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Anche la musica protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia: i film fuori concorso

Quest’anno non sono pochi i film-doc che raccontano la storia di importanti artisti come Francesco De Gregori, Piero Pelù e Nino D’Angelo

  • Il28 Agosto 2025
Anche la musica protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia: i film fuori concorso

Nino D'Angelo, Piero Pelù e Francesco De Gregori

La 82esima Mostra del Cinema di Venezia è iniziata ieri con tutta l’attenzione dei media mondiali puntata addosso. Non soltanto per i film in concorso e gli ospiti internazionali, ma anche per le scelte politiche legate alla guerra in corso nella Striscia di Gaza. Nella sezione Fuori Concorso di Venezia, però, quest’anno ci sono molti più film del solito che vedono una nuova protagonista: la musica.

Lo è sempre stata in Laguna – dove ieri sono sbarcati anche Rose Villain e Guè, a sorpresa presente nel nuovo film di Paolo Sorrentino, La Grazia – per le colonne sonore e per tutti gli artisti di passaggio durante i giorni del festival. Ma quest’anno non sono pochi i film-doc che raccontano la storia di importanti cantautori, come Francesco De Gregori, rocker di fama internazionale come Piero Pelù o artisti amatissimi dal pubblico come Nino D’Angelo. Di generi musicali o di un festival, come il Newport Folk Festival.

I film a tema musica che sbarcano a Venezia

Newport & the Great Folk Dream

Sarà tutto dedicato al genere folk e ai protagonisti delle prime edizioni del Newport Folk Festival (dal 1963 al 1966) il documentario del regista Robert Gordon (si potrà vedere alla mostra del Cinema il 5 e il 6 settembre). Quindi a Bob Dylan, la cui partecipazione nel 1963 si può dire che segnò il debutto ufficiale su un grande palco e quella del 65 scatenò le polemiche per avere portato l’elettricità nel genere. A Joan Baez, che si esibì proprio nella prima edizione del ‘59, e a Pete Seeger, che era tra i fondatori. Ma non è dedicato solo ai grandi nomi, anche agli artisti gospel della Georgia e ai pescatori dei villaggi del Canada, per esempio.

Il regista Robert Gordon ha spiegato: «Prima di realizzare questo film, eravamo attratti dall’elemento di protesta nella musica folk e dal modo in cui le canzoni vivono e viaggiano attraverso l’umanità – un legame intergenerazionale. Ma associavamo principalmente il sound della musica folk al lato sdolcinato dei cantautori, completato da briose versioni di She’ll Be Coming ‘Round the Mountain; ci sbagliavamo. Questo documentario è realizzato con filmati girati nei primi anni Sessanta e non potrebbe essere più pertinente a questo momento politico del XXI secolo».

Francesco De Gregori. Nevergreen

Un’idea di concerto particolare in un luogo piccolo e non abituale per i live è alla base del docu-film Francesco De Gregori. Nevergreen. Nel novembre del 2024, infatti, il cantautore romano decise di tenere una sorta di residenza, una ventina di concerti al teatro Out Off di Milano dove avrebbe presentato una scaletta sempre diversa di suoi brani meno conosciuti. Quelle che mai sarebbero diventate delle evergreen, le nevergreen appunto. Con ospiti sempre diversi: Jovanotti, Zucchero, Ligabue, Malika Ayane, Elisa. Il regista Stefano Pistolini lo ha seguito (è il terzo lungometraggio che realizzano insieme) durante queste serate, mettendo la musica al centro di tutto.

Ha raccontato: «Stavolta Francesco ha alzato l’asticella: con il vizio/vezzo di molti musicisti, ha preteso che a parlare fosse solo la musica, il repertorio dei suoi pezzi meno conosciuti, suonati per un mese in un teatrino milanese. Ma le canzoni da sole faticano a bucare lo schermo: la sfida allora è stata tornare a raccontare un De Gregori intimo nelle pieghe del dettato “solo musica”. Abbiamo lavorato per osmosi e siamo convinti che abbia funzionato».

Nino. 18 giorni

Tra i film a tema musica fuori gara a Venezia ce n’è anche uno su Nino D’Angelo realizzato dal figlio Toni: questo è Nino. 18 giorni, del quale vi avevamo già parlato e vi avevamo spiegato come mai i giorni fossero proprio 18. Come quelli per cui Toni segue il padre durante le date dell’ultimo tour I miei meravigliosi anni ’80, occasione per lui di fare le domande che avrebbe sempre voluto al padre che divenne così incredibilmente famoso quando lui era piccolo.

«Mio padre è il mio più grande mistero: vicinissimo e lontanissimo allo stesso tempo». Racconta Toni. «Io parlo romanesco e sono cresciuto nel benessere; lui parla napoletano ed è nato nella povertà. Il suo enorme successo negli anni ottanta ha scavato tra noi un abisso che mi spinge, da sempre, a cercare chi fosse prima di diventare “Nino”».

E continua: «Nino. 18 giorni diventa così il pretesto per raccontare chi era Gaetano prima di diventare Nino, chi era Nino prima di diventare mio padre e dove siamo arrivati insieme. Ne emerge la storia di un uomo che ha dato voce a milioni d’italiani, l’anima popolare e poetica di un Paese contraddittorio».

Piero Pelù. Rumore dentro

Un altro docu-film per scoprire un artista iconico della scena rock italiana, nato in circostanze inaspettate. Piero Pelù. Rumore dentro è stato ispirato da un brutto incidente capitato al leader dei Litfiba nel 2022. Il cantante è in sala di registrazione e, a causa di un cambio sbagliato di cuffie, subisce uno shock acustico. Questo lo costringe a cancellare molti impegni musicali come concerti già programmati ma soprattutto lo spinge a fermarsi per farsi una serie di domande sul senso della sua carriera e della vita stessa. Da lì l’idea di un docu che è più road movie che lo segue mentre si reca alla festa dei gitani e dei viaggiatori in onore di Sara la Nera, a Saintes-Maries-de-la-Mer in Francia.

 Il regista, Francesco Fei, ha raccontato: «Per questo documentario ho voluto subito qualcosa di diverso dai soliti biopic musicali: un film vero, intimo, diretto. Ho scelto un approccio snello e immersivo, girando spesso da solo per cogliere la spontaneità dei momenti quotidiani, evitando sovrastrutture narrative. Nel racconto vissuto dall’interno, la dimensione pubblica della rockstar si intreccia con quella privata dell’uomo, del padre, dell’amico. Ne nasce un ritratto che non celebra, ma racconta. Che non idealizza, ma rivela Piero Pelù come un artista autentico, vivo, indomabile».

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