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«I Vampire Weekend, quei nostri amici invisibili» Un racconto in esclusiva dei Selton

La band italo-brasiliana è da pochissimo uscita con il nuovo album, “GRINGO Vol.1” e l’abbiamo anche vista sabato sera al MI AMI a Milano. Ma una cosa non sapete, il loro amore per la band newyorkese. e in esclusiva per noi, ci raccontano il perché

Autore Billboard IT
  • Il27 Maggio 2024
«I Vampire Weekend, quei nostri amici invisibili» Un racconto in esclusiva dei Selton

State per leggere questo testo esclusivo sui Vampire Weekend del terzetto dei Selton (Daniel Plentz, Eduardo Stein Dechtiar, Ramiro Levy) che ricordiamo, per il loro nuovo album hanno fatto le cose in grande, coinvolgendo nella produzione Ricky Damian. Un giovane italiano fuorisede e fuoriclasse – così loro lo definiscono – nonché vincitore di un Grammy Award per Uptown Funk di Bruno Mars. In più la band ha registrato buona parte del disco nello Studio 13 di Damon Albarn e ha ospitato un grande artista brasiliano, Ney Matogrosso, simbolo della cultura alternativa durante gli anni più repressivi della dittatura militare in Brasile. E adesso dopo aver suonato sul palco della Collinetta sabato sera al Mi Ami, i ragazzi voleranno poi in Brasile per una mini tournée. Faranno tappa a Rio De Janeiro, San Paolo e Porto Alegre. Poi rientreranno in Italia e proseguiranno con gli appuntamenti nei festival estivi.

I Selton e l’amore per i Vampire Weekend

Se è vera la teoria degli universi paralleli, forse esiste un mondo nel quale i Selton sono in realtà nati a New York e hanno formato una band di compagni di università chiamata Vampire Weekend. Vivevamo ancora a Barcellona quando li abbiamo scoperti, grazie a un magazine che ci hanno offerto un po’ a caso, a Dudu, tra le strade del Borne. C’era qualcosa tra il nome della band e la loro foto che ha subito catturato la nostra attenzione, ci siamo subito identificati. L’anno era il 2008 e loro avevano appena fatto uscire il loro primissimo disco.

All’epoca non avevamo ancora degli smartphone (nemmeno il computer a casa) e quindi siamo andati in uno di quei posti dove paghi per usare internet con l’unico scopo di scaricare il loro album. Per noi che eravamo veramente dei fissati con la musica degli anni ‘60 – non a caso erano due anni che facevamo le cover dei Beatles al Park Guell – loro sono stati una vera rivoluzione. Per la prima volta una band contemporanea aveva avuto un impatto così forte sul nostro modo di suonare. Siamo andati in fissa con quel disco proprio nel periodo in cui ci stavamo preparando per venire in Italia a promuovere il nostro primo progetto discografico, Banana a Milanesa.

Siamo arrivati in Italia come dei veri outsider e ci siamo ritrovati da subito a girare tutto il Paese e a vedere le nostre facce sui giornali e le riviste. Quando abbiamo aperto però la classifica Rolling Stone di quell’anno e abbiamo visto le recensioni delle nuove uscite abbiamo subito notato questa piccola chicca del destino: il nostro disco accanto a quello dei Vampire Weekend. A noi avevano dato 4 stelle e a loro 2, ci siamo sentiti quasi in colpa. Da lì in poi siamo andati avanti con i nostri tour infiniti, in cui avremmo ascoltato il disco dei Vampire Weekend chissà quante volte in furgone.

Due anni dopo, quando ci è capitato di fare uscire il nostro primo disco autorale, con nostra grande sorpresa sono usciti anche loro con Contra. Un passo enorme, una maturità artistica che ci ha di nuovo colpiti e ispirati a continuare ad alzare sempre di più l’asticella.

Una storia fatta di coincidenze

Nel 2013 per noi è arrivato il momento di Saudade. Per quanto fossimo già usciti con due altri progetti discografici, sentivamo che per la prima volta avevamo un disco del quale andavamo davvero fieri. Avevamo un concept, un sound più preciso, un’idea artistica un po’ più chiara e un’idea di dove volevamo andare. Ecco che, per nostra sorpresa, escono anche i Vampire con Modern Vampires of the City, il loro disco della maturità. Di nuovo ci hanno fatto esplodere il cervello. Erano riusciti di nuovo a superarsi, rimanendo loro stessi ma aggiungendo sempre più layers di profondità. Di nuovo ci siamo identificati e ci siamo sentiti quasi come sfidati ad andare oltre.

La nostra carriera è andata avanti e abbiamo fatto Loreto Paradiso e Manifesto Tropicale. Due dischi che ci hanno fatto fare dei passi importanti, sia a livello di dimensione di band, ma anche a livello di pubblico, di critica. Subito dopo l’uscita di Manifesto Tropicale, abbiamo avuto un grosso cambiamento nella band, Riccardo che era con noi sin dall’inizio ha deciso di cambiare vita e lasciare la band, scopriamo anche che esattamente in quei tempi, Rostam (tastierista originale dei Vampire Weekend, che aveva addirittura scritto quasi tutti i pezzi e prodotto tutti i loro dischi fino all’ora) lasciava il gruppo. Un’altra volta abbiamo sentito la presenza di quel filo invisibile che ci aveva sempre unito.

Nel 2019 loro escono con Father of the Bride, il loro disco della rinascita. Una rinascita bellissima che ci ha fatto capire che c’era speranza. Che ogni cambiamento radicale può portare delle nuove cose che prima sarebbero state impossibili. Un altro album che ci ha profondamente influenzato. Un disco doppio, pieno di sfumature, con una profondità incredibile, ma allo stesso tempo con una freschezza inedita. Sicuramente quel disco ci ha dato la giusta spinta per fare Benvenuti (2021), il nostro primissimo in trio. Era un momento in cui stavamo ancora cercando di capire chi fosse questa nuova band. Abbiamo deciso di sperimentare tanto: produttori diversi, tanti featurings, tanti musicisti aggiunti, insomma tanta ricerca.

“Gringo Vol 1” e “Only God Was Above US”

Tutto questo ci porta a GRINGO Vol.1. Il processo di ricerca di Benvenuti ci ha fatto capire tante cose. Ma forse il punto principale era che era arrivato il momento di fermarci. Prendere il tempo necessario per guardarci dentro, guardarci negli occhi e cercare di alzare di nuovo l’asticella. In qualche modo sentiamo che GRINGO Vol.1è il nostro primo disco in trio. Un po’ la sensazione che avevamo avuto con Saudade, ma ora in trio. Siamo partiti da 50 pezzi, per poi arrivare a questi 20 che per noi erano parti tutti dello stesso disco. Il nostro primo album doppio.

Mentre stavamo chiudendo il disco e iniziando a pensare alla promo, a come comunicare questo nuovo momento, ecco che arriva di nuovo la nostra band gemella americana a farci capire che era tutto giusto, che eravamo di nuovo allineati. Se guardi le loro interviste quando parlano del nuovo disco Only God Was Above Us fa impressione vedere come anche loro si sentono di nuovo vivi, innamorati tra loro e a fuoco. Ma soprattutto anche loro sentono di avere fatto il migliore disco della loro carriera.

Ci piace pensare a questo incredibile parallelismo come uno strano “botta e risposta”. Come quei cari amici del liceo che ormai hanno preso strade diverse, ma che ogni volta che si ritrovano dopo anni di esperienze diverse, di vissuti diversi, hanno sempre qualcosa da dirsi, ma soprattutto qualche consiglio di quelli preziosi, come solo i veri amici sanno dare.

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