Il rap italiano dovrebbe entrare nella sua Brat Era
La versione “completely different but also still brat” dell’ormai iconico album di Charli xcx è un vero e proprio manuale su come si sfruttano davvero una deluxe e i feat. E alcuni rapper del nostro Paese dovrebbero studiarlo
Ormai lo sappiamo: il rap italiano ha un evidente problema, ossia la progressiva omologazione – con conseguente inesorabile appiattimento – delle collaborazioni.
Nei dischi oramai troviamo sempre gli stessi featuring, e – al netto del guizzo di qualche visionario come Mace che non teme di mettere sulla stessa traccia Marco Mengoni e Gemitaiz o Fabri Fibra e Fulminacci – gli artisti sembrano avere sempre meno voglia di osare con combinazioni spiazzanti. Preferendo al contrario andare sul sicuro con collaborazioni già oliate che se da una parte possono essere una garanzia di riuscita senza “secondi fini” (vedasi la storica coppia Marra/Guè o il duo Nerissima Serpe/Papa V), dall’altra hanno tutta l’aria di riproporsi più per una più rapida ascesa verso il primo posto in classifica che per una reale intesa umana e sul beat.
Se da un lato il pubblico sembra essere infastidito da questa tendenza, lamentando la presenza dei soliti feat in ogni album (in questo articolo vi avevamo riportato un paio di numeri prendendo come esempio solo alcuni dei dischi usciti dall’inizio del 2024), dall’altro i brani che dominano le chart sono proprio quelli “incriminati”. Innescando dunque un paradosso di cui l’industria discografica si alimenta in un ciclo continuo, sfornando dischi che più che in studio sembrano essere nati in una catena di montaggio.
Il problema delle deluxe
Lo stesso vale per le versioni deluxe degli album, che la maggior parte delle volte – infarcite anch’esse di collaborazioni (nemmeno a dirlo, sempre le stesse) – non hanno come obiettivo quello di aggiungere un qualcosa di diverso al progetto, quanto piuttosto di “dopare” i numeri per riprendersi un posto in classifica.
Esempio lampante e sintesi “perfetta” di questi due concetti è Esci dal Tunnel, la deluxe version di TUNNEL (l’album di debutto di Simba La Rue uscito all’inizio dell’anno) che uscirà questo venerdì. Su dieci pezzi (due dei quali già editi), sei presentano dei featuring (sette, per l’esattezza). Nulla di nuovo, direte voi, se non fosse che ben cinque di questi sono già presenti nella versione originale del disco. Qualora questo episodio dovesse creare un precedente, altro che uscire dal tunnel: non vedremmo più la luce della fine di questo trend.
Il rap italiano dovrebbe imparare da “Brat and it’s completely different but also still brat”
Con questo, ovviamente, non vogliamo dire che i featuring siano il male assoluto (anzi, se ben utilizzati sono solo linfa per l’arte), ma che il loro scopo non dovrebbe essere iniettare un filler agli streaming, ma dare un quid in più alla traccia, arricchendola. Esattamente come accade in Brat and it’s completely different but also still brat, la deluxe (anche se sarebbe riduttivo definirla così visto che sembra davvero trattarsi di un progetto ex novo vista l’evoluzione e talvolta la rivoluzione dei brani) version dell’ormai iconico album di Charli xcx.
Come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione, “con Brat and It’s Completely Different But Also Still Brat accade quello che dovrebbe in realtà accadere quando un artista compie quasi un’opera collettiva. Innalza, fa brillare ulteriormente le sue intuizioni e la sua musica” e rendendole addirittura migliori, come ad esempio Everything is romantic con Caroline Polachek, I Might say something stupid con Jon Hopkins e Matty Healy o 365 con Shygirl.
Brat and It’s Completely Different But Also Still Brat straripa sì di collaborazioni, ma ognuna di esse è esattamente dove dovrebbe essere ed è funzionale alla resa finale del brano, senza paura di sperimentare soluzioni apparentemente lontanissime (come l’accoppiata con Julian Casablancas) e trovando negli artisti scelti la volontà e la completa apertura a calarsi in vesti ancora inedite (aka Ariana Grande in Sympathy is a knife), che chissà che non possano essere una scoperta per il proprio futuro artistico.
Insomma, Brat and It’s Completely Different But Also Still Brat di Charli xcx è un vero e proprio manuale su come si sfruttano davvero in maniera intelligente e innovativa una deluxe e i feat, e alcuni rapper del nostro Paese dovrebbero studiarlo.