In quel periodo mi sono confrontata con altri linguaggi: ho presentato un documentario sull’arte su Sky Arte e anche una serie. E poi mi sono dedicata ai reading di poesia. Tante attività collaterali a quella mia principale, la musica, che però mi hanno aiutata a recuperare il desiderio di creare musica. Credo serva un momento per ricordarsi sul serio che cosa si sta facendo e ricalibrarsi.

Per lavorare con Antonio Filippelli sei venuta nel suo studio a Milano?
È stato davvero interessante perché avevamo dei mondi di riferimento molto distanti. Io avevo l’intenzione di fare un album più prodotto, meno suonato dal vivo e con più elettronica. Volevo che si sentissero i decenni musicali che amo di più: gli anni ’60, ovviamente rivisti ai giorni nostri. Perché i dischi più belli sono stati fatti ai tempi, quindi mi sono chiesta che cosa potessi aggiungere io di più. E poi i ’90 perché io sono cresciuta con le Hole e con PJ Harvey e non abbandonerò mai quell’universo sonoro.


E le ascolti tutt’ora?
PJ Harvey. Perché trovo che non abbia mai pubblicato un disco brutto o tirato via, giusto per farlo. Trovo che sia un’artista incredibile.

Maria Antonietta e il senso crudele del ghosting

L’album ruota attorno a questa pratica piuttosto crudele del ghosting, a partire dal titolo La Tigre assenza, da una poesia di Cristina Campo. Immagino tu l’abbia subìto: sei riuscita a far pace con il senso di assenza?
Gli assenti mi hanno tormentata abbastanza a lungo nella vita ma a un certo punto mi è scattato l’istinto di sopravvivenza. Mi è capitato un episodio che mi ha fatto riflettere. Sono un’appassionata di tarocchi e quando nei mesi scorsi ho fatto diverse “stese” per chiedere come sarebbe andato il mio disco mi usciva sempre lo stesso arcano: l’11, la forza, bella ma impegnativa. Sopra è rappresentata una ragazza che accarezza un leone. Quando ho pubblicato la cover del disco mi ero completamente scordata di quella carta. È stato un ragazzo sui social a chiedermi se mi fossi accorta di quanto fossero simili! Tutto questo per dire che già la carta mi suggeriva che – per domare la belva – la devi accarezzare. Per liberarmi di quella presenza feroce ho dovuto scriverci sopra delle canzoni. È stato un atto psico-magico come direbbe Jodorowsky.

Maria Antonietta e l’amore per lo scontro testo e musica

In linea con questo desiderio di esorcizzare, in Sabato mattina racconti un episodio che tu definisci come il peggiore della tua vita con una melodia leggera in contrasto. Anche questo brano ti ha aiutata?
Adoro quando la musica va in clash con le parole anche perché sono una grande fan degli Smiths. In Sabato mattina mi sono chiesta proprio che cosa si è disposti a fare per un po’ di amore. È stata impegnativa ma mi sono resa conto che grazie a lei avevo il disco in mano. A scriverla mi sono sentita molto male, anche fisicamente, per un anno e mezzo. Poco dopo mi hanno diagnosticato l’endometriosi. Penso che corpo e anima siano davvero strettamente collegati. Ma a un certo punto devi rielaborare, come spiegavo prima.

Maria Antonietta e il senso della mascolinità tossica

Cosa pensi invece della mascolinità tossica nel mondo della musica?
Sono sempre stata molto fortunata negli incontri che ho avuto per lavoro. Mi sono sempre sentita molto supportata ma ero io stessa che spesso non mi sentivo adeguata e fiduciosa. Così è normale che gli altri tendano a fidarsi meno di te se sei tu in primis a non farlo. Mi sono scontrata di più con la mentalità maschilista quando ho pubblicato il mio primo disco nel 2008, perché affrontavo molti temi in modo diretto e crudo. A me, cresciuta con i testi di Courtney Love non sembrava niente di strano, invece ciò non è stato accettato. In molti sui forum e sui social hanno criticato questo mio atteggiamento. Io non me capacitavo ma in quel momento in Italia non c’era proprio la volontà di ascoltare una donna che parlava. Ora per fortuna c’è una sensibilità diversa ma il lavoro da fare è ancora lunghissimo.


Cosa pensi dell’uso della shwa?
Io adoro le parole, per me sono fondamentali. Il linguaggio non è solo una convenzione. Penso che le parole generino il mondo, quindi non è una polemica sterile. Però non deve diventare una questione fine a se stessa.

In Per le ragazze come me hai collaborato con Laila Al Habash: senti di avere un cerchio di artisti che ti appoggiano?
Di recente sono stata a Palermo per lavorare con La Rappresentante di Lista e sento di aver condiviso molto in questo periodo con loro. A volte quando si è più giovani si rimane chiusi nella propria bolla mentre quando cresci apprezzi l’importanza di non rimanere isolato.

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