Ortigia Sound System, nonostante le avversità
Il festival siracusano rimane una perla unica nel suo genere, ma anche quest’anno è stato afflitto da problemi non trascurabili. In primis, il cambiamento climatico
Ero abbastanza combattuto su come iniziare questo racconto. In teoria doveva parlare esclusivamente di un festival molto bello, l’Ortigia Sound System, a cui sono molto affezionato perché, su nove edizioni totali, per me sarà tipo la sesta o settima. L’ho visto crescere, come si direbbe di un bambino.
Eppure, da un paio d’anni a questa parte, lo sto vedendo (e siamo in tanti) combattere contro avversità non proprio facili da affrontare. Dei cosiddetti “cazzi” in piena regola che non possono più essere omessi nel racconto di un festival, per quanto bellissimo.
Il caldo
Il primo di questi cazzi, il più lampante, è quello che, proprio mentre l’evento siracusano entrava nel vivo, il presidente delle Nazioni Unite ha definito “global boiling”. Dopo aver procrastinato la questione nascondendola sotto il cuscino per decenni, l’umanità ha ufficialmente superato la fase del global warming e adesso si bolle. Si bolle per quanto riguarda gli oceani, si va a fuoco sulla terraferma.
Due anni fa, proprio a Siracusa, nella settimana successiva all’Ortigia Sound System è stata registrata la temperatura più alta mai misurata in Europa: 48.5 gradi centigradi. Quest’anno ci siamo andati vicinissimi. Lo dimostra il fatto che la Sicilia è andata praticamente in fiamme una settimana fa, tra cui una parte dell’aeroporto di Catania.
Risultato: ettari incendiati, vittime e tantissimi voli cancellati, tra cui quelli di molti artisti previsti sul Main Stage al Castello Maniace. Niente Badsista, niente Moin, niente Bcuc, niente Joy Orbison. E scusa se è poco, per un festival che per forza di cose non può contare su una lineup chilometrica come quella di Glastonbury.
I dispetti dei Vigili del Fuoco
«Anche il nostro volo è stato inizialmente cancellato», mi ha raccontato Marina Herlop su uno dei boat party più divertenti che abbia mai fatto a OSS: dischi gentilmente offerti da Francesca Heart e Physical Therapy.
Poi però sia lei che la sua band l’aereo l’hanno preso e venerdì al Teatro Massimo hanno regalato ai presenti uno degli highlight del festival. Questo nonostante i tre quarti d’ora di ritardo dovuti a un’ispezione a sorpresa dei Vigili del Fuoco di Siracusa. E qui arriviamo all’altro di quei famosi “cazzi” che l’Ortigia Sound System sta dovendo affrontare.
Si può dire quel che si vuole, ma una roba come quella che è successa coi pompieri, in un posto che ha già tutte le agibilità come il Teatro Massimo di Siracusa, significa soltanto che sono dispetti. Dispetti da parte delle autorità locali che ancora non hanno capito il valore effettivo che il festival ha dato alla piccola isoletta che fa da centro storico di Siracusa. Valore culturale, certo, ma anche banalmente valore economico.
Giù le mani da Ortigia Sound System
E quindi: bello che finalmente siano tornati i boat party dopo la pandemia, pazzesco il live di Marina Herlop (che ormai qui su Billboard Italia abbiamo lodato abbastanza ma mai abbastanza) e quello di Lucrecia Dalt, che già avevamo avuto modo di saggiare al Sónar, memorabile l’afterparty con Kode9 (ma in generale tutto lo showcase di Hyperdub) che suona la footwork in mezzo a un campo nella Sicilia più rurale mentre il sole sorge, bello sapere che gli Acid Arab ancora sono vivi e performanti con un mix che tutt’oggi si riassume perfettamente nel loro nome d’arte, geniale la residenza artistica data a Valentina Magaletti e Nidia, che si è concretizzata in un bellissimo live tra percussioni ipnotiche e voce.
Bello tutto, però. Però per favore lasciamo che Ortigia Sound System rimanga la perla che è e merita di essere.