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Red Bull 64 Bars Live a Scampia: torna il vero rap. E ora quale sarà il futuro?

Per la seconda edizione è andato in scena una performance dritta da parte di tutti gli artisti presenti. E con loro abbiamo cercato di capire quali saranno gli scenari futuri del genere

Autore Silvia Danielli
  • Il8 Ottobre 2023
Red Bull 64 Bars Live a Scampia: torna il vero rap. E ora quale sarà il futuro?

Red Bull 64 Bars a Scampia, tutti gli artisti presenti in un saluto finale. Foto: ufficio stampa

Red Bull 64 Bars live a Scampia è stato – ancora una volta e forse di più dell’anno scorso – un grande show rap con le Vele sullo sfondo. Gli artisti lo avevano preannunciato dal pomeriggio: tutti avrebbero portato la loro quota personale, il loro omaggio per il genere. Accantonata la questione Salmo che ha deciso di non partecipare per i dissing e i dissapori (eufemismo) con Luchè, le performance di tutti gli artisti sono andate in quella direzione. Dai padroni di casa, Geolier e Luchè, all’esibizione oscura e suadente di Rose Villain. Da Noyz Narcos che si è mostrato dritto e integerrimo. A quella impeccabile ed energica di Lazza che aveva scherzato così: “basta pop, mi sembra di averne fatto abbastanza quest’anno”. E poi l’arrivo (quasi a sorpresa) di Anna, che ha ribadito con la sua attitude ancora una volta di essere tra gli artisti più interessanti in circolazione (sì, non solo delle artiste).

E infine la grande ovazione per Marracash, il guest annunciato solo qualche giorno fa, che ha ricordato (se ancora ce ne fosse bisogno dopo il Marrageddon di settimana scorsa all’Ippodromo di Agnano) il suo amore (totalmente ricambiato) per Napoli, portando due dei suoi Red Bull 64 Bars. L’ultimo con la prod. di Tha Sup e l’ormai iconico 64 BARRE DI PAURA. Il tutto condito da Miles, il re DJ, svettante da una consolle posizionata in alto che sbuca dal ledwall. Il tutto si può rivedere sul canale DROPPA di Red Bull.

Red Bull 64 Bars: l’importanza di essere a Scampia

Il palco non si divide più in tre sezioni come lo scorso anno, ha una passerella unica molto lunga che sembra gettarsi in mezzo al pubblico, 10mila presenze (2mila in più rispetto allo scorso anno), con effetti 3D che strizzano l’occhio a un’atmosfera futuristica. Le Vele sono appunto sullo sfondo e decidono di salutare anche loro l’evento con i fuochi d’artificio. Quella che è probabilmente disabitata svetta imponente e tetra a ricordare che sì, la zona è certamente migliorata, ma non si è passati improvvisamente da Gomorra a Un Posto al Sole. Luchè, padrone di casa insieme a Geolier, lo chiarisce subito: «Trovo essenziale il fatto che una multinazionale come Red Bull decida di investire su un genere comunque considerato ancora underground, nonostante i numeri. E poi, non ho avuto occasione di parlare con gente di Scampia ma non ho dubbi sul fatto che siano felici e orgogliosi, proprio come me. Che sento anche un po’ di responsabilità nel tornare nei luoghi da cui sono partito».

Geolier e Scampia

Anche per Geolier, che proprio da Secondigliano (di fianco a Scampia) viene, c’è innanzitutto un enorme orgoglio. Un orgoglio che dalla crescita del rap napoletano, passa dallo scudetto del Napoli, e arriva al joint album con Luchè (“è pronto all’80%, ci stiamo lavorando qui a Napoli). Per approdare anche all’incoronazione a “giovane re” del king Marra la scorsa settimana: «Ma che re, principe, principino, sono solo un muccusiello (moccioso, ndr)», scherza lui che – anche in duetto con il bro Lazza per Chiagne – regala uno dei momenti migliori della serata. E su Scampia aggiunge: «Sono troppo felice di vedere i riflettori sulla zona. So che da un anno a questa parte ci sono proprio più investimenti. La gente è felice e questo si vede: non solo i ragazzini, pure le famiglie partecipano in prima linea, anche dai balconi». È vero: il pubblico è decisamente misto e le famiglie con bambini sono davvero tante.

Il sogno del rap

Se non avesse trovato il suo sogno, il rap, Geolier sarebbe andato probabilmente a lavorare come saldatore in Germania, come tanti della zona, racconta. Ed è questo il punto e l’obiettivo principale, confermato da tutti gli artisti. Anche da Noyz Narcos, che certo arriva da Roma e non da Napoli, e porta le sue barre dritte che non fanno alcuna concessione. «Se solo un ragazzino che passa le sue giornate ad andare avanti e indietro in motorino viene ispirato a fare rap da questo spettacolo, penso si sia raggiunto l’obiettivo», commenta.

Idem per Lazza. «Non era certo un sogno sicuro quello del rap. All’inizio mia madre non era d’accordo e avrebbe preferito che studiassi pianoforte e basta. Adesso è la mia principale sostenitrice, la prima che ascolta i miei provini. L’importante è che le persone siano curiose e trovino la loro passione».

Il primo Red Bull 64 Bars Live di Luchè

Un capitolo a parte merita Luchè, ex Co’ Sang, pioniere del rap, soprattutto di quello napoletano. Confessa di sentirsi un po’ teso per la serata perché presenterà dal vivo il suo Red Bull 64 Bars, che ha chiuso solo la notte prima, alle 2. «Era il mio primo da rapper perché ho prodotto e basta quello di Geolier la volta precedente. Ho riflettuto molto sulla linea da dare, ho ascoltato gli altri 64 Bars e ho notato che spesso sono stati scelti beat molto classici. Io l’ho voluto dividere in due parti. Nella prima ho scelto un beat ispirato al sound di Atlanta con un ritornello melodico. Nella seconda invece ho scelto un ritmo quasi boom bap con un sample da N. Y. State Of Mind di Nas. Mi sembrava il beat giusto perché volevo rappare in dialetto e tornare alle origini». In scaletta propone una hit da TikTok (senza volerlo) come Non abbiamo età, ma anche pezzi come Potere, Slang, Stamm Fort. E nella chain finale, dopo che viene suonata anche Int’o Rione dei Co’ Sang (con probabile lacrimuccia di molti) presenta la sua Over con Geolier.

I dissing di Luchè e Salmo

A lui però tocca un po’ chiarire la sua posizione sulla questione Salmo, dopo i pesanti dissing di questa estate (ovviamente solo gli ultimi episodi di un’antica faida) e l’annuncio del forfait. Il rapper di Olbia aveva pubblicato venerdì sera una story in cui diceva che i ragazzi di Red Bull “non si erano comportati bene in generale perché sapevano che non sarei andato da mesi ma non lo hanno comunicato”. Luchè risponde. «Per me non c’era alcun problema. Siamo professionisti. Non gli sarebbe successo niente. Certo magari ci saremmo incontrati nei camerini e non sarebbe stato piacevole, non avremmo chiarito in quell’occasione. Magari un’altra volta».

Il futuro degli show rap

Il genere – in Italia – sembra aver toccato quest’anno, giustamente nel 50esimo, davvero l’apice. Red Bull 64 Bars Live dell’anno scorso aveva aperto un varco poi portato avanti e coronato dal Maraggeddon, a Milano e Napoli, e dal bis di ieri sera a Scampia. Si sono tenuti concerti internazionali di grande livello, come la doppietta di Travis Scott e di The Weeknd, e l’annuncio del probabile show internazionale mastodontico di settimana prossima (sarà Kanye?). Ma, ora che negli Stati Uniti il genere sembra vacillare per la prima volta, cosa succederà? Magari l’Italia è presa ora in considerazione per questi grandi eventi proprio perché il pubblico degli Stati Uniti è un po’ saturo? (Drake, però, oggi è in tutte le prime posizioni della Top 50 di Spotify).

Il futuro del rap in generale sarà femminile?

Diventerà più rosa, proprio come gli esempi di Ice Spice, Nicki Minaj, Doja Cat ci insegnano? La domanda viene posta a Rose Villain, degna rappresentante della scena nostrana, fresca di pubblicazione del singolo Io, me ed altri guai con un sample di Tainted Love dei Soft Cell. Lei conferma un miglioramento in quanto a presenze, o almeno un inizio, anche se ci tiene a ribadire come nessuno degli altri artisti l’abbia mai messa in disparte o trattata con meno rispetto in questi anni. Del resto, Anna, è l’unica artista che ha annunciato la sua presenza per l’edizione del 2024.

Il futuro del Red Bull 64 Bars Live e del rap di Napoli

Dove si terrà l’edizione del 2024 del Red Bull 64 Bars Live? Dato il grande successo di queste edizioni potrebbe anche espatriare? Scegliere un altro luogo dove portare il “grande sogno”? Di sicuro, qualcuno vuole invece rimanere a Napoli ed è Geolier. «Napoli è una delle capitali del rap in Italia, certo, e io ci voglio rimanere. Può ancora crescere e magari arrivare all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Penso che lì possa interessare più la nostra città con la sua realness, del resto d’Italia, anche di Milano, Io voglio rimanere qui e voglio che qui arrivi anche l’industria. Magari la sede di una casa discografica, chi può dirlo!». Disse Emanuele, “terza media e tre album”, 23 anni appena. Percepiti per saggezza, 60.

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