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Il Polifonic Festival cresce sempre di più: luoghi mozzafiato senza dimenticare una proposta artistica di qualità

Giunto alla settima edizione, l’evento pugliese si conferma uno degli appuntamenti più interessanti dell’estate italiana

  • Il29 Luglio 2025
Il Polifonic Festival cresce sempre di più: luoghi mozzafiato senza dimenticare una proposta artistica di qualità

Polifonic Festival

Alla sua settimana edizione, il Polifonic sta diventando sempre di più – giustamente – un classico dell’estate italiana dei Festival. Per i turisti italiani e stranieri già in vacanza in Puglia, nella Valle d’Itria in particolare, tra Fasano e Cisternino. Ma anche per chi decide appositamente di andare lì per un lungo weekend, partendo proprio dalla line-up artistica che vede in console grandi nomi di DJ, come Honey Dijon, Laurent Garnier e Adiel, insieme a proposte decisamente interessanti come Simo Cell e ad artisti non solo puramente elettronici come Venerus e Samuel. E dopo i 35mila presenti di quest’anno, è già stata annunciata l’edizione 2026: appuntamento dal 22 al 26 luglio.

E il tutto è arricchito da un luogo mozzafiato, con le cave rocciose illuminate da luci rosse come scenografia e i campi di ulivi e i vigneti che ti accompagnano sulla strada tra un palco e l’altro. Sfruttamento dei luoghi comuni sull’Italia del Sud come buona musica unita a bei paesaggi? Può essere e non c’è nulla di male.

Dopo aver raddoppiato l’appuntamento introduttivo rispetto alle scorse edizioni (quest’anno il mercoledì a Cala Masciola e il giovedì a Cala Maka) il festival è entrato nel vivo venerdì e sabato alla Masseria Capece, dove in un vasto territorio recuperato sono dislocati i quattro palchi. Il venerdì la serata era sold out con più di 12mila presenze, con una nutrita rappresentanza di pubblico straniero, inglese e francese. Soprattutto, con un aumento del 25% rispetto agli anni passati, come racconta Marco Sala, organizzatore dell’evento insieme a Michele Girone.

La serata del venerdì di Polifonic Festival

Lo scirocco caldo e polveroso del venerdì ha reso ancora più onirici e surreali i set della serata, che ha visto sul main stage l’esibizione live di Venerus, l’artista della “quota extra” rispetto alla programmazione elettronica. Il cantante e multi-strumentista milanese ha portato infatti un concerto dove si fondono anche echi di soul, funky, pop senza dimenticare il suo amore per l’elettronica, come ci aveva raccontato bene nella nostra intervista.

Sempre più a suo agio sul palco, tanto da mettersi a cantare anche in piedi sulla transenna sostenuto dal pubblico, Venerus ha presentato i suoi brani più iconici come Love Anthem e Brazil, la cover di Luce (tramonti a Nord Est) ei nuovi singoli Ti penso e Felini.

Sul Main Stage è poi salita la raffinata DJ e producer francesce Chloe Caillet dal tocco piuttosto versatile e mai scontato e, a proposito di French Touch, è stata la volta del maestro: Laurent Garnier. In gran forma, in console ha dato vita a un vero e proprio “viaggio emotivo” tech-house. L’onore di chiudere il palco principale è andato alla nostra gloria nazionale, Adiel, la DJ ormai entrata nell’Olimpo delle eccellenze mondiali della techno, che ha concluso con un effetto impagabile: le prime luci dell’alba sullo sfondo.

Intanto a incendiare  il Magma Stage, di fianco alle cave, ci hanno pensato i beat di Gabrielle Kwarteng, di Dyed Soundorom, di QUEST.  Allo Stone Stage, altrettanto interessante, Z.I.P.P.O, Freddy K, con la chiusura di Marco Shuttle.

La serata del sabato sera

Il sabato lo scirocco era calato e anche un po’ le presenze, che sono andate via via aumentando nel corso della serata. A Samuel, sul Main Stage, il compito di portare lo spettacolo più eclettico della line up in programma. E quello che ha presentato è stato davvero uno show interessante e coinvolgente. Anche perché il cantante dei Subsonica nasce come DJ e continua a farlo appena possibile. Sul palco c’erano lui a lanciare i pezzi e a cantarli in cuffia, affiancato dal producer Ale Bavo ai synth e da visual particolari in un’improvvisazione totale ed efficace. Libera e molto fluida.

Dopo di lui, Desirèe e Honey Dijon, artiste e attiviste transgender, che presentano un set decisamente libero. Soprattutto la seconda, che fonde techno, house ai banger pop più conosciuti e ai suoi remix, come quelli celebri per Madonna e Dua Lipa. Ed è anche qui che si può ritrovare una caratteristica peculiare del Polifonic: set che sono di gran richiamo per il pubblico che può davvero fare festa.

Ma poi magari offre anche una programmazione più raffinata, perché contemporaneamente, allo Stone Stage, c’era Simo Cell. DJ franco-argentino che diverte con i suoi esperimenti, riuscita evoluzione del French Touch già nominato.

La chiusura della domenica

Il Polifonic Festival 2025 non poteva che chiudersi con un’appendice in spiaggia, alle Palme Beach, con – tra gli altri – Somne e Octo Octa, in un’atmosfera più rilassata possibile. Pensando già all’edizione 2026. Forse con l’aggiunta addirittura del quinto stage, racconta Marco Sala, o forse cambiando le funzioni dei vari palchi. Con sempre più appuntamenti che lo raccontino anche nel resto d’Italia, tra Milano, Napoli e Roma (la città da cui proviene la maggioranza del pubblico).

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